Vino per il Kiddùsh e l’Havdalà Pubblicato il 15 Maggio, 2014

Quale collegamento può esserci tra il vino e la vista? Per noi, nessuno, ma per il Rebbe, il nesso è chiaro, tanto da farne derivare un vero e proprio miracolo!

Iyàr è un mese propizio alla guarigione. Le lettere ebraiche che compongono il suo nome sono, infatti, le iniziali del verso che dice: “Io sono il Signore Che ti guarisce”. Ecco quindi una storia di guarigione raccontata da rav Levi Izchak Ghinzburg. “Alcuni anni fa un mio parente si sposò e, dopo un anno, il 10 di Shvàt, giorno che segna l’inizio dellanessiùt del Rebbe, alla coppia nacque, grazie a D-O, una bambina. In una delle successive visite mediche di routine, alla neonata venne individuato un problema riguardante la vista. Il responso medico richiedeva per la piccola una visita specialistica, per cui i genitori si rivolsero ad uno dei maggiori esperti del campo, il prof. Ben Ezra, che riceveva all’ospedale “Hadassa” di Gerusalemme.

    La visita dello specialista confermò l’esistenza del problema e, da quel momento, la bambina dovette iniziare ad usare occhiali per la vista e tornare ogni quattro mesi per essere controllata. I genitori seguirono con costanza e puntigliosamente le direttive del medico, ma la situazione non fece che peggiorare, mentre il ‘numero’ delle lenti usate dalla piccola solo aumentava. All’età di tre anni, la bambina necessitava già di occhiali del numero 7!

    Il 10 di Shvàt, in occasione del suo compleanno, i genitori scrissero al Rebbe per chiedere una benedizione di guarigione per la figlia. La lettera venne ‘inserita’ in uno dei volumi dell’Igròt Kodesh (una raccolta di lettere del Rebbe di Lubavich), dopo di che i genitori si apprestarono a leggere la risposta che la Divina Provvidenza aveva fatto loro ‘capitare’. Il contenuto della lettera parlava dell’importanza di stare attenti a fare sempre il Kiddùsh e l’Havdalà proprio col vino, e non con un suo sostituto, come il succo d’uva. La lettera parlava anche di quanto la guarigione della “luce degli occhi dell’uomo” fosse connessa al Kiddùsh e all’Havdalà fatti sul vino. Il padre della bimba tornò a leggere più e più volte quelle parole. Non si era certamente aspettato una simile risposta!

   Erano anni che egli faceva il Kiddùsh sul succo d’uva, dato che trovava difficile farlo col vino. Pensò allora di mescolare forse in futuro vino e succo, ma subito respinse quell’idea: le parole del Rebbe erano chiare, solo vino! Già il Sabato successivo il Kiddùsh fu fatto col vino, secondo le direttive del Rebbe. All’inizio la cosa non gli fu per niente facile ma, col passare del tempo, la difficoltà diminuì, fino a scomparire del tutto. Ora non restava che aspettare… la guarigione.

   Tre mesi dopo, l’undici di Nissàn, giorno del compleanno del Rebbe, i genitori si presentarono con la loro bimba alla visita di routine, nell’ambulatorio del prof. Ben Ezra. L’infermiera fece sedere la bambina ed iniziò il controllo, ma, ancor prima di aver terminato, le sfuggì un grido di meraviglia: “C’è un miglioramento!” Subito corse a chiamare il professore, affinchè egli stesso visitasse la piccola. Il professore, dopo aver a sua volta controllato la vista della bambina, confermò la presenza di un miglioramento eccezionale, grazie a D-O. Dal numero sette gli occhiali erano scesi al numero tre! E la prossima visita?… Fra un anno!

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