Bellezza fisica e perfezione spirituale Pubblicato il 5 Novembre, 2015

La descrizione della bellezza di nostra madre Sara esprime, di fatto, la sua bellezza spirituale e la perfezione delle sue buone azioni e della sua vita spirituale, così che la perfezione dell’anima si esprime anche nella perfezione del corpo.

luce dell'anima“La vita di Sara fu di cento anni, vent’anni e sette anni; questi furono gli anni della vita di Sara” (Bereshìt 23,1)
Del verso “La vita di Sara fu di cento anni, vent’anni e sette anni” il Midràsh dice: “D-O conosce i giorni degli integri… come essi sono integri, così i loro anni sono integri. A vent’anni era come a sette in quanto a bellezza e a cento come a venti in quanto (purezza d)ai peccati “. Da questo commento si comprende che Sara era perfetta sia nelle sue buone azioni che nella sua bellezza. Questo collegamento fra l’integrità delle azioni e la bellezza esteriore richiede un chiarimento. Dalle parole del Midràsh si comprende che la perfezione di Sara “come a sette anni in quanto a bellezza” non esprimeva soltanto la sua bellezza fisica, ma anche il livello spirituale di nostra madre Sara. In che modo la bellezza fisica esprime la perfezione spirituale?

Collegamento di opposti
Il collegamento fra l’anima, che è spirituale, e il corpo, che è materiale, è un collegamento di opposti. L’anima è, per sua essenza, Divina, ed è al di sopra dei mutamenti di tempo e di luogo. Al contrario, il corpo fisico è sottoposto ai limiti del tempo e dello spazio e, come tutti possono vedere, le mutazioni del tempo e le condizioni del luogo lo danneggiano. Quando si vede un uomo, sul cui corpo gli anni trascorsi e i disagi sofferti durante i giorni della sua vita non hanno lasciato il loro segno, ciò dimostra che la luce dell’anima splende in lui al punto tale da elevare anche il corpo al di sopra dei suoi limiti, così da attingere anch’esso dall’eternità e dall’illimitatezza dell’anima. È questa la particolare perfezione che la Torà rileva in Sara: il fatto che la luce della sua anima risplendesse con una tale forza da poter essere riconoscibile anche nel suo corpo fisico.

Di fronte alla minaccia
In generale, quando l’uomo si trova a dover far fronte ad un ambiente ostile, che si oppone alla sua fede ed ai suoi valori, egli ha tre diverse possibilità di affrontare la situazione. 1) Egli vive nell’ambiente facendosene coinvolgere, e addirittura tende a lasciarsi influenzare da esso, ma, avendo preso la ferma decisione di superare la prova, resiste alla sua influenza. 2) Egli si isola, distaccandosi dall’ambiente che lo circonda, così che esso non possa esercitare alcuna influenza su di lui. Lo svantaggio di queste due modalità è che in entrambi i casi, di fatto, l’ambiente circostante rappresenta una minaccia per l’individuo, ed egli la dovrà affrontare, sia che ciò comporti una ferma decisione o il distacco. 3) L’uomo irradia intorno a sé una forza ed una potenza tali, da trasformarsi egli stesso in una figura che esercita un’influenza sul proprio ambiente, e di conseguenza non avrà più alcun timore né alcuna possibilità di venirne influenzato. Questa è la situazione migliore e la più perfetta: quando l’ambiente non costituisce una minaccia nei confronti dei valori e del cammino della persona, in quanto è la persona stessa ad influenzare l’ambiente, secondo il volere di D-O.

Un recipiente per la luce dell’anima
Anche nel rapporto conflittuale che si crea fra il corpo e l’anima esistono queste tre possibilità. 1) La persona resiste alle tentazioni dettate dal corpo, prendendo in merito una ferma decisione. Di per sé egli si sente attratto dai desideri del corpo, ma in forza della decisione presa e della sua volontà, supera queste tentazioni. 2) La persona si distacca da tutto ciò che è fisico e si dedica completamente alla spiritualità. In conseguenza di ciò, il corpo con i suoi desideri non hanno alcuna influenza su di lui, dato che egli si distacca dalle cose materiali. In questi due casi, comunque, il corpo resta una realtà separata che rappresenta una minaccia per l’anima, e l’anima deve affrontare la minaccia, sia che ciò comporti una ferma decisione o un distacco. La vera perfezione è quando l’uomo potenzia la luce della propria anima al punto che il corpo si annulla completamente di fronte ad essa. In questo caso, il corpo diviene un recipiente nel quale la luce dell’anima può rivelarsi, al punto che esso non aspirerà più a null’altro che a sottomettersi completamente alle aspirazioni spirituali dell’anima. Questo era lo stato di perfezione di Sara: la sua anima illuminava il corpo al punto tale, da renderlo un recipiente adatto al manifestarsi della luce dell’anima. Di conseguenza, anche il corpo fisico si impregnò della forza e dell’eternità dell’anima, così che i cambiamenti di tempo e di luogo non ebbero un effetto su di esso e non danneggiarono la bellezza di Sara. Risulta quindi che la descrizione della bellezza di nostra madre Sara esprime, di fatto, la sua bellezza spirituale e la perfezione delle sue buone azioni e della sua vita spirituale, così che la perfezione dell’anima si esprime anche nella perfezione del corpo.
(Likutèi Sichòt, vol. 5, pag. 92)

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