Un “rimedio” originale Pubblicato il 8 Novembre, 2021

Masha tirò fuori tutte le diagnosi psicologiche che aveva ricevuto. “Questi sono i miei problemi” disse, poggiando i fogli sulla scrivania del Rebbe. "Il problema è che io sono troppo egoista, e ciò distrugge la mia vita!” “Allora smetti di essere egoista!”, le disse il Rebbe, semplicemente, e le diede un originale consiglio.....

Masha, una giovane ragazza in età da marito, faceva molta fatica a trovare il “diamante” adatto a lei. Era molto egoista e selettiva. Con ogni ragazzo che incontrava parlava solo di se stessa: di cosa aveva bisogno, di cosa bisognava darle e di come si aspettava che il suo sposo dovesse sostenerla. E il risultato prevedibile fu sempre lo stesso: dopo una simile ‘conferenza’, nessun ragazzo voleva incontrarla una seconda volta. Le fu consigliato di rivolgersi ad uno psicologo, che individuasse l’origine del problema e la soluzione possibile. Masha si recò da ben più di uno psicologo. Ognuno di essi offrì una diversa interpretazione della causa del comportamento di Masha: chi affermò con sicurezza che evidentemente tutto derivava dal fatto che la madre di Masha era tesa quando l’allattava, chi le ‘rivelò’ che sua madre non si affrettava ad andare da lei quando da neonata piangeva e quindi, nel suo inconscio, aveva perso la fiducia nella madre e in generale negli altri, e chi ancora fece dipendere il tutto da un problema di origine ereditaria. In ognuno dei casi, la diagnosi portò i psicologi a concludere che la ragazza non aveva molte possibilità di trovare marito. Riguardo ad un rimedio al problema, nessuno fu in grado di offrirlo. Il tempo che passava non giocava certo a favore della ragazza, e la quantità di proposte che le si presentavano diminuiva continuamente. Ad un certo punto della sua vita, Masha si avvicinò alla Chassidùt Chabad. Arrivò all’ ‘Istituto Chanà’ nel Minnesota, dove conobbe per la prima volta l’emissario del Rebbe, rav Manis Friedman, che le propose di andare dal Rebbe di Lubavich, a chiedere il suo consiglio e la sua benedizione. La ragazza trasalì: “Il Rebbe è uno psicologo?” “Non so se sia uno psicologo,” – rispose rav Friedman – “ma è un grande conoscitore dell’uomo”. Masha partì per New York, dove fu ricevuta dal Rebbe in un’udienza privata. Nell’incontro, Masha tirò fuori una trentina di fogli contenenti tutte le diagnosi psicologiche che aveva ricevuto. “Questi sono i miei problemi” disse, poggiando i fogli sulla scrivania del Rebbe. Il Rebbe li prese in mano e li scorse molto velocemente. Masha ebbe l’impressione che il Rebbe li sfogliasse più per cortesia che per altro, ma che non li leggesse veramente. “Non capisco quale sia il problema”, disse il Rebbe sorprendendo Masha col tono di meraviglia che trapelava dalla sua voce. “Il Rebbe ha letto tutto quello che è scritto sui fogli che ho portato?”, chiese Masha con incredulità. “Sì, li ho letti”, le rispose il Rebbe. “Sono in terapia ormai da otto anni”, iniziò a piangere Masha. “Gli psicologi guadagnano da me centinaia di dollari alla settimana. Essi affermano che sono egoista e che non riesco a prestare attenzione agli altri.” “Sento quello che mi dici. L’ho capito anche dai fogli che mi hai dato” – disse il Rebbe. “Ma non capisco quale sia il problema!” Masha iniziò allora a raccontare tutte le problematiche psicologiche che avevano accompagnato la sua famiglia da diverse generazioni. Evidentemente, gli psicologi erano riusciti a convincerla… Il Rebbe, però, non si lasciò convincere. “La storia famigliare me l’hai già presentata per iscritto. La domanda è: qual è il problema adesso?” “Il problema è” – sbottò Masha – “che io sono troppo egoista, e ciò distrugge la mia vita e quella di chi mi sta vicino!” “Allora smetti di essere egoista!”, le disse il Rebbe. Masha guardò il Rebbe in modo strano. I suoi occhi sembravano dire ‘È questo quello che ha da dirmi? Per questo sono venuta fin qui?’ Il Rebbe lesse i suoi pensieri, sorrise e disse: “Ho un consiglio per te: tu torni ora all’‘Istituto Chanà’ in Minnesota, giusto? Quando entrerai con le tue compagne nella sala mensa, ad ogni pasto ti avvicinerai ad uno dei tavoli attorno al quale siano già sedute delle ragazze e chiederai se qualcuna di loro abbia dimenticato di prendere qualcosa dal tavolo centrale, sul quale si trova a disposizione il cibo e le posate per tutte. È molto probabile che ad ogni tavolo vi sia almeno una ragazza che abbia dimenticato la forchetta, o il bicchiere o il pane. Ad ogni pasto, ti rivolgerai ad un tavolo differente ed offrirai il tuo aiuto come cameriera. Fai così per tre settimane”. Masha pensò che stava perdendo la ragione. “Rebbe!”, gridò con tono sconvolto. “È una cosa impossibile! Le ragazze penseranno che sono impazzita!” Ma il Rebbe non demorse: “Questo è il mio consiglio. Questo è come ti consiglio di fare per riuscire a smettere di essere egoista ed abituarti a considerare quelli che ti circondano.” Masha tornò in Minnesota piena di speranze. Sentiva che il Rebbe le aveva dato una forza speciale per mettere in atto ciò che le aveva chiesto e così obbedì alle sue parole. Ovviamente, i suoi timori non si smentirono. Mai si sarebbe scordata di tutti gli occhi che si erano spalancati davanti a lei quando si era rivolta alle ragazze, proponendosi come ‘cameriera’… Erano sicure che non si sentisse bene. Eppure, pare che fosse proprio il contrario: per la prima volta Masha cominciò a sentirsi veramente bene. L’occuparsi attivamente delle necessità degli altri produsse in lei un cambiamento che influenzò anche il rapporto con le sue amiche. Masha perse quello strato di egoismo che aveva soggiogato fino ad allora tutta la parte migliore della sua personalità ed all’improvviso si rivelò una Masha del tutto diversa, socievole e cordiale. Oggi, Masha è sposata, grazie a D-O. Ha una bellissima famiglia, chassidica e allegra.

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