Cambiare d’un tratto Pubblicato il 29 Marzo, 2012

Per imparare a saltare, bisogna prima imparare a camminare. Questo è l'andamento della natura. Pèsach ci insegna invece come sia possibile cambiare, tutto in una volta: un'elevazione che ci sembra impossibile e che invece è alla nostra portata e realizzabile proprio di fatto.

Pèsach
Il nome ‘Pèsach’ esprime la particolare caratteristica che  contraddistingue questa festa. La parola ‘Pèsach’ si riferisce al fatto che D-O pasàch (saltò, passò oltre) le case degli Ebrei, quando Egli colpì gli Egiziani.Pèsach, quindi, nel senso di ‘salto’: D-O ‘saltò’ le case degli Ebrei e li salvò. Così anche il verso del Canto dei Cantici – Ecco la voce del mio amico, egli viene, saltando per i monti – secondo il Midràsh si riferisce alla festa diPèsach. Un ‘salto’ rappresenta il passaggio improvviso e rapido da una condizione ad un’altra. Vi è il camminare, che consente una progressione graduale, passo dopo passo. Vi è la corsa, che è un procedere veloce, ma pur sempre graduale, fase dopo fase. Vi è quindi il salto, col quale si passa d’un tratto da una condizione ad un’altra, completamente differente.

 

Passaggi repentini
Questa è l’essenza della festa di Pèsach: un passaggio netto ed estremo da uno stato di esilio e schiavitù ad uno di libertà e redenzione. Perciò questo motivo trova un grande rilievo nella descrizione dell’uscita dall’Egitto: “Poiché sei uscito dalla terra d’Egitto in fretta”. Anche il sacrificio pasquale dovette essere mangiato in un modo simile: “E lo mangerete in fretta”. Così avvenne la redenzione dall’Egitto: l’uscita fu netta e precipitosa. “Poiché essi erano stati scacciati dall’Egitto e non avevano potuto aspettare”. In una volta sola D-O fece uscire gli Ebrei dal profondo dell’impurità dell’Egitto, per elevarli ad una condizione di libertà spirituale e materiale.

 

Dall’andatura al salto
Anche nel servizio Divino personale dell’individuo esistono situazioni simili. All’inizio si cammina, passo dopo passo. Anche un neonato non può superare le fasi e subito saltare; egli deve prima imparare a camminare, poi a correre e solo in una fase più avanzata egli potrà saltare. Così anche l’inizio del servizio Divino è un camminare, cui segue un correre, dopo di che soltanto si arriva alla capacità di saltare, di passare in una volta sola da un determinato stato spirituale ad un’altro, incomparabilmente più elevato. Questo è il significato dell’uscita spirituale dall’Egitto: la capacità si saltare d’un tratto da una condizione ad un’altra. La festa di Pèsach conferisce la forza di cambiare, tutto in una volta, e di arrivare ad essere così una persona completamente diversa. Non è necessario operare il cambiamento in modo graduale, ma è possibile bensì ‘saltare’ in una volta sola da una condizione all’altra.

 

Un epoca di salti
Una condizione come questa caratterizza in particolare la nostra epoca, nella quale sono presenti i segnali dell’Era Messianica. È questa un epoca in cui vi sono balzi e sviluppi improvvisi e imprevedibili; solo che D-O ha dato all’uomo il libero arbitrio, cosicchè questa possibilità del ‘salto’ viene data nelle due direzioni. Ai nostri giorni, quindi, è possibile arrivare a dei cambiamenti repentini e sostanziali sia dal lato positivo che da quello negativo. La festa di Pèsach ci ricorda che noi siamo nella fase dell’uscita dall’’Egitto’, l’uscita dall’esilio, e non sono rimasti che gli ultimi lavori: chiarire cosa è ‘chamèz’ e cosa è ‘matzà’, annullare il ‘chamèz’ alla luce del lume dell’anima e rinforzare la ‘fretta’ dal lato della santità. Meriteremo con ciò di uscire nella Gheulà vera e completa e, come è detto: “Non li tratterrà neppure un altro istante”.’

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