Mordechài e Hammàn: bitùl contro arroganza Pubblicato il 6 Marzo, 2023

Ogni Ebreo, non importa chi egli sia o quanto possa sentire della religione, possiede la qualità di abbandonarsi a D-O ed annullarsi davanti a Lui, poichè questa è una caratteristica naturale della nostra anima.

 

 

 

 

Ish Yehudi

Mordechai, la guida del popolo Ebraico al tempo degli avvenimenti di Purim, era chiamato ‘Ish Yehudi’ (UomoYehudi). Nell’Ebraico odierno, la parola Yehudi significa semplicemente Ebreo, cosicché Ish Yehudi vorrebbe dire “un uomo Ebreo”. A quei tempi, però, quando fu scritto il Libro di Esther, non si considerava necessariamente questo significato. Allora, ‘Yehudi’ poteva riferirsi alla discendenza tribale di Mordechai. Il significato avrebbe potuto essere quindi “un uomo della tribù di Yehuda”. Quello non fu però il caso nel Libro di Esther, in quanto Mordechai apparteneva alla tribù di Beniamino e non a quella di Yehuda. Inoltre, anche Hammàn usò questo stesso termine (al plurale), quando volle designare il bersaglio del suo atroce decreto, come è scritto: “di sterminare, uccidere, distruggere tutti i Yehudim (D-O non permetta)”. Anche in questo caso, quindi, non si intende la discendenza tribale, poiché fu l’intero popolo Ebraico che Hammàn cercò di distruggere.

Perchè la Torà chiama l’Ebreo Yehudi?

Se allora ‘Yehudi’ è usato per designare in generale l’Ebreo, perché la Torà scelse proprio quel termine per caratterizzare gli Ebrei, quando a quel tempo, a quello scopo, erano disponibili più naturalmente altre e diverse possibilità? Oggi per noi l’uso di questo termine è scontato, ma allora, la scelta di questo termine dovette contenere per forza un significato particolare. Quale? La risposta sta nel significato letterale della parola, come si può trovare in riferimento alla nostra Matriarca Lea, quando diede a suo figlio il nome Yehuda: “Questa volta renderò grazie all’Eterno”. Il nome Yehuda, così come la parola Yehudi, provengono dal termine ‘hoda’a’, che significa ‘riconoscimento’, e, per estensione, anche ‘ringraziamento’. Questa è una caratteristica essenziale del ‘bitùl’ (letteralmente ‘annullamento’): il riconoscimento e la sincera consapevolezza che, nonostante dalla nostra prospettiva umana e limitata, il mondo ci sembri un “qualcosa”, e D-O un “nulla”, la verità è proprio l’opposto: è D-O ad essere l’unica vera esistenza, mentre il mondo, noi compresi, non siamo che un “nulla”. La parola Yehudim fu associata agli Ebrei proprio perché essa riassume la qualità essenziale del bitùl, dell’annullamento di fronte a D-O: gli Ebrei sono quindi letteralmente la nazione di coloro che riconoscono la realtà dell’unità e dell’onnipresenza Divina e la propria nullità dinanzi a Lui. Mordechai fu presentato come Ish Yehudi, in quanto, come leader Ebreo, egli rappresentava questa caratteristica. Egli fu di fatto l’autentico “uomo dell’hoda’a (riconoscimento o ringraziamento)”, e la fonte dalla quale tutti gli altri Ebrei derivarono questa caratteristica spirituale.

 

Bitùl: una qualità che appartiene ad ogni Ebreo

Anche oggi ogni Ebreo possiede questa qualità Ebraica unica del bitùl, e ciò almeno in potenza; tutti noi siamo infatti ‘Yehudim’. Hammàn, all’opposto, impersona proprio il contrario del bitùl. Egli rappresentò l’arroganza, come si può vedere da cosa egli pensò in cuor suo: “A chi può desiderare il re di fare onore più che a me?” Questa qualità di Hammàn riflette la sua origine spirituale: egli era un discendente della nazione di Amalek, del quale è scritto: “Amalek è la prima fra le nazioni”. Le “nazioni” sono le sette nazioni native della terra di Canaan; ognuna di esse simbolizza uno dei sette maggiori vizi (lussuria, omicidio, ecc.). Amalek rappresenta l’arroganza, il primo di tutti i vizi, poiché l’arroganza è la fonte di tutti gli altri. Per questo Hammàn, l’impersonificazione dell’arroganza e della presunzione, cercò di eliminare tutti gli Ebrei (Yehudim), che rappresentano il massimo della dedizione disinteressata e del completo annullamento ed abbandono a D-O. Se gli Ebrei avessero rinunciato alla loro fedeltà a D-O (che il Cielo non permetta), ciò avrebbe soddisfatto Hammàn, poiché era in particolare il loro essere Yehudim, il popolo dell’hoda’a e del bitùl, che egli non poteva tollerare. Essi però non scelsero di salvare se stessi a spese della loro religione. Gli Ebrei rimasero invece saldi, pronti a dare la loro vita per l’unità di D-O. Fu questo il massimo grado del bitùl. Anche oggi, ogni singolo Ebreo, non importa chi egli sia o quanto possa sentire della religione, possiede questa qualità di abbandonarsi a D-O ed annullarsi davanti a Lui, poiché questa è una caratteristica naturale della nostra anima.

(Adattato da un discorso di Torà Or)

 

 

 

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