Non perdere l’attimo Pubblicato il 21 Aprile, 2022

Quando arrivò il momento, i Figli d’Israele uscirono dall’Egitto, e D-O non li trattenne oltre, neanche per il tempo di un battito di ciglia.

“E fu proprio a metà di quel giorno, che tutte le schiere dell’Eterno uscirono dalla terra d’Egitto.” (Shemòt 12:41)
Uno dei particolari importanti nell’uscita dall’Egitto fu che la redenzione arrivò “proprio a metà di quel giorno”. I nostri Saggi spiegano che quando arrivò il momento, i Figli d’Israele uscirono dall’Egitto, e D-O non li trattenne oltre, neanche per il tempo di un battito di ciglia. È detto anche, che se i Figli d’Israele avessero mancato il momento della redenzione, l’avrebbero persa del tutto. La cosa non è per nulla chiara: questa fase, infatti, seguiva quella delle dieci piaghe, che aveva già spinto gli egiziani a cercare di liberarsi al più presto dei Figli d’Israele. Cosa rendeva quindi così critico il fatto di dover uscire verso la libertà proprio in quel preciso istante, in quel ‘battito di ciglia’, come se tardando svanisse per loro ogni possibilità di redenzione?

La paura che gli Ebrei ci ripensassero
La spiegazione sta nel fatto che il pericolo che sarebbe derivato anche dal più piccolo indugio, non era causato dalla paura che gli egiziani potessero pentirsi e cambiare idea, ma da quella che gli Ebrei stessi ci ripensassero, presi dal desiderio di non abbandonare la loro vita in Egitto, che ben conoscevano e alla quale erano abituati, per andare nel deserto, a ricevere la Torà. Per questo, quando arrivò il momento designato, il momento adatto per uscire dall’impurità dell’Egitto, fu proibito perderlo e attardarsi persino di un solo istante. Da ciò noi impariamo qualcosa che vale per tutti i tempi: ad ognuno di noi, ad ogni membro del popolo d’Israele, è comandato di ‘uscire dall’Egitto’. Si parla qui della liberazione dell’anima dalla schiavitù del corpo, delle tendenze materiali e delle abitudini personali e anche della liberazione dall’influenza e dai vincoli dell’ambiente materiale che ci circonda. Questa liberazione può avvenire solo se si presta ascolto al proclama Divino: “Vi sottrarrò alle pene dell’Egitto… e sarò per voi D-O” (Shemòt 6: 6-7).

Il momento propizio riguarda tutti, anche la collettività
Questo proclama è eterno. L’uscita dall’Egitto deve avvenire ogni giorno. Ogni giorno è il tempo designato, il momento propizio per dar retta all’appello Divino. C’è chi però indugia e rimanda il ‘momento propizio’ ai giorni di pentimento fra RoshHaShnà e Yom Kippùr, o allo Shabàt o alle feste. Ed anche coloro che, nella migliore delle ipotesi, ricordano l’uscita dall’Egitto ogni giorno, durante la preghiera, riservano ciò unicamente a quel momento e sprecano il momento propizio per tutto il resto del giorno. Anche nella vita della collettività esiste un ‘momento propizio’ per uscire dall’Egitto, cosa che lo rende ancora più importante e prezioso. Il momento propizio eccezionale che bussa alla nostra porta è il forte movimento di risveglio e di ritorno alle vere origini del popolo d’Israele. Questo risveglio avviene in vaste cerchie della popolazione, e in particolare fra i giovani. Essi sono pronti ad ascoltare parole di verità, e anche se non sono ancora pronti ad accettare l’obbligo dell’adempimento dei precetti e a dare una svolta radicale al loro stile di vita, essi sono comunque pronti a sentire la verità pura, l’Ebraismo autentico, senza compromessi.

Proclamare la verità
L’esperienza ci insegna che, quando i giovani sentono la voce autentica dell’Ebraismo, senza compromessi, essi ne sono attratti e molti di loro cominciano a basare la loro vita sui fondamenti della Torà e dei precetti, con decisione ed entusiasmo. Nonostante però questo risveglio esista già da alcuni anni, il ‘momento propizio’ non è ancora stato utilizzato a sufficienza. Da qui si comprende l’importanza di non rimandare più neanche di un istante. Dobbiamo approfittare al massimo del momento propizio, aiutare altri Ebrei a liberarsi da tutti gli asservimenti e soprattutto dall’idea di voler “essere come tutte le nazioni”. È così che si realizzerà la promessa: “Israele farà teshuvà (si pentirà e tornerà a D-O)… e immediatamente sarà redento” (Rambam, Hilchòt Teshuvà, 6:5), con la Redenzione vera e completa, tramite il nostro giusto Moshiach.
(Igròt Kòdesh, vol.22, pag. 432)

I commenti sono chiusi.