Quando videro il Divino Pubblicato il 16 Febbraio, 2017

Nel momento in cui il popolo Ebraico si presentò davanti al Monte Sinai per ricevere la Torà, essi: “Videro ciò che si sente ed udirono ciò che si vede”. La realtà spirituale, ciò che si è soliti sentire, divenne chiara e percepibile come ciò che si vede, mentre la realtà materiale (ciò che si vede) perse della sua autenticità. La realtà del Creatore divenne la cosa più chiara ed assoluta.


matan Tora Chumashim“Videro ciò che si sente ed udirono ciò che si vede”
Quando D-O scese sul monte Sinai e diede la Torà al popolo d’Israele, accadde un fatto che la Torà descrive con queste parole: “Tutto il popolo vide i tuoni”.  Commenta rabbi Akiva: “Videro ciò che si sente ed udirono ciò che si vede”. Ci si chiede qui: per quale motivo D-O attuò in quell’occasione un miracolo così grande ed eccezionale? Che utilità potè derivare dal fatto che gli Ebrei videro i tuoni e sentirono ciò che si doveva vedere? Il significato della cosa si chiarirà con l’approfondimento dei concetti di vedere e sentire. La vista e l’udito sono due vie attraverso le quali l’uomo riceve informazioni su quello che accade intorno a lui. Un uomo può sapere qualcosa per il fatto di averla vista coi suoi occhi, o per il fatto di averne sentito parlare da qualcun’altro. Solo che, fra queste due vie, vi è una differenza fondamentale.

Vista e udito
La vista attesta le cose nel modo più chiaro e assoluto. Un uomo che ha visto qualcosa, non ha alcun bisogno di prove o spiegazioni; egli è assolutamente convinto della veridicità della cosa. L’udito invece, non ha una tale forza, e lascia ancora spazio ai dubbi ed alle esitazioni. D’altro canto, la vista afferra solamente la realtà degli oggetti materiali, mentre non ha il potere di vedere cose spirituali. Proprio l’udito, invece, su questo punto, ha un vantaggio, poichè esso non è limitato dalla materialità. L’uomo può infatti anche sentire di cose spirituali, sottili ed astratte.

Cosa deve essere provato
Nel nostro mondo, la realtà materiale è ciò che si vede in modo chiaro e percepibile. Nessuno deve provare l’esistenza della realtà materiale. Essa è chiara ed evidente di per sé, dal momento che noi la vediamo coi nostri occhi. La realtà spirituale, invece, è del tipo di qualcosa che si sente, qualcosa di astratto, che richiede prove. Per riconoscere la realtà spirituale, noi abbiamo bisogno di avvalerci del pensiero e della meditazione, e anche dopo di ciò, essa non ha la stessa percepibilità della realtà materiale. Essa rimane qualcosa della quale sentiamo parlare, ma che non vediamo di fatto. Ed è questa l’innovazione che si verificò, nel momento in cui il popolo Ebraico si presentò davanti al Monte Sinai per ricevere la Torà: “Videro ciò che si sente ed udirono ciò che si vede”. La realtà spirituale, ciò che si è soliti sentire, divenne chiara e percepibile come ciò che si vede, mentre la realtà materiale (ciò che si vede) perse della sua autenticità, assumendo la condizione di ciò che può essere messo in dubbio, come ciò che si sente. Questo non fu un miracolo particolare, bensì venne ad esprimere la rivelazione Divina di D-O. Quando il Santo, benedetto Egli sia, si rivelò sul Monte Sinai, la realtà del Creatore divenne la cosa più chiara ed assoluta, mentre il mondo materiale perse la sua esistenza indipendente, fino al punto di potersi chiedere se il mondo materiale abbia una sua reale esistenza.

Rivelazione permanente
Ciò che accadde al Monte Sinai, fu il fenomeno passeggero di una volta. Conclusa che fu la rivelazione Divina, le cose tornarono alla loro condizione precedente: la materialità tornò ad essere ‘visibile’, e la spiritualità ‘udibile’. Questo, poiché allora il mondo era ancora troppo materiale perché questa rivelazione potesse fissarvisi e divenire permanente. Nei ‘Giorni di Moshiach’ invece, la particolare condizione che si realizzò al Monte Sinai diverrà la realtà stabile del mondo e, come è detto: “Si manifesterà la gloria del Signore e tutti gli esseri viventi insieme vedranno” (Isaia 40:5), vi sarà una rivelazione della verità Divina così evidente, che la persona stessa, nella sua fisicità, la vedrà. Non vi sarà bisogno allora di alcuna prova dell’esistenza del Creatore, dato che la forza Divina si vedrà semplicemente e chiaramente, proprio come noi vediamo oggi gli oggetti fisici.
(Likutèi Sichòt vol. 6, pag. 11)

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