Una nascita naturale Pubblicato il 29 Marzo, 2012

"Okay, mi arrendo. Sembra proprio che il vostro Rebbe sia più forte di noi e delle leggi della medicina!", disse il medico, arrendendosi all'evidenza del miracolo...

Racconta rav David Nachshon, entusiasta e fedele chassìd del Rebbe, sempre attivo e intraprendente nell’offrire il suo contributo alla diffusione del messaggio del Rebbe riguardo la Gheulà: “Tutto iniziò quando i dottori stabilirono che mia moglie non avrebbe potuto avere altri figli! Secondo il loro ‘verdetto’, un’ulteriore gravidanza avrebbe messo in pericolo la sua salute e la sua vita. Una situazione simile richiedeva comunque un’autorizzazione rabbinica, ma, prima ancora di rivolgerci alle autorità competenti nel campo, il nostro primo pensiero fu quello di scrivere al Rebbe. Descrivemmo quindi in una lettera la nostra situazione nei dettagli, per inserirla poi in un volume dell’Igròt Kòdesh(una raccolta di lettere del Rebbe). Nella risposta che ci ‘capitò’, come segno inconfondibile della Divina Provvidenza, il Rebbe si rivolgeva ad una donna in gravidanza, e le dava la sua benedizione affinché partorisse un figlio sano, al tempo giusto, dopo aver completato i giorni della sua gestazione. Una risposta così precisa, non poteva lasciarci indifferenti. Feci vedere la lettera ad un rispettato rabbino della zona, il quale restò a sua volta profondamente colpito. Dopo di ciò, con l’aiuto di D-O, avemmo il privilegio di apprendere che mia moglie era in attesa di un altro figlio.

     Al nono mese della gravidanza, arrivammo all’ospedale Laniado di Natanya, per una serie regolare di controlli. Il medico che aveva seguito fino ad allora mia moglie, ci comunicò di aver riscontrato delle complicazioni che potevano mettere in pericolo la vita del bambino. Secondo quanto risultava al momento, i reni del feto erano tre volte più grandi del dovuto, ed altri difetti mostravano che, subito dopo la nascita, il neonato avrebbe dovuto essere sottoposto ad un intervento, nella speranza di garantirgli così la sopravvivenza. Fummo invitati a presentarci ad una visita successiva, prima della quale il medico desiderava consultarsi con altri colleghi. Uscimmo da lì con lo spirito pesante, ma la chiarezza della risposta del Rebbe continuava ad accompagnarci, fornendoci la forza necessaria a superare la prova.

   Dopo la seconda visita, il responso fu che si sarebbe dovuto procedere ad un parto Cesareo, poco prima del tempo prestabilito. Protestai, dicendo che il Rebbe ci aveva scritto esplicitamente che il parto sarebbe avvenuto per via naturale ed al compimento della gestazione. Il medico ci guardò con aria a metà fra la meraviglia e la compassione. “Non so cosa dica il vostro Rebbe, ma io, nella mia qualità di medico, ho il dovere di appoggiarmi solo sull’evidenza dei fatti, e cioè sui risultati degli esami.” Raddolcendo un po’ il tono, il medico continuò: “In fondo sua moglie è già al nono mese, il che significa che, praticamente, ha completato la sua gravidanza”. Fu il mio turno allora di spiegare al medico che, quando il Rebbe benedice una donna, affinché completi i giorni della sua gestazione, intende che la donna partorirà al momento stabilito dal Cielo, senza interferenze mediche. La controversia rimase aperta, ed il medico ci invitò a presentarci per l’operazione il più presto possibile, poiché, secondo la sua opinione, qualsiasi rinvio non faceva altro che aumentare il rischio di ulteriori complicazioni. Ci trovavamo davanti ad un complicato dilemma, dato che le parole del medico non sembravano lasciare posto ad alcuna alternativa.

   Scrivemmo nuovamente al Rebbe, aggiornandolo sui nuovi sviluppi della situazione. Di nuovo la risposta fu così chiara, da farci sentire il completo supporto del Rebbe. “Riguardo quanto mi ha scritto a proposito della loro visita dal medico, che li ha fatti sentire piuttosto giù, vi è un noto detto del Zèmmach Zèdek che al medico è stato dato il permesso di guarire, e se essi si manterranno sulle loro opinioni, vedranno alla fine quanto le loro parole erano sbagliate.” Ero sbalordito! Chi aveva bisogno di una risposta più chiara di quella?!

    Il giorno prefissato per l’operazione, ci recammo all’ospedale nella piena fiducia che le cose sarebbero andate come dovevano, e cioè secondo la benedizione del Rebbe. Mentre i dottori terminavano gli ultimi controlli, sentii che all’altoparlante chiamavano il mio nome, pregandomi di presentarmi nella stanza dove mia moglie veniva visitata. Come entrai, il medico curante di mia moglie mi si rivolse, dicendomi: “Okay, mi arrendo. Sembra proprio che il vostro Rebbe sia più forte di noi e delle leggi della medicina!” “Cosa è successo?” chiesi. Venni a sapere, allora, che gli ultimi esami mostravano improvvisamente dei buoni risultati: tutti i problemi precedenti sembravano semplicemente… spariti! Praticamente, potevamo tornare a casa ed aspettare il momento stabilito… dal Cielo. Il giorno 7 di Adàr, compleanno di Moshè Rabbèinu, mia moglie iniziò il travaglio e la sera nostro figlio venne al mondo, per via del tutto naturale, sano e forte, senza la minima traccia di un qualche difetto, proprio come il Rebbe aveva promesso!

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