Shlemùt haArez – l’integrità della Terra d’Israele Pubblicato il 20 Ottobre, 2019

Infinite volte, ed in infinite occasioni, il Rebbe ha parlato, ha gridato, attirando,col massimo vigore, l'attenzione sulla necessità assoluta e vitale di difendere, con tutte le forze, l'integrità della Terra d'Israele. Il destino del popolo d'Israele è legato alla Terra d'Israele. Abbiamo bisogno di risvegliare questa consapevolezza, in modo che ognuno possa dare il suo contributo, rafforzando se stesso e gli altri nella giusta direzione, affrettando così, sicuramente, anche la completa rivelazione del nostro Giusto Moshiach, nella Gheulà vera e completa.

Dal “settimo giorno”, dopo la “guerra dei sei giorni”, in cui il popolo d’Israele vide una sequenza meravigliosa di miracoli, con cui il Creatore del mondo restituì al popolo d’Israele i territori di Yehuda, Shomron, striscia di Aza, Sinai e Città Vecchia di Gerusalemme, il Rebbe iniziò una battaglia di grande forza e risonanza contro ogni tentativo volto alla rinuncia dei territori della Terra Santa, atto che avrebbe messo in pericolo, D-O non voglia, milioni di Ebrei. Durante tutta la sua battaglia, il Rebbe restò sempre perfettamente aderente alle parole del Shulchan Aruch, non scostandosi mai dall’halachà, e facendo frequente riferimento al “simàn 329”, che parla del divieto di assegnare territori essenziali e strategici a dei non Ebrei, per il Din di Pikuach Nefesh (legge a difesa del pericolo di vita). Un altro punto che il Rebbe ha costantemente sottolineato è quanto sia grave disprezzare la Terra, che HaShem ci ha dato. Il Rebbe ha inoltre ripetuto infinite volte, che non solo l’azione di dare territori di Erez Israel ai goim, ma anche solo il semplice parlarne mette in pericolo e provoca versamento di sangue Ebraico. Il senso  infatti che gli Arabi danno a questi discorsi è di una prova di debolezza e di resa da parte nostra, che essi sfruttano per attaccare nei modi peggiori gli appartenenti al nostro Popolo. Quando il Rebbe parlò allora del pericolo di ridare territori e dei risultati distruttivi, che ne sarebbero derivati, nessuno pensava che veramente si stava intraprendendo una strada, che avrebbe portato ad un numero così incredibile di vittime. Oggi tutti possono vedere la  tremenda realizzazione di versamento di sangue, che il Rebbe ha profetizzato.

Tre sono essenzialmente i principi sui quali il Rebbe, ritornandovi costantemente, basa la sua battaglia contro la “restituzione” di territori e per la Shlemùt haArez:

1. Pikuach Nèfesh – E’ chiaro agli occhi di tutti, oggi, che, non solo dare territori, ma anche solo parlarne e ancora di più dare dei territori strategici e armi, sono passi destinati ad aumentare il pericolo per il nostro Popolo.

2. Erez Israel – Nessuno ha né l’autorità, né il diritto di consegnare territori della Terra Santa ai goim. Per capire questo, non bisogna andare lontano. Rashi stesso, nel suo primo commento alla Torà, secondo l’interpretazione letterale del testo, dice: “…(essendo essenzialmente un libro di leggi) la Torà avrebbe dovuto avere inizio con: “Questo sarà per voi il primo dei mesi”, che è il primo comandamento dato ad Israele. Per quale ragione allora comincia con il racconto della Creazione? Perché sta scritto: “Ha mostrato al Suo popolo la potenza delle Sue opere, al fine di poter dare loro l’eredità delle nazioni! Infatti, se i popoli del mondo dicessero ad Israele: “Voi siete dei predoni, perché avete preso con la forza le terre appartenenti alle sette nazioni!”, essi potrebbero replicare loro: “Tutta la terra appartiene al Santo, Benedetto Egli sia: è Lui che l’ha creata e l’ha data a chi parve giusto ai Suoi occhi. Con un atto della Sua Volontà Egli l’ha tolta a loro e l’ha data a noi.” Basterebbe andare dai Goim e dire loro che tutto ciò è scritto sulla “Bibbia”, ed essi lo accetterebbero.

3. La parola di HaShem è halachà – ( da uno studio basato sul Shulchan Aruch, Orach Chaim, siman 329 ): ‘Come è risaputo, è proibito violare lo Shabàt se non in caso di pericolo di vita. Cosa succede se dei goim assediano un insediamento Ebraico (anche all’estero), un insediamento posto in zona di confine fra territori di appartenenza Ebraica e non, anche se solo per avanzare pretese di kash e teven, ossia per la conquista limitata di un maggior potere economico? L’halachà dice che bisogna sempre temere il prossimo passo del nemico e che, se si rinuncia a kash e teven, facendo concessioni, in seguito le pretese potranno aumentare. Per questo bisogna violare lo Shabàt e uscire in guerra contro di loro, e questo anche se ci è arrivata solo l’informazione della loro intenzione, ma essi non si sono ancora avvicinati. Tutto ciò perché la terra non sia per loro una facile conquista. La conclusione è quindi che ogni rinuncia, anche leggera, al nemico, nel futuro porterà, che D-O non voglia, a pericolo di vita, per cui è obbligo in questo caso violare lo Shabàt.

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