Contro tutte le probabilità Pubblicato il 29 Marzo, 2012

Dopo quell'attentato, la vita di Avi era appesa ad un filo. Nel reparto di terapia intensiva si stava perdendo ormai ogni speranza. Fu allora che il Rebbe invitò la famiglia ad organizzare un incontro chassidico gioioso, che avrebbe portato una guarigione miracolosa. E fu questo che fece la famiglia, al capezzale del ferito, davanti agli occhi attoniti del personale sanitario...!

Mercoledì, 26 Sivàn 5762, ore 7:30 del mattino. Sirene di mezzi della polizia e del pronto soccorso ruppero la quiete del mattino, che avvolgeva la città di Afùla. Pochi attimi dopo, emittenti radio già trasmettevano la notizia dell’attentato, che era stato messo in atto al vicino incrocio di Maghìdo. Un carico esplosivo era stato fatto scoppiare sull’autobus 830 della ‘Eghed’, che viaggiava da Tel Aviv a  Tiberìade, provocando la completa distruzione del mezzo. Si parlava di decine di feriti. Le linee telefoniche erano sovraccariche di chiamate di gente preoccupata, i cui parenti abitavano ad Afùla. Alcune delle chiamate passarono attraverso Feighi Kaminker, anch’essa abitante di Afùla, la quale poté tranquillizzare varie famiglie, fugando il dubbio, che i loro congiunti fossero fra i viaggiatori dell’autobus.

    Ad una delle conversazioni telefoniche, però, il tono rasserenante di Feighi si incrinò. In linea vi era una sua amica, Zaàva Malka, che le raccontò come suo nipote, Avi Malka, studente della Yeshivà “Or Simchà” a Kfàr Chabàd, fosse rimasto ferito nell’attentato e si trovasse ora in condizioni molto gravi. “Feighi, la sua vita è in pericolo! E’ entrato in coma, e finora non si è svegliato”… Incoraggiata da Feighi, Zaàva scrisse una lettera al Rebbe di Lubavich, per chiedere una benedizione di completa e pronta guarigione per Avi. Essa introdusse, quindi,  la lettera tra le pagine di un volume   di “Igròt Kòdesh” (una raccolta di lettere del Rebbe di Lubavich). La lettera “capitò” fra le pagine in cui si trovava una risposta, che il Rebbe dava ad un uomo, che raccontava di trovarsi in una condizione molto grave. Il Rebbe gli prometteva un miglioramento in un tempo  breve. Zaàva sentì rinascere la speranza. La seconda lettera, che appariva in quella pagina, parlava di un incontro chassìdico da organizzare in onore del Bar Mizva di un ragazzo. Zaàva non sapeva se considerare anche questa risposta riferita al nipote, in quanto Avi aveva già passato da un pezzo l’età del Bar Mizva. Essa ritornò con la memoria a quel tempo, e si ricordò che l’evento era stato festeggiato con una cerimonia molto modesta. Zaàva, allora, e i genitori di Avi, dopo un breve consulto, decisero che, evidentemente, il Rebbe desiderava, che si organizzasse un incontro chassìdico ‘in grande’, in onore di Avi, come  completamento del suo Bar Mizva.

    Nel frattempo, mentre si pregava con fervore per la guarigione di Avi, i dottori combattevano per la sua vita nell’ospedale “Emek” ad Afùla. Nella sala operatoria l’intervento si protraeva da ore, nel tentativo di arrestare la grave emorragia, che metteva in pericolo la sua vita e i dottori non nascondevano il loro pessimismo. “Se dovesse restare in vita, si dovrà operarlo ulteriormente, per rimettere insieme le sue membra, che sono state squartate”…Sul volto dei famigliari, la paura era ben leggibile. Solo Sara, la madre di Avi, si mantenne tranquilla e ottimista. “Io mi fido della risposta del Rebbe e sono certa che Avi guarirà. E’ solo una questione di tempo”, disse, trasmettendo una fede salda.

    L’indomani Zaàva scrisse nuovamente al Rebbe. Nella pagina che fu aperta nell”Igròt Kòdesh“, il Rebbe scriveva della preparazione di un incontro chassìdico gioioso, che avrebbe portato una guarigione miracolosa, al di là delle vie naturali! Zaàva riferì quest’ultima risposta del Rebbe a Feighi, che, senza perder tempo, passò ai  fatti. Armata di provviste varie, tra cui bottiglie di liquori adatti a brindare ‘lechàim‘, raggiunse i famigliari di Avi, che lo vegliavano nel reparto di terapia intensiva. Essa raccontò della risposta del Rebbe, infondendo loro la certezza, che la  semplice realizzazione di un incontro chassìdico gioioso, avrebbe portato, con l’aiuto di D-O, ad una guarigione miracolosa di Avi. Come d’incanto vennero tirati fuori piatti e bicchieri di plastica, e, su di un tavolo occasionale, venne preparato il rinfresco.

    L’equìpe medica del reparto di terapia intensiva li guardò con totale sbalordimento. Mai prima d’ora era capitata loro una visione così surreale: un pasto festoso al capezzale di un ferito, che stava in bilico fra la vita e la morte… Anche intorno al tavolo, si alternavano sensazioni di speranza ad altre di scoraggiamento, fra le parole dei dottori, che quasi non lasciavano speranza, e la benedizione del Rebbe per una guarigione miracolosa. Nel profondo del cuore, comunque, tutti si auguravano di poter riportare Avi a casa… Passati alcuni giorni, Avi rivelò i primi segni di un risveglio. I dottori non riuscivano a nascondere il loro stupore davanti ad un fatto così incredibile, come quello che si verificava davanti ai loro occhi. E così, per alcun giorni! Da quando Avi riprese coscienza, la sua condizione cominciò a migliorare lentamente, ma costantemente. I medici vedevano le cose ormai in modo positivo ed Avi fu trasferito in un reparto di riabilitazione, destinato a coloro che avevano subito gravi lesioni alle gambe, nell’ospedale di “Hadàssa”, a Gerusalemme.

    Trascorsero alcune settimane, ed il compleanno di Avi si avvicinava. I famigliari di Avi si ricordarono del loro progetto di organizzare qualcosa di grande, che risultasse come un completamento della celebrazione del Bar Mizva di Avi, secondo quanto avevano compreso dalla risposta del Rebbe, e cominciarono ad organizzare la cosa per la data del compleanno. Solo che, proprio allora, sorsero delle complicazioni. Una ferita che era rimasta dall’operazione si era infettata, e la febbre era salita in modo allarmante. I medici parlavano di una cura antibiotica intensiva o di una ulteriore operazione. La madre di Avi, Sara, chiamò subito Zaàva, che scrisse al Rebbe sullo sviluppo della situazione, ed ottenne come risposta di procedere all’operazione, che avrebbe portato ad un miglioramento immediato… Così veramente fu, e non molto tempo dopo Avi fu dimesso e tornò a casa.

   Per il compleanno di Avi fu organizzato un pasto di ringraziamento in una grande sala, con la partecipazione di tutti i famigliari e gli amici, che avevano seguito da vicino la vicenda. Una grande emozione colse tutti, quando Avi fece il suo ingresso nella sala, camminando sulle sue gambe sane… Un anno dopo Avi ebbe ancora occasione di festeggiare, ma questa volta per il suo matrimonio. Oggi, egli è un padre sano di un bel bambino.

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