Una mizvà che salva la vita Pubblicato il 28 Settembre, 2018
Pur essendo in piena guerra, anche quell'anno Succòt era arrivato.“Chag sameach (‘festa gioiosa’)”, disse quel soldato, rivolgendosi al comandante del carro. Il comandante guardò quello strano soldato religioso e disse: “Festa cosa?”...
Dopo aver recitato la benedizione sul lulàv, l’abitudine di Mejr come chassìd Chabad, di impegnarsi nelle campagne che il Rebbe ha lanciato, allo scopo di offrire l’opportunità ad altri Ebrei di compiere una mizvà, si risvegliò in lui. Egli propose quindi al resto dell’equipaggio del suo carro di recitare anch’essi la benedizione. I suoi compagni lo conoscevano ormai, ed erano abituati al suo stile, per cui accettarono di buon grado. Mejr decise a quel punto di estendere anche ad altri soldati la sua proposta. Lasciò quindi i ‘dalet minim’ nel suo carro, e si diresse a quello vicino, che era parcheggiato a duecento metri di distanza. “Chag sameach (‘festa gioiosa’)”, disse, rivolgendosi al comandante del carro. Il comandante guardò quello strano soldato religioso e disse: “Festa cosa?” Mejr sapeva che il comandante veniva da un kibbùz estremamente anti-religioso del Shomer HaZaìr. Conosceva anche le sue vedute che, per la maggior parte, erano in contrasto con l’Ebraismo. “Chag sameach”, ripetè. “Oggi è Succòt, e abbiamo appena ricevuto un lulàv ed un etròg. “Venga, lei coi suoi uomini, a dire le benedizioni su di essi.”
Il comandante del carro non si dimostrò con lui come avrebbe fatto, se lo avesse incontrato in altre circostanze. Dopotutto erano compagni d’armi ed era più difficile opporre un rifiuto, anche se la ‘resa’ non fu né facile né immediata.”Cosa vieni a parlarmi di mizvòt? Non vedi cosa succede qui? Quale festa e quali mizvòt? Mentre stai qui a parlare con me, potrebbero ucciderti! Lascia perdere, non è proprio il momento.” Mejr solo sorrise e disse: “Venga, le dico, e chiami anche gli altri. Non sia così negativo. Dopotutto, oggi è Succòt…” Dopo ancora un po’ di tira e molla, il comandante acconsentì alla richiesta. Egli chiamò anche gli altri membri dell’equipaggio del carro e, tutti insieme, si diressero verso il carro di Mejr. Il comandante fu il primo a recitare la benedizione. Aveva appena preso in mano il lulàv, quando, nelle immediate vicinanze, si sentì il boato di un’esplosione. I soldati che si erano raggruppati intorno a Mejr, non potevano credere ai loro occhi. Una colonna di fumo si levava dal loro carro, che era stato colpito da un attacco diretto. Tutti loro erano stati seduti lì dentro, non più di pochi minuti prima! Il carro era stato inghiottito dalle fiamme, e da dentro si poteva sentire il suono delle munizioni che esplodevano. Il primo a riprendersi dallo shock fu il comandante. “Grazie a te! Grazie al tuo lulàv!” egli gridò e si buttò su Mejr abbracciandolo. Dopo essersi un po’ calmati, il comandante disse a Mejr che, fino al termine della festa, egli avrebbe conservato l’etròg in tasca. Sarebbe stato il suo portafortuna. “Mi ha salvato la vita. Chiunque vorrà dire la benedizione, lo dovrà prendere in prestito da me.”
Lo Shabàt di Chol HaMoed (Mezza Festa), trovò Mejr ed i suoi compagni trincerati in rifugi che avevano scavato nella sabbia. Mejr era riuscito a tener da parte un po’ di vino per il Kiddùsh. La sera del Venerdì, durante uno dei momenti di tregua, egli propose di uscire dal rifugio “per sgranchirsi un po’ le gambe e fare il Kiddùsh”. Ad alcuni degli uomini l’idea piacque e, nonostante il pericolo che ciò comportava, uscirono da lì. Gli altri, che si sentivano molto giù, si rifiutarono di uscire. Dopo un po’di preghiere, comunque, si decisero anche loro e vennero fuori a sentire il Kiddùsh. Si avvicinarono al carro più vicino, che servì loro come tavolo. Mejr vi mise sopra il bicchiere, versò il vino, sollevò il bicchiere ed iniziò a recitare il Kiddùsh. Quando finì la benedizione ed i presenti risposero ‘amèn’, l’area venne scossa dalla violenza di un’esplosione. Questa volta era molto vicina. Ancora una volta si trattava dell’attacco diretto di una granata egiziana. Era caduta proprio nel rifugio che avevano appena lasciato! “Ci hai salvato la vita! Due volte!” esclamarono i soldati. Mejr sorrise. “Non sono stato io. È la mizvà!” egli disse, con modestia.
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