Dritti allo scopo Pubblicato il 24 Gennaio, 2021

Gettandosi in mare, Nachshon pensò solo ad un’unica cosa: come fare la volontà di D-O. Ed allora il mare si aprì.

Nachshon ben-Aminadav
Uno dei miracoli più grandi accaduti al popolo d’Israele, alla loro uscita dall’Egitto, fu quello dell’apertura del mar Rosso. I nostri Saggi raccontano che questo miracolo avvenne per merito di Nachshon ben-Aminadav, che quando vide il popolo intrappolato fra gli Egiziani e il mare, si sacrificò e si gettò nel mare. Dietro di lui vennero altri, ed allora il mare si aprì e il popolo vi passò all’asciutto. Questo atto di Nachshon non è facilmente accettabile, da un punto di vista halachico. Si pone infatti la domanda, se prima del Matàn Torà agli Ebrei fosse comandato di sacrificarsi per amore di D-O. Inoltre, Nachshon rappresentava una minoranza in confronto al resto del popolo, che tendeva ad altre soluzioni (tornare in Egitto, combattere gli egiziani, pregare). In base a cosa, quindi, ritenne che gli fosse permesso gettarsi nel mare, senza sapere che sarebbe avvenuto un miracolo?

Fare la volontà di D-O
La grandezza di Nachshon sta nel fatto che egli non pensò in assoluto né all’auto-sacrificio né alla differenza di posizioni all’interno del popolo. In cima ai suoi pensieri vi fu una sola ed unica cosa: l’istruzione che il Santo, benedetto Egli sia, aveva dato a Moshè: “Quando porterai il popolo fuori dall’Egitto, voi servirete il Signore su questo monte” (Shemòt 3:12). Da questo verso, Nachshon comprese che, dall’uscita dall’Egitto, si doveva procedere direttamente al Monte Sinai e ricevere la Torà. Questa era la volontà di D-O, e tutti gli ostacoli per la via non lo interessavano nel modo più assoluto. Nachshon pensò solo ad un’unica cosa: come fare la volontà di D-O. Gli era chiaro che tutte le altre proposte del popolo non portavano alla realizzazione dello scopo. Vi era una sola ed unica strada: procedere verso il Monte Sinai. Ed ora, c’è di mezzo il mare? Questa è una cosa che riguarda D-O. L’uomo deve fare ciò che spetta a lui e procedere.

Il mare si aprì
Così si comportò anche nostro padre Avraham. La Chassidùt spiega che ciò che caratterizzò in modo unico la totale devozione a D-O di Avraham, la sua totale disponibilità all’auto-sacrificio, fu il fatto che egli non pensò minimamente al fatto di sacrificarsi, ma solamente all’adempimento della volontà di D-O. Se a questo fine avesse dovuto sacrificarsi, si sarebbe sacrificato. Ma non come qualcosa che dovesse costituire per lui un merito. Così fu pure per Nachshon: se egli avesse considerato l’auto-sacrificio come un fine di per sé, avrebbe avuto senso porsi delle domande, ma egli non pensò in alcun modo all’auto-sacrificio, ma solo a come eseguire gli ordini di D-O e procedere verso il Monte Sinai. Per questo egli saltò nelle acque del mare, e dal momento che egli fece la sua parte, e si volse con tutte le sue forze ad adempiere al volere Divino, D-O fece anch’Egli la Sua parte, e divise il mare.

La missione della nostra generazione
Nachshon insegna ad ogni Ebreo la via. Bisogna pensare solamente allo scopo, all’adempimento della volontà Divina. Non bisogna pensare alle difficoltà e addirittura nemmeno all’auto-sacrificio. Bisogna fare ciò che va fatto, e se per farlo è necessario sacrificarsi, ci si sacrifica e si raggiunge lo scopo. La missione particolare della nostra generazione è portare la Redenzione. Per questo bisogna rivolgersi ad ogni Ebreo con amore e con affetto e avvicinarlo alla Torà, come preparazione verso la Redenzione. E nel momento che compiamo questa missione con la forza e la decisione che ci ha insegnato Nachshon, allora, anche se sarà necessario ‘attraversare il mare’, esso si aprirà davanti a noi e riusciremo a fare la volontà di D-O e portare la Redenzione vera e completa.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 1, pag. 135)

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