Anche i frammenti delle Tavole furono posti nell’Arca Pubblicato il 5 Marzo, 2021

Per quale scopo i frammenti delle Tavole spezzate da Moshè furono posti nell’Arca, pur ricordando essi il grave peccato del popolo d’Israele?

“E gettò dalle sue mani le Tavole, frantumandole ai piedi del monte” (Shemòt 32:19)
Quando Moshè scese dal Monte Sinai con le Tavole del Patto in mano e vide il popolo che si stava macchiando del peccato del vitello d’oro, spezzò le tavole. Egli le spezzò di sua iniziativa, ma i nostri Saggi dicono che D-O approvò il suo gesto, come è detto: “Le prime Tavole che (asher) tu hai spezzato” (Shemòt 34:1), che Rashi interpreta: “Si accresca la tua forza (yishar coach) per averle spezzate” (Rashi, Devarim 34:12). Dopo di ciò, D-O diede a Moshè le seconde Tavole, che ebbero in aggiunta il pregio di essere accompagnate dalle halachòt, dal midràsh e dalle aggadòt, e quindi da tutta la Torà Orale, che D-O diede con esse. Queste Tavole furono introdotte nell’Arca del Patto che era nel Santuario, ed accanto ad esse, nell’Arca, furono posti anche i frammenti delle prime Tavole.

Perché ricordare?
Per quale scopo i frammenti delle Tavole furono posti nell’Arca, pur ricordando essi il grave peccato del popolo d’Israele? Dobbiamo anche comprendere come mai la Torà Orale fu data proprio con le seconde Tavole, dopo che il popolo d’Israele peccò, abbassandosi, apparentemente, dal suo livello, mentre ci saremmo aspettati che venisse data con le prime Tavole, quando il popolo d’Israele era ancora ad un livello elevato? La Chassidùt spiega che l’uomo non può afferrare con la sua comprensione la Torà, essendo essa, nella sua essenza, infinita, in quanto sapienza illimitata del Santo, benedetto Egli sia. Fino a che l’uomo percepisce i confini della sua realtà limitata, questi costituiranno una barriera che impedisce di afferrare la Torà. La condizione per poter ricevere la Torà è l’annullamento della propria realtà di essere creato, fino a non sentire più se stessi come una realtà. Come è detto nella preghiera: “Possa io essere come polvere davanti a tutti”, ed allora è possibile chiedere: “Apri il mio cuore alla Tua Torà”.

Un elevazione che ostacola
Al momento del Matàn Torà, il popolo d’Israele si trovò in una condizione elevata. D-O ci prescelse fra tutti i popoli e ci innalzò su tutte le nazioni, e la nostra fu allora una sensazione di grande innalzamento ed elevazione. Pur avendo la rivelazione della Presenza Divina prodotto in noi una sensazione di sommo timore e annullamento, non si trattò tuttavia di un totale annullamento, ma dell’annullamento che viene da un’elevazione. Per questo, la Torà che fu data al Monte Sinai fu limitata. Non vi erano in essa le componenti infinite della Torà Orale, poiché i Figli d’Israele non erano in grado di contenere una tale rivelazione.

Uno spezzarsi del cuore come fattore positivo
In seguito al peccato del vitello d’oro e alla rottura delle Tavole ad opera di Moshè, invece, i figli d’Israele arrivarono alla sensazione più profonda di annullamento. Si spezzò loro il cuore nel petto, cosa che li portò alla condizione di “essere come polvere davanti a tutti”. Questo annullamento fu ciò che permise loro di ricevere la Torà Orale e le seconde Tavole, con il pregio aggiuntivo che le accompagnò. Questo è quindi il significato delle “Tavole e dei frammenti delle Tavole” che furono poste nell’Arca. Le Tavole intere rappresentano la sensazione di elevazione, e i frammenti delle Tavole rappresentano il cuore spezzato e l’annullamento che l’Ebreo deve sentire di fronte alla Torà. Queste due sensazioni devono trovar posto entrambe e contemporaneamente nel cuore dell’Ebreo, ed allora egli si rende adatto a ricevere la luce della Torà.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 26, pag. 248)

I commenti sono chiusi.