Cento dollari per ricominciare Pubblicato il 30 Marzo, 2012
Se qualcuno dovesse pensare che il Rebbe non è con noi, in ogni momento, pronto ad ascoltarci e a darci la sua benedizione, leggendo questa storia, capirà che anche lui può rivolgersi al Rebbe ed essere ascoltato.
Racconta Esther Zadok, abitante di Ramàt Gan: “Questa storia accadde più di quindici anni fa. Dei nuovi vicini si erano trasferiti nel nostro palazzo, una famiglia religiosa, con un retroterra sfaradita, che si era affiliata ad un gruppo di “Littaìm” della città.
Non molto tempo dopo, ebbi l’opportunità di entrare nella loro casa, e lì, appeso al muro, accanto ad alcuni ritratti di ‘grandi’ fra i Littaìm, vidi troneggiare un immenso ritratto del Rebbe. All’inizio non colsi in pieno il significato e l’importanza della presenza di quel ritratto, ma dopo due o tre visite successive, ebbi modo di osservare, come la madre di quella famiglia esprimesse ad ogni occasione il suo rispetto riverente per il Rebbe di Lubavich, e per il movimento di Chabad in generale. Le chiesi, allora, il motivo della presenza di quel ritratto. Evidentemente abituata a quella domanda, ella rispose: “Il Rebbe di Lubavich è un grande, unico nella sua generazione! Questo quadro, della stessa dimensione, si trova appeso anche nelle case di molti dei miei parenti.” Essa mi raccontò quindi la sua storia.
“Mio fratello maggiore è sempre stato tagliato per gli affari. Ad un certo punto iniziò una compravendita ed esportazione di materie prime. Ebbe successo e fece un sacco di soldi. Poi, d’un tratto, le cose cominciarono ad andar male. Il numero delle ordinazioni diminuirono e gli affari precipitarono. All’inizio, pensò si trattasse di una fase temporanea, ma quando la situazione continuò a deteriorare e i creditori cominciarono a bussare alla sua porta, egli realizzò in pieno la gravità della situazione. La ruota si era messa a girare al contrario ed egli stava perdendo tutto ciò che aveva. Come non bastasse, anche la sua salute cominciò a peggiorare. Un suo amico, con il quale egli si sfogò, raccontandogli i suoi guai, gli disse di aver sentito parlare del Rebbe di Lubavich e della sua capacità di operare miracoli. Egli consigliò a mio fratello di contattare il Rebbe e di chiedergli una benedizione.
Nonostante mio fratello non fosse religioso, quella stessa notte si mise a scrivere una lunga lettera al Rebbe. Alla fine della lettera, egli scrisse: ‘Rebbe, io non ti conosco, ma se veramente sei così grande come dicono, devi aiutarmi!’ Un’importante telefonata lo interruppe ed egli mise la lettera in un libro che si trovava a portata di mano, sul tavolo. Alla fine della telefonata, fu preso da altri impegni. Passò un giorno, e un altro ancora, e la lettera rimase nel libro. Qualche giorno dopo, quando volle spedirla, si accorse di non avere l’indirizzo, e si ripromise di cercarlo il giorno seguente e di imbucare finalmente la lettera.
La mattina dopo, uscendo di casa, controllò come sempre la casella delle lettere e, con sua grande sorpresa, trovò una lettera proveniente da New York. Era una lettera nientemeno che del Rebbe di Lubavich, che conteneva anche una banconota da cento dollari. Il Rebbe gli mandava una benedizione di gioia ed abbondanza spirituale e materiale e accludeva cento dollari con cui ricominciare. Mio fratello rimase lì, impalato. L’unica cosa cui riusciva a pensare era: ‘Ma io non ho spedito la lettera al Rebbe! Come ha potuto sapere di me e dei miei problemi?’ Un grido gli sfuggì, quando, precipitatosi verso la libreria per controllare, vide che la lettera era ancora lì, nello stesso libro.
Il tempo passò e la sua condizione finanziaria migliorò in modo soprannaturale. Gli affari cominciarono ad andare a gonfie vele ed egli tornò al suo stato precedente. È in conseguenza di ciò che alcuni membri della nostra famiglia, noi compresi, abbiamo fatto teshuvà. Ora potete capire, perchè la foto del Rebbe ha il posto d’onore sulla nostra parete.”
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