Bisogna pensare da soli Pubblicato il 15 Giugno, 2017

Sul compito stesso che è affidato all’Ebreo, non vi devono essere dubbi. Anche le vie per realizzarlo devono accordarsi alle leggi della Torà e ai comandi di D-O. Ognuno, tuttavia, deve attivare da solo la propria intelligenza e la propria comprensione e trovare con le proprie forze la via migliore per adempiere alla volontà Divina.

pensiero“Manda per te – secondo il tuo parere” (commento Rashi, Bemidbàr 13, 2)
Quando il popolo d’Israele, guidato da Moshè, dopo aver ricevuto la Torà sul monte Sinai e dopo aver costruito il Santuario, si trovò finalmente in procinto di entrare nella terra che D-O aveva promesso loro, la Terra d’Israele, propose a Moshè di mandare degli esploratori, in vista della prossima conquista. Moshè si consultò allora in proposito con D-O, Che gli disse: “Manda per te – secondo il tuo parere”; come per dire ‘se vuoi mandarli, mandali’. È chiaro che Moshè non avesse alcun dubbio sul fatto che la terra fosse buona, né tantomeno sulla promessa che D-O aveva fatto di darla al popolo d’Israele. La sua intenzione nell’invio di esploratori fu solo quella di ottenere informazioni utili alla modalità di conduzione della guerra per la conquista della terra. Proprio così, infatti, è detto nel verso: “Mandiamo davanti a noi degli uomini… e ci riferiscano sulla strada che dovremo percorrere e sulle città nelle quali dovremo recarci” (Devarìm 1, 22). Nonostante D-O avesse promesso la Terra d’Israele al popolo d’Israele, secondo la Torà non bisogna comunque affidarsi al miracolo, ma agire in ogni cosa per vie naturali. Per questo, Moshè pensò che la cosa giusta da fare, fosse inviare degli esploratori. Ciononostante, egli non si fidò di se stesso e si consultò con D-O.

Una cosa ovvia
Si pone però a questo punto una domanda: se il comportamento da seguire doveva essere comunque questo, perché non fu D-O Stesso a comandare l’invio di esploratori? Se, infatti, secondo la Torà si dovevano mandare degli esploratori, perché D-O lasciò la cosa alla decisione di Moshè e, anche dopo che questi la propose, gli disse: “Manda per te – secondo il tuo parere”? La risposta è semplice: proprio perché ciò era richiesto dalla natura stessa delle cose, essendo ovvio che bisognasse prepararsi alla conquista della terra nella migliore maniera naturale possibile, non vi era alcun bisogno che D-O lo specificasse. E non solo non era necessario che D-O lo dicesse, ma è volontà stessa di D-O che l’uomo si sforzi e pensi da solo a quale sia la via migliore e più completa da seguire per attuare i comandi Divini.

Un compito eterno
Da questo tema della parashà degli esploratori è possibile ricavare un insegnamento sempre valido: come al nostro popolo che uscì dall’Egitto fu comandato di conquistare la terra di Canaan e di trasformarla nella Terra d’Israele, nel suo significato concettuale, questo compito è affidato ad ogni Ebreo in ogni generazione. D-O ci comanda di “conquistare” la materialità del mondo e di metterla al servizio della santità. Noi potremmo pensare di dover aspettare un ordine particolare in relazione ad ogni diversa circostanza e attendere così che il “Moshè” della generazione ci dica esattamente dove andare, cosa dire e cosa fare. La Torà ci insegna che dobbiamo invece impegnarci e pensare da soli. Ognuno deve guardarsi intorno, notare egli stesso le possibilità che gli si presentano e decidere per conto proprio quale sia la via migliore da seguire per adempiere alla volontà Divina e “conquistare” il mondo, sottomettendolo al regno della santità.

Non mettere in dubbio
Parallelamente a ciò, bisogna anche ricordarsi l’insegnamento principale della parashà degli esploratori. Quando siamo mandati a valutare come compiere la missione, non ci è richiesto di esprimere un’opinione sulla missione stessa. L’errore degli esploratori fu quello di decidere che il compito in generale fosse troppo arduo. In questo essi peccarono, poiché non a questo scopo furono inviati. Sul compito stesso che è affidato all’Ebreo, non vi devono essere dubbi. Anche le vie per realizzarlo devono accordarsi alle leggi della Torà e ai comandi di D-O. Ognuno, tuttavia, deve attivare da solo la propria intelligenza e la propria comprensione e trovare con le proprie forze la via migliore per adempiere alla volontà Divina.

(Sefer haSichòt 5748, vol. 2, pag. 490)

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