Per un piatto di quinoa Pubblicato il 23 Novembre, 2017

"Che possibilità avevo che in una casa di Ebrei ortodossi, a Zefàt, si prepari della quinoa per la cena dello Shabàt? In posti simili, mi sono fatta l’idea, amano senz’altro solo cibi come carne e pane in abbondanza. Un secondo prima di entrare, mi sono rivolta scherzosamente ad una mia compagna e le ho detto: ‘Se sul tavolo vedrò della quinoa, saprò che questo è un segno dal cielo che devo diventare religiosa’. Tanto ero sicura che non ci fosse alcuna possibilità di trovare della quinoa. Ma, appena entrata...

quinoa 2Rav Yacov Ben Ari è un emissario del Rebbe di Lubavich che opera già da più di vent’anni nei kibbutzìm (piccoli insediamenti agricoli a conduzione collettivistica) d’Israele, che si contano a centinaia a partire dal nord fino ad arrivare al sud del paese. Migliaia di abitanti di questi villaggi, chiamati kibbùtznikim, lo conoscono personalmente, essendo rav Ben Ari l’unico indirizzo al quale essi possono rivolgersi per qualsiasi cosa riguardi l’Ebraismo (controllo e affissione di mezuzòt, preparazione di bambini e organizzazione del loro Bar Mizva, la festa che segna l’entrata del giovane Ebreo a tredici anni nella sua maggiore età religiosa, ecc.). Dopo aver girato tutta la settimana, impegnato nella sua missione, all’arrivo dello Shabàt, rav Ben Ari torna a casa, ma non per riposarsi. Casa Ben Ari è un porto sicuro per decine e decine di invitati, fra i quali spesso soldati e ufficiali dell’esercito, che ogni Shabàt trovano in loro una famiglia calorosa, pronta ad accoglierli e fa loro provare cosa sia la magica atmosfera di un autentico Sabato Ebraico. Durante uno di questi Shabàt, circa un anno fa, poco prima del Capodanno, la famiglia Ben Ari fu testimone di un piccolo fatto curioso, che agli occhi di tutti si dimostrò come un grande miracolo manifesto. Rav Ben Ari era reduce da una settimana di spostamenti nel sud del paese, dove aveva visitato moltissimi kibbutzìm, distribuendo vasetti di miele e spiegando il valore della festa di Capodanno. Rav Ben Ari era a dir poco distrutto dalla stanchezza, ma neanche per un attimo pensò di rinunciare ad uno Shabàt pieno di ospiti. Racconta rav Ben Ari: “Tornando dalla funzione serale nella sinagoga, entrai in casa, accolto dai profumi del cibo squisito che mia moglie, come sempre, aveva preparato e dalla vista della tavola imbandita con ogni ben di D-O. Una sensazione meravigliosa! Quel Shabàt, fra gli ospiti, vi era un nutrito gruppo di giovani donne, ufficiali dell’esercito, per la maggior parte delle quali quella era la prima esperienza di un vero pasto dello Shabàt. Dopo aver cantato Shalòm Alèichem e recitato il Kiddùsh, cominciammo il pasto, accompagnato da canti, conversazioni e racconti, oltre naturalmente a parole di Torà. Ognuno dei commensali partecipò, raccontando qualcosa di sé. A un certo punto, una delle giovani ufficiali dell’esercito chiese, un po’ vergognosa, di parlare. “Guarda”, disse ella rivolgendosi direttamente a me, “da questa casa, io devo uscire ‘chozèret be teshuvà’ (chi torna a D-O, alla religione e alle proprie radici)!” Questa improvvisa dichiarazione colse di sorpresa non solo me, ma anche tutte le sue colleghe. Un solo pasto dello Shabàt può sortire un simile effetto!? La ragazza decise allora di dar seguito alle sue parole, in risposta alla curiosità generale che si era creata. “Io sono vegetariana” ella disse, “e non solo non mangio carne e pesce, ma neppure alimenti contenenti glutine, a causa di una sensibilità ad esso, per cui in genere, se conosco chi mi invita, lo avviso che queste sono le mie condizioni. Quando poi mi chiedono suggerimenti, allora rispondo che il piatto che più amo è la quinoa, che è anche semplice da preparare. Venendo a casa vostra, mi sono ricordata di aver dimenticato di avvisarvi dei miei problemi alimentari e tanto meno di parlarvi della quinoa, così mi sono preparata ad uscire di qui affamata. Che possibilità avevo che in una casa di Ebrei ortodossi a Zefàt si cucini la quinoa? In posti simili, mi sono fatta l’idea, amano senz’altro solo cibi come carne e pane in abbondanza. Un secondo prima di entrare, mi sono rivolta scherzosamente ad una mia compagna e le ho detto: ‘Se sul tavolo vedrò della quinoa, saprò che questo è un segno dal cielo che devo diventare religiosa’. Tanto ero sicura che non ci fosse alcuna possibilità di trovare della quinoa. Ma, appena entrata, ho visto sul tavolo un grande piatto pieno di quinoa! Ero sbalordita. Con la mia amica ci siamo guardate attonite. In quello stesso momento ho sentito che avevo ricevuto un messaggio, direttamente da D-O.’ Nel sentire le sue parole rimasi shockato! Sentii allora di dover spiegare anche agli altri la grandezza del miracolo al quale stavamo assistendo, in tutti i suoi particolari. Io e mia moglie siamo sposati già da trent’anni, e mai abbiamo avuto della quinoa sul tavolo di Shabàt, né tanto meno su quello di tutti i giorni. Mai in vita nostra avevamo mangiato della quinoa né, fino ad oggi, mia moglie aveva idea di come si preparasse. Come ho già detto, ero reduce da un viaggio di una settimana nei kibbutzìm del sud, in ognuno dei quali mi ero fermato per svariate ore, parlando con gli abitanti e offrendo loro un assaggio spirituale e materiale di ciò che concerne la festa del Capodanno. Per tutta la settimana ero stato ospite presso la famiglia di rav Moshe Bloi, una splendida persona ed un emissario infaticabile del Rebbe, in quella zona. La loro ospitalità è sempre così calorosa, che da loro io mi sento esattamente come a casa. Una sera, sentendomi affamato, aprii il frigorifero alla ricerca di qualcosa da mangiare. Erano già andati tutti a dormire e dovevo arrangiarmi. Vidi una scodella con una cosa strana che sembrava una specie di riso ma che non era riso, mescolata a vari tipi di verdure. Mi riempii un piatto e la trovai squisita. La mattina dopo, rav Bloi mi spiegò che quel cibo si chiamava quinoa e che era un tipo di cereale molto sano, ricco di proteine naturali. Sentendo che si trattava di qualcosa di anche sano e anche buono, me ne presi un altro piatto, ripromettendomi di chiedere a mia moglie di prepararlo per il prossimo Shabàt. Tornato a Zefàt, raccontai a mia moglie della quinoa, ma lei non aveva neppure idea di cosa fosse, né tantomeno di come si cucinasse, così che cercò di farmi desistere dall’idea di prepararlo per lo Shabàt. Ma io, non so perché, mi intestardii. Telefonai a rav Bloi per farmi dare la ricetta, ma saltò fuori che a prepararlo era stata la loro vicina. Avuto il suo numero, la chiamammo e finalmente a mia moglie furono rivelati tutti i segreti della quinoa e di come prepararla in modo da essere anche sana e anche buona. Mandammo nostro figlio piccolo a comprare un pacco di quinoa e, per la prima volta nella storia della nostra vita, mia moglie la preparò. A questo punto, rivoltomi alla ragazza, le dissi direttamente: ‘Vedi, D-O ha pensato a te fin dall’inizio della settimana: sapeva che saresti stata nostra ospite, sapeva che ti piace la quinoa e che è importante per la tua alimentazione e ha sistemato ogni cosa per fartela avere’… Tutti i presenti erano sbalorditi e non vi fu nessuno che non si emozionò nel vedere come la mano della Divina Provvidenza avesse mosso tutti i fili.”

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