L’unione nella divisione Pubblicato il 8 Giugno, 2023

Nonostante il mondo sia un luogo di divisione, in cui l'unità non viene percepita, e nonostante sia proprio in questa divisione, che l'Ebreo deve agire con il suo servizio, purificando il mondo nei suoi particolari, con le mizvòt della Torà, proprio perchè la Torà è una, una col D-O Uno, l'Ebreo ha la possibilitaà di inserire l'unità nella molteplicità, e completare la sua missione.  

 

Parashà Shelàch

Due tipi di spie

     Nella parashà Shelàch si racconta degli esploratori che Moshè mandò, affinchè percorressero la Terra d’Israele. Nell’haftarà, collegata alla parashà, vi è, invece, il racconto delle spie inviate da Yehoshùa, prima della conquista della Terra d’Israele. Fra i due gruppi, vi è un certo numero di differenze:

Gli esploratori di Moshè 

Moshè li mandò di sua iniziativa

Sono chiamati “uomini” ed il loro compito è “esplorare” (- percorrere)

12 uomini

Vengono scelti i Capi delle tribù 

Tutto è pubblico e manifesto

Percorrono tutta la Terra d’Israele

 

Le spie di Yehoshua

D-O comandò a Yehoshùa di mandarli

Sono chiamati “spie” ed il loro compito è di “esplorare” (- spiare)

2 uomini

Non vengono ricordati i loro nomi

La missione viene tenuta segreta

Vanno solo a Gerico e per poco tempo                        

     Le ‘spie’ di Moshè e le spie di Yehoshùa rappresentano due diversi tipi di ‘spionaggio’, che si completano l’uno con l’altro: esiste uno spionaggio come strumento necessario alla conquista, ma ce n’è anche uno, che serve come mezzo per far conoscere la bellezza e la bontà della terra e renderla amata e desiderabile al popolo. Il compito delle ‘spie’ di Moshè fu quello di rendere amabile la Terra d’Israele al popolo d’Israele, mentre le spie di Yehoshùa ebbero il compito di spiare, ai fini di una conquista.
I Figli d’Israele, effettivamente, avevano chiesto a Moshè l’invio di spie come preparazione alla conquista, ma ciò non era veramente necessario, poiché, al tempo di Moshè, il popolo aveva ricevuto la promessa di vittoria per mano di D-O, senza bisogno di combattere. Per questo, tutte le istruzioni che Moshè diede alle spie, furono solamente al fine di dimostrare la bontà della terra: come è la popolazione che essa riesce a far crescere,  quali sono i tipi di frutti che vi si trovano, ecc. Ed in verità, si può senz’altro dire, che questa missione venne portata a termine, nella sua interezza, dalle spie. Il problema fu in quello che essi aggiunsero: “Non saremo in grado di sottomettere quella popolazione, poiché è più forte di noi.” Al contrario, le spie di Yehoshùa non avevano più bisogno, ormai, di controllare la bontà della terra; il loro compito era proprio quello di ‘spiare’, per farsi un quadro della situazione, in vista della conquista imminente della terra, che avrebbe comportato una guerra.

“Come chi trova un ricco bottino”

     Da qui derivano le differenze tra le spie: Moshè, in quanto ‘pastore’, percepì il bisogno dei Figli d’Israele di udire una testimonianza ‘di prima mano’, che descrivesse e  confermasse loro la grande bontà della terra, e per questo egli inviò il capo di ogni tribù, che ben conosceva i bisogni e le caratteristiche degli appartenenti alla propria tribù, ed avrebbe saputo, quindi, parlare loro nel modo migliore, per dimostrare   quanto tutta la terra fosse buona, così che non avrebbe fatto, poi, alcuna differenza quale parte fosse toccata loro in sorte. Per questo motivo, fu necessario che tutti i Figli d’Israele fossero al corrente della loro missione. Essi non ebbero neppure timore degli abitanti della terra, dato che ai tempi di Moshè, tutto si svolgeva in modo soprannaturale, e non vi era posto per alcun timore. Al contrario, presso Yehoshùa, tutti ormai sapevano già della bontà della terra, e vi era bisogno solo di poche spie, in incognito ed in segreto, che controllassero la situazione militare. Per questo, quando, arrivati a Gerico, vennero a sapere che tutti temevano Israele, la loro missione potè considerarsi conclusa.
Vi è in ciò qualcosa di molto sorprendente: i commentatori spiegano, che le spie erano persone di livello estremamente elevato, e la ragione per la quale non vollero entrare nella Terra d’Israele, fu perché essi non accettavano di discendere al livello del mondo, staccandosi da una condizione, nella quale potevano occuparsi soltanto e costantemente di spiritualità. Come è possibile, allora, che, di fatto, il risultato della loro missione fosse stato solamente negativo? Da quanto  è stato spiegato, però, si comprende che le spie di Moshè svolsero, sì, la loro missione di rendere amabile la Terra d’Israele al popolo d’Israele, e fu per merito loro, che la generazione seguente entrò nella Terra d’Israele con gioia e desiderio. Inoltre, in un senso più profondo, essi spianarono la strada per la conquista della terra, in particolare considerando che lo scopo ed il significato rappresentati dall’ingresso nella terra, sono quelli della purificazione del mondo materiale, affinché anch’esso arrivi, di per sé, ad appartenere alla santità. Per questo, vi è una particolare qualità nel fatto che l’ingresso nella terra sia effettuato con gioia e volontà, e che ciò avvenga in conseguenza della descrizione della terra, da parte delle spie.
Ciò spiega anche l’espressione usata riguardo alle spie:”ksherim haiù” (erano qualificati), in cui la parola kasher rappresenta le iniziali delle parole ebraiche per “come chi trova un ricco bottino” (Salmi 119;162). ‘Bottino’ è un qualcosa che, all’inizio, era presso il nemico, e poi viene preso in guerra. Esso è un’occasione che si presenta, “mezìa“, e cioè un’aggiunta a quello che si pensava di ottenere, ed ancora di più, trattandosi di un ‘ricco bottino’. Il significato di ciò è che l’opera delle spie aprì la strada ad una purificazione del mondo, fatta con gioia e desiderio, alla trasformazione del buio in luce, con il vantaggio che ha la luce, quando viene dal buio.

Purificare il mondo

     Ognuna delle tribù ha un modo diverso di servire (per esempio: Issachàr – si occupa di Torà, e Zevulùn – si occupa di commercio), ed ogni tribù ha una parte della Terra d’Israele che le appartiene e che è adatta al suo tipo di servizio. Ed è questa la parte che essa deve purificare. Per questo Moshè inviò i capi delle dodici tribù, affinché vedessero la propria parte della terra e ne raccontasse la bontà a tutti gli appartenenti alla tribù. Se così, perché andarono tutti quanti a vedere tutto il paese? (E dato che vi erano coloro che sapevano, dalla benedizione che avevano ricevuto da Yacov, quale sarebbe stata la loro parte), perché essi dovettero andare a vedere anche le parti, che non li riguardavano? La spiegazione sta, semplicemente, nel detto “ed amerai il tuo prossimo come te stesso”, e “tutto Israele è garante l’uno per l’altro”. Se poi si vuole approfondire ancora di più, si vede che, in questo modo, la purificazione della terra poté raggiungere un livello più elevato, e cioè, non il livello della divisione (simbolizzata dalla ripartizione della terra), ma quello dell’unione, che sta al di sopra della divisione. E proprio per questo, essi percorsero tutti insieme, tutta la terra.
Continuando, vi è un collegamento fra il periodo in cui viene letta la parashà e tutto ciò che è stato detto finora: l’invio delle spie fu il 29 di Sivàn. Qual è il nesso tra la fine del mese di Sivàn e le spie? Sivàn è il mese in cui ci è stata data la Torà, grazie alla quale possiamo purificare il mondo. Per questo, l’inizio della purificazione della Terra d’Israele e del mondo, operata dalle spie, fu alla fine del mese nel quale ricevemmo la Torà, quando, dal mese del Matàn Torà, si esce verso il mondo.

Divisione ed unità

Nella Torà e in Israel vi sono due livelli: divisione ed unità. La divisione è espressa dal fatto che, nella Torà, ogni lettera deve essere circondata da uno spazio di pergamena grezza, ed è proibito che due lettere si accostino l’una all’altra. Ogni Ebreo ha la sua lettera nella Torà, ed un compito differente da quello del suo compagno. L’unione si esprime nel fatto che tutte le lettere, in assoluto, debbano essere presenti, poiché se anche una sola lettera mancasse, tutto il Rotolo della Torà sarebbe difettoso ed inutilizzabile, da cui si comprende come tutti gli Ebrei siano, di fatto, una cosa sola.
Nella Torà, questo concetto si trova espresso anche nella divisione di Torà e mizvòt. Le mizvòt sono 613, ed esse sono istruzioni specifiche per gli esseri creati, su come essie si debbano comportare nel mondo, e questo è un fatto di divisione. Di Torà, però, ve n’è una, ed essa è la sapienza del Santo, benedetto Egli sia. Anche all’interno della Torà stessa, si ritrovano questi due aspetti: la parte rivelata della Torà, che spiega, nei particolari, le regole di comportamento nel mondo, esprime la divisione; mentre la parte interiore della Torà, che tratta l’aspetto della Divinità, “Conosci il D-O di tuo padre”, esprime l’unità nella Torà, il D-O Uno.
Anche nel popolo d’Israele si riscontrano gli stessi due aspetti, come è spiegato nel libro del Tanya: dal lato delle anime del popolo d’Israele “esse sono tutte affini…per la radice della loro anima nel D-O Uno”, mentre dal lato del corpo “solo rispetto ai corpi sono divisi”. La novità che si trova qui, sta nel fatto che, nonostante la parte essenziale del servizio concerna e riguardi il lato della divisione, del corpo, del mondo e delle mizvòt, e l’unità sia un livello, che sta al di sopra del mondo, tuttavia, bisogna che la purificazione del mondo avvenga anche dal lato dell’unità, ed allora la purificazione sarà completa.
Le 12 spie inviate da Moshè, esprimono il lato della divisione. Per questo esse sono suddivise in 12, una per ogni tribù. E per questo, anche, esse furono inviate “secondo il tuo parere” (D-O dice a Moshè: “Shelàch lechà– Manda, per te”, “secondo il tuo parere”, “se vuoi”, secondo il commento di Rashi), il parere dell’uomo. Presso le spie di Yehoshùa, invece, si esprime l’aspetto dell’unità. Il loro invio fu fatto con sottomissione (D-O aveva ordinato ciò), ed esse furono solo due, poiché quando si tratta di sottomissione, non entrano in gioco tutte e dieci le facoltà dell’anima, ma solo le due direzioni del positivo e negativo, permesso e vietato. Esse erano solo ‘uomini’, (e non capi famosi di cui si rivelano i nomi), poiché il dato della sottomissione riguarda tutti gli Ebrei, alla pari. E furono per l’appunto “spie segrete”, poiché il servizio con sottomissione viene svolto in umiltà.

La tribù di Levi

     I commentatori ci insegnano, che le due spie inviate da Yehoshùa furono Calèv,  figlio di Yefùne, quello che era rimasto delle spie di Moshè, a cui si aggiunse Pinchàs, figlio di Elazàr. Essendo, però, Pinchàs appartenente alla tribù di Levi, che non aveva l’obbligo di prepararsi alla guerra (e non aveva una sua parte, nella terra d’Israele), sorge la domanda: perché, allora, fu inviato a spiare?
In ciò, di fatto, vi è un’allusione alla Redenzione completa, nella quale anche la tribù di Levi avrà una parte, nella suddivisione della Terra d’Israele. Il motivo per il quale la tribù di Levi non ricevette una parte della Terra d’Israele, fu perché il suo compito era quello di insegnare Torà a tutto il popolo, e per questo essi vennero contraddistinti, ma, nel futuro a venire, tutti conosceranno D-O e saranno al livello della tribù di Levi. Allora la suddivisione del paese sarà in 13 parti (che ha il valore numerico di ‘uno’) – infatti allora, anche la tribù di Levi riceverà una parte. Questa suddivisione sarà operata da D-O Stesso, ed in un modo unificante, in quanto ognuno avrà ogni tipo di terreno. I due tipi di suddivisione alludono a due dei fini cui porterà la Redenzione: vi è il livello di “Sarà piena la terra della conoscenza del Signore” – che è il livello del Divino che è in relazione al mondo, nel quale esiste la divisione, e vi è il livello di “come le acque coprono il fondo del mare” – che è il livello del Divino, che è al di sopra della terra, e che quando viene attratto e fatto discendere, fa in modo che divenga riconoscibile nel mondo, come tutta la realtà non sia che una cosa unica, la rivelazione della sapienza di D-O. La preparazione a questo completamento è la spedizione delle spie da parte di Yehoshùa, che aggiunse anche una spia della tribù di Levi.

“Lo guarderete, ricorderete…..ed eseguirete”!

     Il collegamento fra le spie e la mizvà dei zizìt, che compare al termine della parashà è lo stesso collegamento dell’unità all’interno della divisione. La mizvà dei zizìt mette in rilievo l’unità presente nelle mizvòt della Torà, nel loro complesso, nonostante esse siano specifiche e suddivise. Essa è, infatti, una mizvà sola, ma ricorda tutte le mizvòt, cosa che esprime il punto  di unione, che è presente nelle mizvòt, e cioè, il loro essere tutte mizvòt della Torà, che è una. Anche il loro tema è uno ed unico: l’adempimento della volontà di D-O.
Ed ecco l’insegnamento, che deriva da tutto ciò che è stato detto: bisogna essere compenetrati dall’unità, che è al di sopra della divisione, e dall’amore per l’altro Ebreo, anche nel servizio personale di ogni individuo. Si può ottenere ciò, attraverso la riflessione su quali sono i bisogni dell’altro, sia spirituali, sia materiali, ed il soddisfarli.
E così, anche ognuno dei tipi, in generale, che si possono trovare nel popolo d’Israele, sarà in uno stato di unione, quando anche gli uomini d’affari stabiliranno dei tempi per lo studio della Torà, e gli studiosi di Torà si occuperanno di opere buone, facendo la carità. Oltre a ciò, vi sarà unità anche nella carità stessa, quando si darà carità per far acquisire meriti ad altri Ebrei, (e vi sono coloro che danno una moneta o più per il merito di ognuno del popolo d’Israele). Vi sarà unità anche nella Torà stessa, quando gli studiosi di Torà insegneranno Torà agli allievi, fino a raggiungere tutto il popolo d’Israele. E tutto ciò, fino al raggiungimento dello scopo finale: “Ed in quel tempo…l’unica occupazione al mondo sarà la conoscenza di D-O, ed allora i Figli d’Israele saranno grandi saggi, comprenderanno i segreti più reconditi e coglieranno la conoscenza del loro Creatore, secondo le facoltà umane: “Poiché sarà piena la terra della conoscenza del Signore, come le acque coprono il fondo del mare.” – e questo proprio nell’immediato, nella Redenzione vera e completa.

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