Moshè Rabèinu davanti agli angeli Pubblicato il 7 Giugno, 2019

Quando l’Ebreo affronta la sua inclinazione al male e lotta contro tutte le difficoltà che il mondo gli oppone, egli fa di questo mondo materiale una dimora per D-O benedetto.

mathan torah“Hai posto la Tua maestà sui cieli” (Tehillìm 8:2)
La Ghemarà racconta che, quando Moshè salì sul monte per ricevere la Torà, gli angeli si opposero, obiettando che la Torà dovesse essere data a loro e non agli uomini. D-O ordinò a Moshè di dare loro una risposta, e Moshè disse: “Cosa è scritto nella Torà? ‘Io, l’Eterno tuo D-O, Che ti ha tirato fuori dall’Egitto’ (Shemòt 20:2). Voi siete scesi in Egitto? Siete stati schiavi del faraone?” Moshè continuò a citare altri comandamenti contenuti nella Torà e poi disse: “Voi fate del commercio? Avete l’inclinazione al male?” In questo modo egli confutò le loro proteste. L’obiezione degli angeli aveva una sua forza e si fondava anch’essa sulla Torà. Essi si basarono sull’halachà che dice che se un uomo vuole vendere il suo campo, deve dare la priorità al vicino, al proprietario del campo attiguo al suo, e se anche l’avesse già venduto a qualcun’altro, il vicino avrebbe il diritto di prenderselo dall’acquirente. Per questo protestarono gli angeli, dicendo che, trovandosi nei mondi superiori, essi erano i ‘vicini’ della Torà, ragione per cui doveva essere data a loro e non agli uomini.

Allo scopo di costruire
Anche la risposta di Moshè si basò sulla stessa halachà. Il diritto di precedenza che deve essere dato al vicino vale solo nel caso in cui l’acquirente del campo sia interessato al suo uso per scopi agricoli, mentre se egli vuole costruirvi una casa, il vicino non ha il diritto di toglierglielo. Questa fu dunque la risposta di Moshè Rabèinu: la Torà serve per ‘costruire una casa’ – “fare per D-O benedetto una dimora nei mondi inferiori”. Per questo gli angeli non hanno alcuna priorità sugli uomini, poiché gli uomini hanno bisogno della Torà per la necessità di una ‘dimora’, e gli angeli non hanno il diritto di prenderla da loro.

Una dimora in questo mondo
Gli angeli potrebbero tuttavia obiettare che anch’essi vogliono la Torà per costruire una dimora per D-O, una dimora nei mondi superiori, cosa che darebbe loro il diritto di ricevere la Torà. A ciò rispose Moshè Rabèinu che la dimora per il Santo, benedetto Egli sia, non può essere fatta nei mondi superiori, ma solo e proprio in questo mondo inferiore. A questo alludeva Moshè, dicendo: “Voi siete scesi in Egitto? …Fate del commercio? … Avete l’inclinazione al male?” Una dimora per D-O può essere fatta solo in questo mondo, in un luogo dove è necessario confrontarsi con l’“Egitto” e con l’inclinazione al male; un luogo in cui si fa del commercio. Quando noi portiamo la santità Divina proprio in questo mondo inferiore, facciamo di esso una dimora per D-O.

La forza di innovare
La ragione di ciò è che nei mondi superiori si può trovare solo la luce emanata da D-O, mentre qui, nel mondo inferiore, nella creazione materiale, si nasconde la forza infinita di D-O Stesso, la Sua Stessa Essenza. Questa forza si rivela e si esprime proprio quando l’Ebreo affronta la sua inclinazione al male e lotta contro tutte le difficoltà che il mondo gli oppone. Allora questo mondo materiale diviene una dimora per D-O benedetto. A questo alluse Moshè, quando chiese agli angeli: “avete una madre e un padre?” Madre e padre rappresentano la facoltà di procreare, che è come una nuova creazione. Questa forza, che appartiene a D-O Stesso, di creare l’esistenza dal nulla, è nascosta nell’esistenza materiale, e quando gli Ebrei si occupano della Torà e dei precetti, essi ‘danno vita’ e fanno di questo mondo, una dimora per D-O Stesso benedetto, per la Sua Essenza Stessa.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 18, pag. 28)

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