15 Adar I 5779 - Mercoledi, 20 febbraio 2019
La gioia di Purìm Katàn è gioia semplice e pura.
Il Sabato in prossimità del Capomese di Adàr (Adàr 2, quest’anno) è chiamato Shabàt Shekalìm. In esso noi leggiamo alcuni versi della parashà Ki Tissà, che ci ricordano l’offerta del ‘mezzo shèkel’, dal quale possiamo trarre importanti insegnamenti. Mostrandoci una ‘moneta di fuoco’, D-O ci ha insegnato come riconoscere la Sua unicità e la verità, che non c’è altro oltre a D-O e che tutto viene da Lui.
Ayèlet era una persona già normalmente ansiosa, ma quando alla sua bambina fu diagnosticato un tumore, si sentì prendere dal panico più completo. Rivoltasi al Rebbe, ricevette una risposta che parlava della gioia e della forza del mese di Adàr di trasformare tutto in bene. La realtà e gli esami medici, però, sembravano dire ben altro. Questo, fino al momento in cui…
In tre fasi si esprime qualsiasi processo nel mondo, e noi entriamo, ora, nella terza, nella Ghimmel della Gheulà.
Noi dobbiamo ricordarci che vi è una “scintilla di Moshiach” in ogni Ebreo. La “scintilla di Moshiach” presente in ogni Ebreo richiama e riflette la “scintilla di Moshè” compresa in ogni Ebreo e il leader della generazione viene chiamato sia Moshè della generazione che Moshiach della generazione.
Il nostro lavoro, nel mese di Adàr, è aumentare la gioia. In ciò, la nostra creatività può spaziare. Troviamo quindi tutto ciò che possa far crescere in noi questo sentimento che, nella sua purezza ed elevatezza, ha la forza di portare la Gheulà!
L’amore assoluto di Moshè per il popolo d’Israele, l’unità dell’essenza della sua anima con quella di tutti gli Ebrei, di tutte le generazioni, è ciò che ci permette di superare qualsiasi prova, rivelando la superiorità della realtà Divina nel mondo, come nostra vera ed unica realtà!
Moshè Rabèinu e il popolo d’Israele hanno un legame speciale, che rivela la sua forza ed il suo potere, in ogni generazione. Ciò emerge in particolare nel mese di Adàr,nel quale cade l’anniversario, sia della nascita che della morte di Moshè.
La Redenzione che tanto aspettiamo arriverà in un attimo, aprendo la porta all’improvviso. Prepariamoci allora, così da non farci trovare in ‘pigiama’!
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L’altare è la cosa principale del Santuario ed esprime la dedizione completa a D-O, la distruzione del proprio ego nel fuoco dell’amore per D-O. Qui, in questo posto, l’impurità non ha alcun potere! L’altare simbolizza l’essenza dell’anima di ogni Ebreo, il punto interiore di Ebraismo che è in lui, che non perde mai la sua purezza.
Quale fu la funzione di Moshè Rabèinu e quale fu il suo legame con il popolo Ebraico, e qual’è il compito della estensione di Moshè Rabèinu che esiste in ogni generazione, fino ad arrivare alla nostra ed al Moshè Rabèinu della nostra generazione? Il Rebbe ci accompagna nella conoscenza di questo legame fondamentale ed insostituibile, solamente attraverso il quale ci è possibile unirci a D-O.
La Presenza Divina risiede nel Santuario interiore di ogni Ebreo. Ricostruendo il nostro Santuario interiore, risvegliando la scintilla di Moshiach che esiste dentro di noi, noi fungiamo da catalizzatore collettivo per Moshiach, portando così la rivelazione della Redenzione.
Lo scopo del Tempio non fu quello di essere un angolo isolato di santità. La funzione della santità del Tempio era quella di diffondersi nel mondo intero. Fare delle nostre case e del nostro circondario dei ‘santuari in microcosmo’ farà sì che D-O riveli la Sua Presenza apertamente nel mondo, e non solo in microcosmo.
La Simchà, la gioia, non è solo una piacevole sensazione, che risulta dall’accadere di un qualche fatto particolarmente positivo. La gioia è la chiave capace di aprire la porta della Gheulà, è uno strumento di potenza eccezionale, quando rappresenta la consapevolezza del nostro legame con D-O
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Dalla costruzione del Santuario e dalle offerte per esso, noi possiamo trarre moltissimi insegnamenti, ed in particolare, la possibilità di riconoscere quanto sia prezioso l’Ebreo.