Il tempo stimato per l’arrivo di Moshiach? Oggi! Pubblicato il 27 Maggio, 2015

Noi viviamo un'epoca particolare, che ci vede protagonisti nel processo della Redenzione. La responsabilità e l'unicità del compito che ci è richiesto ci deve dare la forza di svolgerlo e di viverlo fino in fondo, fino a meritare la rivelazione finale, possa essa essere 'oggi' stesso!

 

    Innumerevoli volte, il Rebbe, annunciando la Redenzione, ha dichiarato: “Il tempo della vostra Redenzione è arrivato.” Il Rebbe cita il midràsh dal Yalkùt Shimòni, secondo il quale Moshiach dirà al Popolo d’Israele: “Il tempo della vostra Redenzione è arrivato.” Qual’è il significato di “Il tempo della vostra Redenzione è arrivato”? Quale è la relazione fra ‘tempo’ e ‘Redenzione’? È noto che la Redenzione viene paragonata allo Shabàt, come diciamo nella benedizione di ringraziamento, dopo il pasto: “Il Misericordioso ci conceda il giorno che è tutto Shabàt e riposo per una vita eterna.” Se è così, noi possiamo imparare il significato che si nasconde nelle parole “il tempo della vostra Redenzione” dallo Shabàt. È noto che noi possiamo accettare l’entrata dello Shabàt, a partire dal tempo di ‘Pelàg haMinchà’ (un’ora e un quarto prima di notte). Nelle prime ore del pomeriggio del venerdì, non è ancora possibile accettare lo Shabàt. Anche se un Ebreo dichiarasse di accettare su di sé lo Shabàt, si vestisse degli abiti della festa, e sua moglie accendesse le candele, le leggi dello Shabàt non entrerebbero ugualmente ancora in vigore. Dopo il tramonto del sole, invece, la cosa non è più in questione: lo Shabàt è entrato.

     In un suo discorso, il Rebbe racconta di un medico che ha condotto una ricerca, dalle  cui conclusioni  emerge che il ritmo del polso dell’Ebreo, di Shabàt, è differente da quello del resto della settimana. La santità dello  Shabàt tocca e riguarda ogni Ebreo, per cui, quando lo Shabàt ‘entra’, entra in assoluto. Vi è però un periodo intermedio, nel quale un Ebreo può già accettare l’entrata dello Shabàt (da Pelàg haMinchà) e ciò dipende dalla sua volontà e dal suo desiderio. Cosa accade allora? È detto che a Shabàt, la luce particolare dello Shabàt penetra in ognuno di noi, anche in  chi dichiara, che D-O non voglia, di non volere questa luce. Anche il suo polso cambia, anche dentro di lui, questa luce splende… Vi è però un periodo in cui la luce dello Shabàt non è ancora discesa nel mondo, mentre la sua santità già esiste. In questo lasso di tempo tutto dipende dall’Ebreo: se egli accetta lo Shabàt, egli riceve la luce; se no, si tratta ancora per lui di un semplice giorno feriale.

      Rispetto alla Redenzione, si verifica la stessa condizione. Il Rebbe dice che, rispetto alla Redenzione, noi siamo al livello della vigilia dello Shabàt, già nelle ore del pomeriggio, in cui si può accettare su di sé lo Shabàt. Ciò significa che noi siamo in un tempo in cui la cosa dipende da noi: se accettiamo su di noi la luce e la santità della Redenzione, allora, sicuramente essa dimorerà su di noi. Noi siamo oggi nel tempo in cui la luce di Moshiach si trova già nel mondo, ed ora dipende solo da noi accettare su di noi la Redenzione. Fra poco il tempo della Rivelazione finale arriverà. Noi apriremo allora i nostri occhi e vedremo la rivelazione della Gheulà, ed allora, anche se un Ebreo dichiarerà di non volerla, che D-O non voglia, ciò non gli servirà. La Redenzione verrà comunque, lo avvolgerà, gli aprirà la porta e lo farà entrare. Ora però è il tempo in cui la cosa dipende da noi e dalla nostra accettazione.

    Vi è un altro aspetto da comprendere, che ci darà la possibilità di agire, per affrettare il processo della Redenzione. Quando un Ebreo prende su di sé l’entrata dello Shabàt presto, al Pelàg haMinchà, egli è allora già obbligato a rispettare tutte le leggi dello Shabàt. L’obbligo del rispetto delle leggi dello Shabàt viene insieme alla sua meravigliosa luce. Lo stesso avviene per la Redenzione. Quando noi accogliamo Moshiach, allora noi accettiamo veramente lo Shabàt, poiché allora noi meritiamo la meravigliosa luce di Moshiach. Anche per quel che riguarda il tempo di Moshiach, però, vi sono leggi secondo cui vivere, per cui accogliere ora Moshiach, vuol dire anche vivere come dovremmo nell’era della Redenzione. Vivere facendo entrare Moshiach in ogni momento della nostra vita,  pronti ad accoglierlo in ogni momento, porta a rivelare il livello personale della nostra yechìda, quella parte Divina che è in noi e che è unita alla yechìda generale di Moshiach, rivelazione che porta alla Gheulà finale e completa.

     La Ghemarà, nel trattato di Sanhedrin, racconta la storia dell’incontro fra Rabbi Yehoshùa ben Levi e Moshiach, alle porte di Roma. Rabbi Yehoshùa riconosce Moshiach secondo i segni che ha ricevuto da Eliàu haNavi e gli si rivolge chiedendogli: “Quando verrai, Maestro?” Moshiach risponde: “Oggi!” Alla fine, quando Moshiach non si è rivelato in quel giorno, Eliàu gli spiega che l’intenzione era: “Oggi – se voi ascolterete la Sua voce.” Viene allora chiesto: che tipo di domanda è questa: “Quando verrai, Maestro?” Vi è una legge specifica riportata dal Rambam, secondo la quale, quando il Popolo d’Israele farà teshuvà, esso sarà redento. Certo Rabbi Yehoshùa conosceva questa legge. Perché quindi rivolgere una simile domanda? Di fatto la domanda di Rabbi Yehoshùa era ad un livello molto più profondo.  Egli chiese a Moshiach “Quando verrai,  Maestro?” – che tipo di Servizio dobbiamo riuscire a svolgere per affrettare la tua venuta? A questa domanda, Moshiach  rispose “Oggi!” Moshiach non ha aggiunto le parole: “Se voi ascolterete la Sua voce”, poiché con Moshiach non c’è “se”. Moshiach non è in questione, non è in dubbio. La risposta di Moshiach alla domanda: “Quale livello dobbiamo raggiungere per meritare la rivelazione?” è: “il livello di ‘Oggi’”. Quando un Ebreo vive con l’”Oggi”, con il fatto essenziale che Moshiach arriva oggi, sarà questo stesso fatto ad affrettare la sua venuta. Il Rebbe dice anche, che la pura gioia porta il Moshiach ed un Ebreo che crede che Moshiach arrivi oggi, sarà senz’altro un Ebreo pieno di gioia!

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