Il portafoglio Pubblicato il 29 Marzo, 2012
Sara era ormai certa di aver trovato la via della verità, una risposta alla sua sete di spiritualità. Nelle verdi foreste dell'India, ella stava per essere consacrata sacerdotessa, guidata dal suo nuovo maestro, il guru di quella setta segreta. Tutto sembrava procedere per il meglio, quando....
La sua iniziazione fu un processo molto difficile, duro ed impegnativo, ma alla fine coronato dal successo. Da quel momento, Sara si immerse completamente nella sua nuova vita di purificazione e meditazione. Per lunghi mesi ella si elevò nella sua devozione e purezza spirituale, fino a quando il suo istruttore, considerando i suoi straordinari progressi, la raccomandò al guru, ritenendola ormai pronta per il grande passo della sua consacrazione a sacerdotessa! Sara era indirizzata ad una vita di beatitudine e totale abbandono all’eterno!!
Nella sua successiva telefonata ai genitori, nonostante in genere si accontentasse di poche e vaghe parole, quella volta non poté contenere la sua eccitazione. Sacerdotessa?!! I genitori, pur non essendo religiosi, una simile cosa non erano pronti ad accettarla, ma tutte le loro proteste servirono solo a renderla ancora più accanita nel seguire la sua nuova strada e portare finalmente ‘salvezza’ alla sua anima! Cosa avrebbe potuto offrirle la famiglia? Soldi? Televisione? Matrimonio? Sciocchezze! Lei aveva trovato la verità e nulla l’avrebbe fermata.
Il destino però decise diversamente e, alla sua successiva telefonata a casa, Sara apprese della morte di sua nonna, personaggio che le era sempre stato estremamente caro. Senza pensarci per un attimo, Sara salì sul primo aereo, per poter partecipare al funerale. Avrebbe anche approfittato così di un breve soggiorno in cui salutare tutti, sistemare qualche faccenda sospesa, in modo da poter tornare dal suo guru tranquilla e… per sempre. I suoi genitori, però, la pensavano diversamente ed erano determinati a toglierle quell’idea assurda dalla testa. Dopo il funerale, la portarono da rabbini, professori, psicologi, ma nulla poté scalfire le convinzioni della ragazza. Lo Shabàt, un giorno prima della sua partenza, il padre le chiese di accompagnarlo al sinagoga di Chabad per parlare con il rabbino, rav Meir Halperin.
Al loro arrivo, il rav era impegnato in una lezione sul precetto della restituzione degli oggetti smarriti, in cui riportava un insegnamento del Rebbe che spiega come, nonostante questo precetto sembri un fatto del tutto ovvio e logico, esso vada di fatto compiuto solo perché si tratta della volontà di D-O. Sara, a quel punto, esplose! “Cosa?”, esclamò. “Cosa c’è di sbagliato nel fare una buona azione, per il fatto che questa abbia senso? Pensate veramente che la gente sia così cattiva o stupida, da non saper restituire un oggetto? E chi ha detto che D-O dia dei comandi in ogni caso?! Forse il vostro D-O… ma non il mio dio!! Il mio dio è natura! Spirito! Quando uno è in sintonia con la natura, automaticamente fa il bene!”
Al termine della lezione, dopo essersi calmata, essi continuarono a parlare ancora per un po’. Ma se anche il rav disse cose in qualche modo interessanti, come il fatto che la natura, senza la Torà, può portare l’uomo al livello di un animale o anche peggio, Sara restò inamovibile. Essa rimpiangeva le foreste dell’India ed il suo guru. Come previsto, il giorno dopo, partì.
La cerimonia iniziò al mattino presto, per arrivare al suo gran finale verso il tramonto, sulla cima di una montagna. Era una bella giornata, ed il cielo era terso e sereno. La sera precedente, Sara si era purificata con il digiuno e la preghiera ed ora, insieme ad altri cinque aspiranti sacerdoti, saliva la montagna, condotta dal guru e da alcuni dei suoi assistenti, lasciandosi dietro la grettezza del mondo materiale. Un’ora prima di arrivare alla vetta, qualcosa per terra catturò l’attenzione del guru. Si trattava di un portafoglio. Egli si chinò con grazia e rapidità, lo raccolse e lo infilò in una piccola saccoccia che portava a tracolla. Sarà notò la cosa, affrettò il passo fino a raggiungerlo e, delicatamente, suggerì di guardare dentro il portafoglio, per cercare un qualche segno di identificazione.
“No” rispose egli quietamente, fissandola con occhi profondi che comprendono ogni cosa. “Se dio ha causato ciò, vuol dire che così deve essere. Le vie di dio sono insondabili.” Sara continuò nella loro processione, ma si sentì confusa. Le parole di rav Halperin cominciarono a risuonarle nella mente: ‘L’uomo senza la Torà può essere come un animale…’ All’improvviso, le parole del guru le sembrarono senza senso. Una volta raggiunta la vetta, venne acceso un grande falò, la cui luce illuminò i loro volti e le loro vesti bianche, sullo sfondo del cielo che imbruniva. Il guru ruppe il silenzio. “Volete voi tutti compiere il più importante passo della vostra vita?”, esclamò con tono solenne e maestoso, fissandoli ad uno ad uno. “Si!” essi risposero all’unisono, tutti… tranne Sara. Il guru si girò a guardarla.”E tu…?” “NO!” ella gridò, “NO NO!!” Il guru le rispose con calma: “Bene, noi non possiamo accettare qualcuno che non sia sicuro di sé. Torna in città, e quando sarai certa, torneremo qui.”
Sara discese la montagna con uno degli assistenti del guru, e la mattina dopo, sul presto, salì sul primo aereo che l’avrebbe portata lontano da lì. Il caso la portò in Australia. L’importante era trovarsi il più lontano possibile dall’idolatria, dall’impurità e dalle bugie dell’India. Sara trascorse un periodo presso amici e fu lì che incontrò un altro emissario del Rebbe, rav Eli Riskin. Finalmente, ella trovò quello che veramente stava cercando: l’Ebraismo!
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