Pioggia di miracoli Pubblicato il 18 Giugno, 2020

Quando i miracoli si susseguono l'un l'altro, ti lasci andare, poiché ti senti presa per mano da D-O Stesso e accompagnata ad ogni passo.  

“Stavo cucinando, come ogni settimana ormai da anni, per la lezione di Chassidùt per donne che si teneva, e si tiene tutt’ora grazie a D-O, a casa mia. Era un’occasione di incontro spirituale per donne, accompagnato da buon cibo, storie e melodie chassidiche e una generale atmosfera di rafforzamento, calore umano e unione. Il gruppo era numeroso e, proprio quella settimana, erano previste delle nuove partecipanti. Mancavano solo poche ore, ma, per fortuna, proprio quel giorno una mia cara amica, che si era trasferita nel nord, aveva deciso di venirmi a trovare, dopo molto tempo che non la vedevo. Una sorpresa inaspettata ed anche un aiuto inaspettato. Avevo appena aperto un barattolo di conserva, il cui contenuto si era rivelato quanto meno sospetto. Non avendo scelta lo buttai, pregando che il secondo barattolo, l’ultimo che avevo, non mi avrebbe fatto sorprese. Mai avrei immaginato quale fosse la sorpresa che aveva in serbo… L’apriscatole si inceppò continuamente e, quando finalmente il coperchio sembrò ‘arrendersi’, un ultimo millimetro di metallo, proditoriamente, decise di resistere. Era così sottile che pensai che un buon coltello potesse ‘finirlo’ in un attimo. Chi ‘finì’, invece, fu il mio dito. Una profonda ferita si aprì e, nonostante volessi molto far finta di niente, sbiancata in faccia, mi dovetti sedere. Mentre stringevo il dito con un tovagliolo, la mia amica cercava un cerotto. ‘Chiusa’ in qualche modo la ferita, mi apprestai a proseguire con i preparativi, ma il dito pulsava e doleva e quando lo guardai sembrò tutto… blu. A quanto pare, il tentativo di chiudere ermeticamente il taglio, stringendo bene bene il cerotto, era stato esagerato. Quando lo riaprimmo, la sensazione che la situazione mi sfuggisse di mano fu netta. La ferita sembrava proprio brutta. Pensieri veloci mi passarono per la testa. Fra poco le donne sarebbero arrivate, c’era ancora molto da fare e solo l’idea di piantare tutto e correre al pronto soccorso mi sembrò orrenda. Medici, aghi, vaccini erano poi l’ultima cosa con la quale volessi avere a che fare. Da anni la mia scelta era andata alla medicina alternativa e, grazie a D-O, avevo risolto così fino ad allora ogni problema ed emergenza. Ed ora? Medici, aghi, vaccini? Un incubo! Pensai, una volta richiuso il taglio con un secondo cerotto, di fare la “forte” e continuare ad occuparmi di cose più importanti, cose spirituali: la lezione che si avvicinava! Un pensiero però si intrufolò di soppiatto. D-O mi ha affidato un corpo fisico perché io lo tratti con cura e ne abbia responsabilità e non posso fare finta di niente. Decisi dentro di me di chiedere al Rebbe cosa fare e di attenermi a qualsiasi istruzione avessi ricevuto. Formulai la mia domanda e aprii uno dei volumi dell’Igròt Kodesh (una raccolta di lettere del Rebbe che, aperta a caso, consente alla Divina Provvidenza di darci una risposta nella pagina che ‘capita’). Gli occhi mi si riempirono di lacrime per l’emozione. Ecco la risposta: “Pace e benedizione! In risposta alla sua lettera, priva di data, nella quale scrive che il dottore ha detto a sua moglie che essa dovrà essere in ospedale per qualche giorno per alcuni esami, e sua moglie ha paura ed ansia degli ospedali a causa di diversi timori (che non hanno fondamento), ecco che egli deve spiegarle con parole adatte, tenendo conto del suo attuale stato emotivo, che: D-O ha creato il mondo e lo dirige… in modo che tutto ciò che accade in esso non accade senza di Lui, e tutto ciò che D-O vuole, è ciò che avviene. Solo che D-O vuole che ci si comporti seguendo le regole della natura. Quando un Ebreo, uomo o donna, non si sente bene e deve chiamare il medico, ciò non significa che il medico agirà secondo la propria volontà, ma che D-O ha scelto quel dottore come Suo emissario, per operare tramite lui questa missione. E quando si ha completa fiducia in D-O, senza dubbio alcuno che sia Lui a dirigere il mondo, meriteremo allora di vedere ciò coi nostri stessi occhi, ad ogni passo, come D-O ci tiene per mano, ognuno di noi, e ci guida nel modo migliore per noi, sia nel campo materiale che in quello spirituale. Di conseguenza, se essa andrà in ospedale dietro istruzione del medico, resterà comunque sotto l’autorità Divina. E D-O la proteggerà e vedrà che tutto vada nel modo migliore per lei, sia riguardo alla sua salute fisica che a quella mentale. Essa deve solo mantenersi ferma nella sua fiducia e nella sua fede… Possa riportare presto buone nuove, che essa si sente in salute… Menachem Schneersohn.” Poche istruzioni alla mia amica, che più che mai sentii come un miracolo piovutomi dal cielo, mi consentirono di lasciare la casa, la continuazione della preparazione del cibo e l’accoglienza delle donne, in mano sua, così che, dopo cinque minuti, mi trovai già in macchina, accompagnata da mio figlio, in direzione del pronto soccorso. Mentre aspettavamo il nostro turno, iniziai a telefonare ad alcune partecipanti alla lezione, che ero solita andare a prendere in macchina, data la loro età e la loro scarsa autonomia. Le aggiornai sulla situazione, cercando di rassicurare la loro preoccupazione. Potendo, sarei passata più tardi, anche se per ora non vedevo come. In quella, una di loro mi richiamò. Una nostra comune amica e vicina, trasferitasi oramai da un anno in un altro quartiere, era andata inaspettatamente a trovarla, proprio in quel momento, dopo tantissimo tempo, e si stava offrendo di fare il giro al posto mio per accompagnare le donne!!! Mi sembrava di star vivendo dentro un miracolo, dove niente ormai avrebbe più potuto stupirmi. Introdotta in uno degli ambulatori, intravidi il dottore che doveva visitarmi. Un arabo. La prima reazione fu: “Oh no! Non poteva capitarmi qualcun altro?” Ma poi le parole del Rebbe risuonarono nel mio orecchio. Anche lì ero accompagnata, D-O mi portava per mano e quindi, chiunque mi avesse curato, sarebbe stato per il meglio. In quella, mi pregarono di spostarmi in un’altra stanza, poiché quel medico, inaspettatamente, avrebbe dovuto ingessare lì un altro paziente. Così a curarmi fu un medico Ebreo, che mi chiese se preferissi i punti o la colla. Terrorizzata dagli aghi, pensai che, avendolo intuito, il dottore mi stesse prendendo in giro. Ero ignara infatti di una simile possibilità. Ma era proprio vero. Uscii di lì con il mio dito ‘incollato’, infinitamente grata a D-O. Ancora oggi, quando guardo quella cicatrice, sento per essa un grande affetto, e dal cuore mi esce sempre la stessa parola: grazie! Mai prima di allora avevo ricevuto una simile occasione di sentire così tangibilmente la vicinanza di D-O, come se fossi stata letteralmente presa per mano ed accompagnata da Lui, ad ogni passo!”

I commenti sono chiusi.