Cinque ‘kolòt’ nel Matàn Torà Pubblicato il 24 Gennaio, 2019
Con il Dono della Torà, D-O ci ha rivelato i livelli più elevati, e quando l’Ebreo si occupa di Torà, egli raggiunge non solo la santità relativa ai limiti della Creazione, ma anche quella più elevata, appartenente a D-O Stesso, che trascende del tutto i limiti della Creazione.
“E vi furono tuoni e lampi” (Shemòt 19: 16)
La Torà descrive il Dono della Torà con queste Parole: “E vi furono tuoni (kolòt) e lampi… ed un suono (kol) dello shofàr… Il suono (kol) dello shofàr… e il Signore gli rispondeva con la (Sua) voce (kol)”. Su questa base, i nostri Saggi hanno detto che la Torà fu data con cinque ‘kolòt’ (suoni, voci): tre volte compare la parola ‘kol’ ed ancora una volta, al plurale, ‘kolòt’, che allude a due ulteriori suoni. Ogni cosa nella Torà è precisa e riveste un significato, e ciò vale ancora di più per tutti i particolari che riguardano il Dono della Torà. Il Dono della Torà rappresenta una rivelazione portentosa di D-O nel mondo, e quando la Torà dice che questa rivelazione si presentò con cinque ‘kolòt’, si può comprendere come ciò esprima un tema essenziale della Torà, in grado di manifestarne una sua particolare qualità.
Il suono come manifestazione
Il motivo generale del ‘kol’ (suono, voce) è quello di rivelare qualcosa che fino a quel momento era nascosto. L’uomo, ad esempio, rivela per mezzo della sua voce ciò che era immerso e nascosto nel suo cervello e nel suo cuore. Le cinque ‘kolòt’ che accompagnarono l’evento del Dono della Torà, quindi, esprimono cinque diverse manifestazioni del Santo, benedetto Egli sia. Anche dal punto di vista umano, noi riconosciamo l’esistenza di voci differenti, capaci di esprimere messaggi interiori diversi. Vi è la voce che esprime comando, che è forte e decisa; vi è poi la voce con la quale si spiegano temi intellettuali, “Le parole dei sapienti, dette con calma, vengono ascoltate” (Ecclesiaste 9,17). E ancora, vi sono molti altri tipi di voci, ognuna delle quali esprime qualcosa di particolare. Nel modo in cui D-O si rivelò a noi col Dono della Torà, vi furono cinque rivelazioni differenti.
I limiti del mondo creato
La Creazione, nel suo complesso, è rappresentata dal numero quattro. Il mondo è stato creato per mezzo del Tetragramma, l’impronunciabile Nome di D-O composto da quattro lettere. I mondi spirituali superiori si dividono in quattro: Emanazione, Creazione, Formazione e Azione (Azilùt, Brià, Iezirà e Assià). Anche le creature del nostro mondo si dividono in quattro regni: minerale, vegetale, animale e parlante. Queste quattro divisioni comprendono tutta la Creazione. Il regno minerale è quello più basso, là dove la vita non è presente. Al di sopra di esso si trova il regno vegetale, nel quale vi è una forma limitata di vita, che riguarda solo il livello del germogliamento e della crescita. Ad un grado più alto vi è il regno animale, nel quale vi è già una vera e propria energia spirituale, un tipo di anima. Al livello più elevato si trova l’uomo, cui appartiene la facoltà del parlare, e quella che gli consente di comprendere aspetti che sono genuinamente spirituali, tanto da arrivare ad afferrare, con il suo intelletto, l’esistenza di un livello che trascende i limiti del mondo e della Creazione.
Al di sopra della Creazione
Se la Torà fosse stata data solo con quattro ‘kolòt’, ciò avrebbe comportato il significato di una manifestazione della santità Divina, limitata al livello che appartiene solo ai confini della Creazione, rappresentata appunto dal numero quattro. Poichè ci viene detto invece che la Torà fu data con cinque ‘kolòt’, ciò significa che allora, vi fu una rivelazione Divina che trascese i limiti della natura. Il numero cinque simboleggia la completezza del campo limitato della creazione (quattro), alla quale si aggiunge qualcosa: D-O Stesso (Lui è il Quinto). Con il Dono della Torà, D-O ci ha rivelato i livelli più elevati, e quando l’Ebreo si occupa di Torà, egli raggiunge non solo la santità relativa ai limiti della Creazione, ma anche quella più elevata, appartenente a D-O Stesso, che trascende del tutto i limiti della Creazione.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 6, pag. 107)
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