Miracoli di Nissàn Pubblicato il 2 Aprile, 2021

La prognosi era tutt'altro che rosea: bisognava amputare, per non mettere in pericolo la vita. Cosa si poteva fare? Forse, un ultimo tentativo...    

I miracoli vanno d’accordo col mese di Nissàn, e questo è uno di quelli, raccontato da rav Moshe Abada di Ofakìm. “Martedì di Chòl haMoèd Pèsach, 17 di Nissàn dello scorso anno, alle due e mezza circa del pomeriggio, ricevetti una telefonata dal mio amico, rav Izchak Abuksis, anche lui di Ofakìm. Rav Izchak mi parve parecchio preoccupato, quando mi raccontò di una sua parente, ricoverata nell’ospedale ‘Laniado’ di Natania. “La sua condizione non è buona. – disse – I dottori hanno appurato uno stato di necrosi ad uno degli arti inferiori, e premono perché si proceda immediatamente ad un’amputazione dell’arto in questione, che D-O non voglia, allo scopo di non mettere in pericolo la vita stessa dell’ammalata. Mi rivolgo a te perché tu scriva al Rebbe, chiedendo una benedizione di guarigione per lei, per mezzo dell’Igròt Kòdesh (raccolta di lettere di  risposta del Rebbe a migliaia di richieste di benedizioni e consigli).” “Per quanto riguarda lo scrivere – risposi – non è mio uso farlo nei giorni di mezza festa, data la santità del periodo, ma in ogni caso chiederò senz’altro una benedizione.”

          Senza perder tempo presi un volume dell’Igròt Kòdesh, rivolsi mentalmente la mia richiesta e aprii. La risposta che compariva, trattava dell’importanza della pace e del ‘risiedere della pace’… “Rav Izchak, – mi rivolsi al mio amico per telefono – secondo il contenuto della risposta, sembra che vi sia lì una lite con qualcuno, ed il Rebbe vuole che fra di loro ‘risieda la pace’. Senz’altro ciò porterà delle buone notizie.” La conversazione si concluse così, se non che, dopo pochi minuti, egli mi richiamò emozionato. “Rav Moshe, la famiglia dice che, effettivamente, esiste un problema doloroso, che richiede, come soluzione, che ‘la pace risieda’ fra loro. La famiglia vorrebbe parlarti.”

              Erano circa le cinque e mezza, quando una delle figlie chiamò e raccontò di come erano rimasti sorpresi della ‘diagnosi’, dato il problema esistente fra la madre e la  cognata, ed anche quello con una vicina, ma…. cosa si può fare? Le dissi che, secondo me, era essenziale portare la cognata e la vicina all’ospedale, in modo che si scusassero fra di loro, lì vicino al letto dell’ammalata, e che esse stesse le dessero la loro benedizione per una pronta guarigione. Di sicuro si sarebbero potuti vedere presto  buoni risultati.

            Alle nove e mezza ricevetti una telefonata. Era una delle figlie, che, con grandissima emozione, raccontò: “Abbiamo seguito il consiglio. Sia la cognata che la vicina sono venute all’ospedale e lì, vicino al letto di mia madre, hanno fatto pace. Esse le hanno dato una benedizione di completa guarigione e di lunghi anni di salute e serenità. E …pochi minuti fa, i dottori ci hanno chiamato, per dirci che, in modo del tutto inspiegabile, il sangue ha ripreso a circolare nella gamba, fatto che rende superflua l’operazione e consente un normale trattamento a base di farmaci, grazie a D-O. Siamo semplicemente sbalorditi e felici per il miracolo.”

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