È solo una prova! Pubblicato il 31 Marzo, 2016

Rav Chaim era un chassìd del Rebbe, ma anche un uomo di affari di successo. Almeno una volta all’anno, andava a visitare il Rebbe. Lì tutti lo onoravano, data la sua generosità nel distribuire offerte di carità. Quella volta, però, lo aspettava un'esperienza che non avrebbe mai dimenticato...

עליה לתורהRav Chaim era un chassìd del Rebbe, ma anche un uomo di affari di successo e spesso viaggiava dove il suo commercio lo portava. Almeno una volta all’anno, andava a visitare il Rebbe. Lì tutti lo onoravano, in quanto studioso di Torà e allo stesso tempo uomo generoso nel distribuire la carità. Quando arrivava lo Shabàt, sempre gli veniva riservata la chiamata alla Torà più prestigiosa, il maftir, e tutti sapevano che in seguito rav Chaim avrebbe donato una cospicua offerta alla sinagoga. In una di queste visite, rav Chaim fu ricevuto in udienza privata dal Rebbe, momento emozionante ed importante nella vita di ogni chassìd. Quella volta, rav Chaim decise di chiedere consiglio e benedizione al Rebbe per un problema che lo tormentava. “Io sono un tipo iracondo” disse. “Sono permaloso e me la prendo per ogni sciocchezza. Mi arrabbio tantissimo se le cose non vanno proprio come voglio o se gli altri non fanno quello che ho chiesto. Questo difetto mi rovina la vita e il rapporto con le altre persone.” Terminato di parlare, rav Chaim aspettò in silenzio, ansioso di sentire le parole del Rebbe, che certo gli avrebbero indicato la strada per superare il problema. Ma il Rebbe, con sua grande sorpresa, non diede la minima importanza alla cosa, dicendo che si trattava di un problema piccolo, insignificante, che non poteva neanche chiamarsi ‘problema’! Rav Chaim, sbalordito, non riuscì a credere alle proprie orecchie. ‘Forse non mi sono spiegato bene’, pensò, e ancora una volta tornò a ripetere la sua domanda, aggiungendo altri particolari riguardo al suo ‘drammatico’ problema. Ma anche questa volta il Rebbe reagì allo stesso modo, e così anche una terza volta: “È un problema piccolissimo, anzi, non è nemmeno un problema.” A quel punto, rav Chaim si arrese e l’incontro terminò. Come fu uscito, il Rebbe chiamò l’inserviente della sinagoga e lo pregò di far sì che il prossimo Shabàt a rav Chaim non venisse assegnata la chiamata alla quale era abituato, ma solo il compito di ‘glile’, di legare il Sefer Torà, alla fine della lettura, cosa che solitamente fanno i bambini. Inoltre, l’inserviente non avrebbe dovuto rivelare a rav Chaim che era stato il Rebbe stesso a impartire questa disposizione. L’inserviente si sentì riempire di terrore alla sola idea della reazione di rav Chaim ad una simile umiliazione. Certo le sue grida sarebbero arrivate fino al cielo. Con l’avvicinarsi dello Shabàt, l’ansia dell’inserviente crebbe, tanto che alla fine non resistette, e decise di rivelare la cosa a rav Chaim, la cui rabbia, pronta ad esplodere alla notizia di ciò che sarebbe avvenuto lo Shabàt, si calmò immediatamente, quando sentì che la richiesta di quel cambiamento proveniva dal Rebbe stesso. ‘Certo, il Rebbe vuole mettermi alla prova’, pensò. Lo Shabàt arrivò, e il momento della lettura della Torà anche, e tutti i chassidìm si aspettavano di vedere rav Chaim salire alla Torà, come sempre, per il maftir. Quando videro che un altro era stato chiamato al suo posto, stupiti e preoccupati guardarono nella direzione di rav Chaim, per vedere come avrebbe reagito, ma…. incredibile! Rav Chaim se ne stava seduto tranquillamente! Quando poi, trascorsi alcuni minuti, egli fu chiamato per il ‘glile’, un silenzio pesante si fece nella sinagoga, mentre tutti si tenevano in attesa dell’inevitabile… ‘scoppio’. Ma rav Chaim s’incamminò tranquillo verso il Sefer Torà, con un piccolo sorriso all’angolo della bocca, canticchiando lievemente sotto i baffi. Il pubblico era allibito! Al termine del servizio, rav Chaim non uscì con gli altri, ma rimase dentro la sinagoga ad aspettare. Quando il Rebbe finì di pregare, si avvicinò con un sorriso a rav Chaim, che rispose a sua volta con un sorriso. “Allora”, disse il Rebbe. “Vedo che questo non è per niente un problema così grande, come mi avevate descritto. Oggi vi hanno certamente irritato, non dandovi il maftir davanti agli occhi di tutti, eppure non vi siete arrabbiato.” “Ovviamente, Rebbe”, rispose rav Chaim. “Sapevo che era solo una prova alla quale mi stavate sottoponendo; per questo non mi sono arrabbiato. Se fosse stato per davvero, se avessero voluto irritarmi per davvero, ohi ohi cosa avrei fatto qui, oggi…!” Gli disse allora il Rebbe: “È esattamente questo, quello che intendevo. Ed ora, vi prego, ascoltate bene: è sempre una prova! D-O vi mette alla prova e vi controlla. Egli siede in alto, insieme a tutti gli angeli, e tutti vi guardano per vedere come reagirete e come vi comporterete… Quando guarderete al mondo in questo modo, tutto vi sembrerà diverso. Non avrete più bisogno di vincere la vostra rabbia, poiché non avrete alcun motivo per arrabbiarvi! D-O ha molti inviati”, concluse il Rebbe “tutti quelli che ci circondano, chiunque ci irriti non è che un inviato di D-O, che assolve ad un ruolo, nella prova con la quale Egli esamina noi e le nostre reazioni. Se guarderemo al mondo in questo modo, tutto ci sembrerà diverso.”

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