Accadde uno Shabàt Pubblicato il 29 Marzo, 2012
Certo Finny, all'uscita della sinagoga, non pensava di accogliere così il Sabato. L'impatto fu violentissimo, e l'incidente lasciò Finny disteso sulla neve, inanime, davanti agli occhi sconcertati dei molti presenti. La neve attutì il suono della sirena dell'ambulanza, che portava via Finny. C'era speranza? Secondo il Rebbe...si!
I fari della macchina furono l’ultima cosa che Finny ricordò di quei momenti. Il veicolo lo investì frontalmente, facendolo ‘volare’ ad una notevole altezza. Dopo un numero di giravolte nell’aria, Finny atterrò sull’asfalto. Uno dei presenti si precipitò verso uno dei palazzi adiacenti, alla ricerca di qualcuno che potesse, immediatamente, chiamare i soccorsi. Nel giro di pochi minuti, la sirena dell’ambulanza si fece sentire nella fredda aria della sera. L’equipaggio del pronto soccorso si diede da fare a lungo per cercare di stabilizzare la condizione di Finny, fino a che fu possibile trasportarlo, a tutta velocità, nell’ospedale della città.
Sonja Yang, moglie di Finny, aspettava a casa di riconoscere il rumore noto dei passi del marito, che salivano le scale, quando, invece, vide comparire alla porta un poliziotto, che le portò la notizia dell’incidente, offrendole ogni eventuale aiuto fosse necessario. Lo shock lasciò Sonja ammutolita. A malapena ringraziò il poliziotto, chiuse la porta e si lasciò cadere sulla poltrona del salotto, chiedendosi con angoscia cosa potesse fare. Raggiungere il marito era impossibile, dato che era ormai Shabàt e non si poteva viaggiare. L’unica cosa che poteva fare era aprire il libro dei Salmi e recitarli, dedicandoli alla completa guarigione di Finny. Nell’ospedale, intanto, i medici erano riusciti finalmente nei loro tentativi di rianimare Finny, che si risvegliò, senza, naturalmente, ricordare nulla dell’incidente. Solo un insopportabile dolore alla gamba sinistra, gli fece capire, che era rimasto seriamente ferito. In più, si rese conto che non gli era possibile muovere, nemmeno di poco, l’arto in questione. I dottori esaminarono la gamba da ogni parte, e decisero che un’operazione era indispensabile, per provare a salvarla. Una serie di radiografie furono fatte, per ricercare altre eventuali fratture o danni interni. Grazie a D-O, non li trovarono.
Nel frattempo, rav Greenberg saliva le scale di casa sua, con una sensazione interiore di grande malessere. “Fosse stato un giorno feriale – pensò – mi sarei subito seduto a scrivere una lettera al Rebbe.” Emersero allora nella sua memoria storie, che aveva sentito, di chassidìm che, nelle prigioni della Siberia, avevano ‘scritto’ lettere al Rebbe col pensiero, e avevano poi ricevuto, in modo miracoloso, una lettera di risposta con benedizioni, spedita a casa dei loro famigliari. Egli rivolse allora il suo pensiero al Rebbe, con senso di timore e di rispetto, e chiese, con tutto il cuore, una benedizione di guarigione completa e veloce per Finny, una guarigione al di là delle vie naturali. Dopo di ciò, rav Greenberg aprì un volume dell’Igròt Kodesh (una raccolta di lettere del Rebbe), il numero 13. La risposta, che compariva nella pagina 185, diceva: “In riferimento a ciò che lei scrive, riguardo al danno che le è capitato…può star certo che si tratta solo di un momento difficile di passaggio, e che la situazione tornerà come era prima.” Rav Greenberg sentì che la benedizione e l’evidente rassicurazione, che tutto si sarebbe sistemato, riguadava Finny. Sicuro, quindi, che Finny avrebbe meritato una guarigione miracolosa, continuò la lettura. “Oltre ciò, dopo il momento di rigore e di difficoltà, si rivelerà quello della misericordia, grado che è più elevato di quello del bene, che lo ha preceduto.” Felice e col cuore contento, rav Greenberg ripose il libro e mandò un silenzioso ringraziamento al Rebbe.
Ecco il resto della storia, raccontata da Finny stesso: “Ero stato introdotto nella stanza per le radiografie, e, mentre stavo lì sdraiato, in attesa che mi venisse fatta un’altra serie di lastre, improvvisamente ebbi una sensazione strana alla mia gamba sinistra. Sentii che semplicemente il dolore era sparito. Toccai la gamba ferita, premetti sui punti di maggior dolore e…niente! Come se nulla fosse accaduto. Provai con timore a muovere la gamba e, con mia grande sorpresa, essa mi obbediva. La girai verso destra, verso sinistra, tutto a posto. Completamente allibito, tentai di alzarmi in piedi e … vi riuscii. Il dottore, che mi vide, impressionato, gridò: “Cosa vuol fare!? Torni subito a letto! Non capisce che così potrebbe procurarsi un danno irreversibile?” Sorrisi. “Signor dottore, forse le sembrerà strano, ma niente mi fa male!”
Poco dopo la stanza si riempì di medici, che mi esaminarono e riesaminarono da tutte le parti. Le radiografie, che mi furono fatte, rivelarono che la mia gamba era in perfetta salute. Nessun segno di frattura, niente di niente. In mezzo allo stupore generale, la parola miracolo cominciò a farsi sentire, sempre più di frequente.” Davanti a tale evidenza, i medici non poterono fare altro, che dimettere Finny. Essi si offrirono allora di farlo accompagnare a casa, ma Finny, gentilmente, rifiutò, spiegando che di Shabàt un Ebreo non viaggia. Egli uscì quindi, camminando sulle proprie gambe, davanti agli occhi ancora increduli dei dottori.
Sulla strada di casa, Finny pensò di passare a rassicurare rav Greenberg. Dalle labbra del rav sfuggì un “Benedetto Tu sia che fai rivivere i morti”! I due si raccontarono emozionati, ciò che era accaduto a ciascuno. Fu allora che Finny realizzò: “Incredibile! Nello stesso momento in cui lei ha chiesto per me la benedizione del Rebbe, i miei dolori sono semplicemente spariti!” L’indomani, Finny si recò, senza alcuna difficoltà, in sinagoga e, davanti a tutti coloro che erano stati testimoni dell’incidente, recitò la benedizione ‘HaGomèl’.
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