“E alle preghiere, stai attento?” Pubblicato il 29 Marzo, 2012

Quando la ricerca della propria anima gemella si protrae nel tempo, senza successo, lo scoraggiamento può prevalere, soprattutto quando si vedono gli anni passare, senza che nulla accada. La strada per trovare la propria metà, però, a volte può comportare sorprese improvvise ed inaspettate... (Miracoli oggi)

Racconta Ariel, abitante di Kfar Yona: “Per molto tempo mi ero occupato della ricerca della mia anima gemella. Ero passato attraverso diverse esperienze e tentativi, tutti andati a vuoto ed il trascorrere degli anni non aveva certo migliorato la mia sensazione di solitudine. Essere arrivato all’età di 34 anni senza sposarmi, era semplicemente una realtà deprimente. Un giorno, attraverso un mio conoscente, sentii parlare di lezioni di Torà che si tenevano nel mio quartiere, e decisi di andarvi. Le lezioni si svolgevano nella casa di rav Yariv Aloni ed erano tenute dal rav stesso. In una di quelle occasioni, mi capitò di sentir parlare per la prima volta  dell’Igròt Kòdesh (una raccolta delle lettere del Rebbe di Lubavich), e dei molti miracoli collegati ad esso. Le storie che arrivarono alle mie orecchie mi convinsero a scrivere io stesso al Rebbe. Dopo un’appropriata preparazione e dopo aver fatto l’abluzione delle mani, secondo le istruzioni che ricevetti, scrissi su di un foglio tutto quello che mi sentivo in cuore, dopodiché mi apprestai con ansia ed impazienza ad aprire il volume nel quale avevo inserito la mia lettera, per leggere la risposta che vi era contenuta.

    Con mia sorpresa, non trovai in quelle righe una risposta specifica alle mie domande. Vi era scritto: “…l’offerta di sacrifici tre volte al giorno… se farà così, certamente avrà da annunciare buone notizie”. Domandai a rav Yair: “Cosa vuol dire ciò? Non capisco cosa c’entrino i sacrifici con quello che ho chiesto.” Per contro, lui mi rispose con una domanda: “Fai sempre attenzione a recitare tutte le tue preghiere, tre volte al giorno? Poiché le preghiere sono state fissate al posto dei sacrifici e forse è questo che il Rebbe si riferisce.” La sua domanda mi imbarazzò, dato che portavo la kippà ed osservavo le mizvòt. Spiegai al rav il mio stato  di disperazione, che nel corso dei mesi si era sempre più aggravato, fino a portarmi alla mia situazione attuale, nella quale non mettevo più nemmeno i tefillìn tutte le mattine. Due giorni dopo, decisi di seguire le parole del Rebbe e tornai a fare attenzione a non saltare alcuna preghiera, come si conviene ad un Ebreo timorato di D-O.

  Dopo pochi giorni ricevetti la proposta di conoscere una ragazza, e questa volta da un caro amico. Il primo incontro avvenne pochi giorni dopo e la ragazza si chiamava Hadassa. Subito ebbi la sensazione di  aver meritato,  grazie a D-O, il realizzarsi della benedizione. Dopo alcuni incontri positivi, scrissi di nuovo al Rebbe e la risposta che mi “capitò” a pagina 138 del volume 11 diceva: “Ho avuto piacere nel leggere ciò che mi avete scritto, che entrambe vi state occupando della possibilità di un matrimonio”. Feci una copia della lettera, la incorniciai e la portai ad Hadassa, dicendole che, per quel che mi riguardava, la decisione era presa. Ella affermò allora di voler scrivere anche lei al Rebbe, e decidemmo di farlo insieme e di chiedere anche quale potesse essere la data migliore per le nozze. Nonostante Hadassa fosse del parere di fissare il matrimonio  solo dopo le feste, cosa che avrebbe comportato l’attesa di alcuni mesi, dopo che ricevemmo la risposta del Rebbe, che parlava della fine del mese di Menachem Av, decidemmo di cercare una sala per le nozze, libera in quel periodo. Iniziammo la nostra ricerca, ma ovunque ci rivolgemmo, la risposta fu sempre la stessa: tutto occupato, fino alla fine del mese. Non ci scoraggiammo e continuammo la nostra ricerca, indirizzo dopo indirizzo. In una delle sale che visitammo, scorgemmo all’improvviso, su una delle pareti, un grande ritratto del Rebbe. Sul posto, decidemmo che quella sarebbe stata la sala dove avremmo celebrato il nostro matrimonio. Quando chiedemmo quali date libere fossero rimaste, emersero solo due possibilità, una delle quali era per la fine del mese di … Menachem Av!” Oggi Ariel dice: “Per merito della benedizione del Rebbe non vi è uomo più felice di me!”

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