Una risposta al momento giusto Pubblicato il 29 Marzo, 2012

Nulla di ciò che il Rebbe fa è casuale, ed anche quando sembra che la sua risposta non arrivi al momento giusto, essa arriva veramente al 'momento giusto'.

   Questa storia ha inizio più di vent’anni fa, quando un uomo d’affari si trovò davanti ad una decisione importante. Gli era stato proposto un affare, dal quale si prospettava un guadagno enorme, solo che… anche la cifra da investire, era enorme. Se qualcosa fosse andato storto, la stabilità della sua posizione finanziaria sarebbe stata irrimediabilmente compromessa. Il dubbio e l’incertezza gli impedivano di decidere. Per sbloccare la situazione, pensò, allora, di consultarsi con alcuni fra i suoi amici.  Tra di essi vi era un ‘Lubavicher’, che, come prima cosa, gli propose di scrivere al Rebbe, per chiedere il suo consiglio. Gli descrisse la grandezza del Rebbe, l’infinità varietà di argomenti sui quali veniva consultato, le risposte che dava ed il successo delle persone, che seguivano le sue parole. L’uomo accettò la proposta e descrisse in una lettera il quadro della situazione, con tutti i suoi dettagli, chiedendo, infine, cosa dovesse fare.

     Passò il tempo, passarono le settimane, ma la risposta non arrivò. Alla fine, dopo molte esitazioni, l’uomo decise di imbarcarsi nell’affare. Le cose andarono secondo il programma, ed egli si arricchì immensamente. Un giorno, tornato a casa, trovò una lettera del Rebbe nella sua cassetta della posta. “Figuriamoci! Quando avevo bisogno di lui e dei suoi consigli, non c’era per me, e adesso, che sono diventato ricco, mi cerca!” L’uomo non si curò neppure di aprire la lettera e la gettò in fondo ad un cassetto, dopodiché se ne dimenticò.

   Passarono gli anni, sua moglie diede alla luce una bella bambina, che crebbe e, arrivata all’età da marito, conobbe un giovane di famiglia Sefardita, col quale decise di sposarsi. L’uomo, che discendeva da un’illustre famiglia Ashkenazita, si oppose con decisione al matrimonio, chiarendo che non avrebbe accettato per i suoi figli altro che Ashkenaziti. La figlia, però, non aveva alcuna intenzione di lasciare il fidanzato e rinunciare alla propria felicità, per motivi di ‘pedigree’. Il padre iniziò la sua battaglia ed informò la figlia che, se si fosse sposata contro la sua volontà, egli avrebbe tagliato i ponti con lei, negandole qualsiasi possibilità di contatto. La figlia insistette, spiegando che, nonostante amasse il padre e non volesse causargli alcun dispiacere, si trattava, dopotutto, della sua vita e nessuno aveva il diritto di decidere per lei.

    Il padre rimase profondamente ferito e non riuscì a darsi pace per quella situazione. Girava per casa come un sonnambulo, continuando a pensare a sua figlia e a preoccuparsi. Non riusciva, ormai, né a dormire nè a mangiare in modo normale, e la sua condizione precipitava, deteriorandosi di giorno in giorno. Una sera, gli capitò fra le mani, mentre cercava qualcosa in un cassetto della sua scrivania, una lettera sigillata del Rebbe… la lettera che era stata scritta 21 anni prima! Improvvisamente si ricordò dell’episodio, e, preso dalla curiosità, decise di leggere finalmente la lettera.

    Il Rebbe  gli mandava, all’inizio, una benedizione per la buona riuscita dell’affare, con la raccomandazione di usare il denaro in modo appropriato, ed una benedizione per una buona educazione ed una buona crescita dei figli nei valori dell’Ebraismo, in modo da dare soddisfazione ai loro genitori. Verso la fine della lettera, il Rebbe aveva aggiunto un poscritto: ‘Si sa che noi non siamo così rigorosi sul ‘pedigree’, quando il timore del Cielo è così come si deve, e vi sono stati molti matrimoni fra Ashkenaziti e Sefarditi che, grazie a D-O, hanno avuto successo ed hanno portato alla costruzione di un edificio eterno, fondato sulla Torà e sulle mizvòt.’

    Dire che l’uomo rimase sbalordito e shockato, è un espressione troppo blanda. Non riusciva a capacitarsi! “21 anni prima il Rebbe aveva visto cosa sarebbe accaduto ora, e mi aveva scritto già allora di non rendere infelice me stesso e la mia famiglia!?” Ora sapeva qual’era la cosa giusta da fare: dare il suo consenso alle nozze. Inutile dire che il padre, felice, corse a dare la buona notizia alla figlia ed al suo futuro genero. Il matrimonio fu celebrato in gran pompa e con grande gioia di tutti.

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