“A chi ne ha bisogno come te” Pubblicato il 29 Marzo, 2012

Un incontro fortuito, una storia incredibile, la storia di un miracolo destinato a ripetersi.

Racconta rav Nir Gavriel, direttore del Beit Chabad del quartiere Florentin, di Tel Aviv: “Un giovedì, qualche mese fa, ricevetti una telefonata da qualcuno che non conoscevo, che mi chiedeva di poter venire, per fare una richiesta di benedizione al Rebbe, tramite l’Igròt Kodesh (un raccolta di lettere del Rebbe). Lo invitai a raggiungermi nella sinagoga del quartiere e di fatto, poco dopo, vidi entrare un giovane, sui ventisette anni, che aveva l’aria di portare una kippà sulla testa solo per l’occasione…  Per quel che riguardava lo scrivere al Rebbe tramite l’Igròt Kodesh, invece, sembrava un vero esperto, e compì da solo tutte le preparazioni necessarie, tra cui il lavaggio rituale delle mani ed il mettere qualche moneta nel bossolo per la zedakà, come chi è abituato a questa prassi da tempo. Il giovane inserì la sua lettera nel volume che aveva scelto, ma quando iniziò a leggere la risposta che la Divina Provvidenza gli aveva fatto ‘capitare’, lo vidi ad un tratto cambiare colore.

   Mi rivolsi a lui nel tentativo di calmarlo, quando lo vidi colto da un tremito. Senza riuscire a parlare, mi fece vedere la risposta, che conteneva per la maggior parte parole di conforto per un decesso! Dopo qualche minuto, egli mi raccontò di aver ricevuto più volte in passato aiuto dalla benedizione del Rebbe, e che, questa volta, aveva voluto chiedere una benedizione per sua moglie, che aveva sposato da poco. “Poco prima del matrimonio, avvenuto due mesi fa, i dottori le scoprirono un tumore alla gola. Decidemmo di sposarci nonostante tutto, anche per aggiungere gioia e ottimismo ed un’influenza positiva. Lunedì prossimo è fissata la data dell’operazione decisiva e… guarda qua! Non vedo alcuna risposta incoraggiante…” concluse il giovane, con voce rotta. A dire il vero, quella storia toccante aveva sconvolto anche me, e cercai tutti i modi per incoraggiarlo a pensare positivamente. Sentii, però, che ciò non bastava.

   I giorni seguenti non feci che pensare a quella giovane coppia, e mentre ero ancora immerso in quei pensieri, la domenica, camminando per il quartiere, scorsi un negozio che doveva essere stato aperto proprio di recente. Decisi di entrarvi e mi rivolsi alla negoziante, presentandomi come emissario del Rebbe di quel quartiere ed offrendo il mio eventuale aiuto per quel che riguardava le mezuzòt. Dopo avermi riconosciuto come Chabad, la donna volle assolutamente raccontarmi la storia di un miracolo di cui era stata protagonista, circa vent’anni prima.

  “A quel tempo vivevo a Brooklyn, avevo già trent’anni, e non avevo ancora trovato l’anima gemella. Una conoscente mi suggerì di andare alla distribuzione dei dollari di carità e benedizione, che il Rebbe di Lubavich effettuava tutte le domeniche. Accolsi la proposta, ma, quando mi trovai davanti al Rebbe e gli chiesi una benedizione per trovare finalmente la mia ‘metà’, rimasi sorpresa dal sentirmi benedire invece con la formula di ‘refuà shlemà’ (una completa guarigione), mentre il Rebbe mi consegnava un dollaro. Mi presentai nuovamente la settimana successiva, ma anche allora… tutto si ripeté come la prima volta: “refuà shlemà” ed un altro dollaro. Questa volta, però, il Rebbe aggiunse, riferendosi al dollaro: “Questo è per chi ne ha bisogno come te”. Non riuscivo a capire il senso di quello che succedeva. Dopo un mese, però, il mistero si svelò, poiché un dottore mi trovò affetta da un tumore maligno. La diagnosi era tale da non permettere alcun rinvio: un’operazione si rendeva necessaria immediatamente. Mi presentai per l’intervento, accompagnata da un’amica e ne uscii senza una risposta chiara. Dopo un mese tornai da quello stesso dottore, per una visita di controllo. Questi per poco non svenne, quando mi vide arrivare sana e sulle mie gambe. Scoprii allora che, all’inizio dell’operazione, le pulsazioni del mio cuore si erano arrestate, cosa che non aveva permesso la continuazione dell’intervento. Egli aveva rivelato la cosa alla mia amica, pregandola però di non dirmi che, di fatto, il tumore era rimasto lì… Ora, durante quel controllo, emerse invece che il tumore era semplicemente… scomparso! “Non ho alcuna spiegazione logica, per quello che sta succedendo qui”, disse infine il medico.” Così si concluse il racconto della donna.

    Quelle parole mi procurarono un profonda emozione, e mi spinsero a chiederle di prestare il dollaro a quella giovane, che il giorno dopo avrebbe dovuta essere sottoposta all’intervento…  Erano quasi le quattro, quando la coppia venne a prendere il dollaro. Due settimane dopo, quando essi tornarono dal medico per la visita di controllo e la programmazione della chemioterapia, questi li sorprese dicendo loro: “Non è necessario alcun trattamento ulteriore”…

Lascia un commento

Devi essere registrato per pubblicare un commento.