Il Monte Sinai Pubblicato il 14 Maggio, 2021

Umiltà e orgoglio, alto e basso, sono opposti che il Monte Sinai ci insegna a collegare.  

Racconta il Midràsh, che, quando il Santo Benedetto Egli sia volle dare la Torà al Popolo d’Israele, vennero tutte le montagne, chiedendo che su di loro fosse data la Torà. Ciascuna di loro rivendicava una qualità particolare, che doveva garantirle il grande privilegio. Disse loro il Santo Benedetto Egli sia: “Perché vi agitate, o monti gibbosi” (Salmi 68,17), l’unico che Io voglio è il Monte Sinài, poiché esso è il più basso fra i monti. Da qui si comprende, che la qualità fondamentale per ricevere la Torà, è l’umiltà e che solo con essa, e non con l’orgoglio, si possono osservare le sue mizvòt.

      Ci si chiede, però: se Ha Shem ha voluto dare la Torà in un luogo basso, per insegnarci l’importanza dell’umiltà, perché non ha scelto una valle o una pianura, invece che una montagna? Una montagna, infatti, è comunque un luogo elevato?! Ma è proprio attraverso questa combinazione, di Monte e Sinài, di ‘alto’ e di ‘basso’, che noi possiamo imparare come si debbano adempiere le mizvòt. Da un lato, ‘monte’ simbolizza altezza, fermezza. Dall’altro, ‘Sinài’ simbolizza umiltà, annullamento. Per ricevere la Torà, sono richieste entrambe queste condizioni.

    1. Altezza e fermezza, come il monte: bisogna essere orgogliosi della propria osservanza delle mizvòt, e non vergognarsene assolutamente di fronte a chi le deride. Bisogna osservare le mizvòt con fermezza, superando tutto ciò che viene a disturbare il loro adempimento. Ed il semplice motivo è, che le mizvòt sono la volontà del Santo Benedetto Egli sia. 

     2. Annullamento e umiltà, come Sinài: non inorgoglirsi delle proprie qualità personali, poiché solo l’uomo umile può ricevere le parole della Torà nella loro completezza. Come dice la preghiera: “e la mia anima sarà come polvere…” (‘ve nafshì ke afàr la kol tihiyè’), poiché solo allora “apri il mio cuore alla Tua Torà” (‘ptàch libì be Toratècha’), potrà compiersi. Fermezza e umiltà non sono in contraddizione l’una con l’altra. Nell’Ebreo queste due condizioni, per ricevere la Torà, si trovano unite. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro essere Ebrei ed osservare con fermezza le mizvòt, senza alcuna vergogna; con ciò, dobbiamo essere umili riguardo alle nostre qualità ed osservare tutte le mizvòt, con sottomissione, come il Monte Sinài.

      L’esempio migliore della possibilità di coesistenza di queste due condizioni la troviamo in Moshè Rabbèinu. Di lui è detto: “Ora quell’uomo, Moshè, era molto umile, più di qualunque altra persona sulla terra.” (Bemidbàr 12,3) D’altro lato, ognuno conosce l’eccezionale elevatezza di Moshè Rabbèinu, “scelto fra ogni altro uomo”, e certamente egli stesso era ben consapevole del proprio livello, dato che proprio lui e solo lui meritò di ricevere la Torà. Eppure, egli restava ‘molto umile, più di qualunque altra persona sulla terra.’ La spiegazione di ciò, sta nel fatto che egli sapeva perfettamente, che ogni sua qualità gli veniva data dall’Alto, che semplicemente non gli apparteneva. Per questo non aveva nulla di cui vantarsi. All’opposto, era certo che, se quelle stesse qualità fossero state date a qualcun altro, senz’altro questi avrebbe raggiunto un livello ben più elevato.

    La consapevolezza che tutto ci viene da HaShem, ci consente di servirLo nel modo migliore, senza interessi collaterali, solamente per adempiere alla Sua volontà, come il Monte Sinài.

One Response to “Il Monte Sinai”

  1. michele

    bellissimo midrash l’ho letto con piacere,per la saggezza arcana,anche se sapevo come finiva già.ma mi sono lasciato trasportare come un bimbo che da la sua manina al proprio papà

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