Scintille di santità Pubblicato il 8 Novembre, 2018

Essàv non era completamente malvagio e corrotto. La radice e l’origine di Essàv sono impiantate nei livelli Divini più elevati. Per questo Izchàk lo amò e volle benedirlo, allo scopo di scoprire il bene eccezionale nascosto in lui.

scintille“E Izchàk amava Essàv perché mangiava ciò che cacciava, mentre Rivkà amava Yacov” (Bereshìt 25:28)
Izchàk e Rivkà ebbero un atteggiamento differente verso il loro figli: Izchàk amava Essàv, mentre Rivkà amava Yacov. Prima di morire, Izchàk chiese di benedire Essàv, ma Yacov, con l’aiuto della madre Rivkà, gli prese le benedizioni. È chiaro che nostro padre Izchàk conoscesse l’essenza di Essàv il malvagio, e nonostante ciò lo amò e desiderò benedirlo. Sul rapporto particolare che legava Izchàk ad Essàv il midràsh racconta: quando Essàv cercò di opporsi alla sepoltura di Yacov nella grotta di Machpelà, Chushìm, figlio di Dan, lo decapitò, e la testa di Essàv cadde nella tomba di Izchàk e restò lì. Ciò allude al fatto che la ‘testa’ di Essàv appartiene al regno di santità di Izchàk.

Essàv e Ishmaèl
Come da Izchàk uscì Essàv, così da Avraham uscì Ishmaèl. Ma ecco, un fenomeno interessante: Ishmaèl si pentì durante la vita di suo padre, mentre Essàv il malvagio non si pentì mai. Nonostante ciò, Essàv è definito ‘israelita apostata’, e resta un erede di Izchàk, come è detto: “Ho assegnato in eredità ad Essàv” (Devarìm 2:5). Ishmaèl invece, nonostante si sia pentito, è definito goi (non Ebreo, appartenente alle nazioni) e non ereditò da suo padre, come è detto: “Il figlio di questa schiava non erediterà” (Bereshìt 21:10). Questo fatto testimonia la differenza essenziale che li divide: Ishmaèl, nella sua essenza interiore, non era una parte di Avraham; era goi, nonostante fosse uscito da Avraham. Essàv invece, nella sua essenza interiore, era figlio di Izchàk; era da considerarsi israelita, anche se apostata. Nonostante avesse peccato e non si fosse neppure pentito, di fondo e per quanto riguarda la sua radice, era legato a Izchàk e a tutto ciò che egli rappresentò.

L’origine dei convertiti
Questo fatto trova espressione nella storia narrata dal midràsh sulla testa di Essàv, che è sepolta presso Izchàk: Essàv non era completamente malvagio e corrotto. La sua ‘testa’, ossia la sua origine superiore, è collegata al regno della santità di Izchàk. Nonostante questa ‘testa’, collegandosi al ‘corpo’, sia degradata ai livelli più bassi, tanto che neppure si pentì, la sua origine superiore resta tuttavia per sempre radicata nel regno della santità. Non solo: la radice e l’origine di Essàv sono impiantate nei livelli Divini più elevati; scintille di santità estremamente elevate erano celati in Essàv (rivelandosi nel corso delle generazioni in personalità quali Onkelos il convertito, Rabbi Meìr, ecc., che furono discendenti di Essàv e si convertirono). Izchàk vide in Essàv la sua radice originaria e quelle scintille di santità. Per questo lo amò e volle benedirlo, allo scopo di scoprire il bene eccezionale nascosto in lui.

Insegnamento per le generazioni
Rivkà però sapeva che la cosa era impossibile. Essàv è buono solo quando la sua ‘testa’ è separata dal ‘corpo’. Quando Essàv compare nel mondo, quando la sua ‘testa’ è collegata al suo ‘corpo’, egli è corrotto anche più di Ishmaèl, che era un ‘uomo selvaggio’ (Bereshìt 16:12). Solo la ‘testa’ di Essàv è sepolta con Izchàk, mentre nella sua figura intera egli è ‘Essàv il malvagio’. Tuttavia, i grandi sforzi di Izchàk di salvare Essàv comportano un insegnamento valido per le generazioni: se Essàv, che è vissuto prima del Matàn Torà, porta il titolo di israelita, essendo figlio di Izchàk, tanto più noi dobbiamo apprezzare ed amare ogni Ebreo, guardare alla sua ‘testa’, alla sua radice ed alla sua essenza, e cercare di rivelare il suo nucleo interiore, l’Ebreo che è in lui.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 15, pag. 191)

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