Re e leader Pubblicato il 13 Agosto, 2023

Moshè ricoprì due ruoli: egli fu sia re, sia 'nassì', ovvero leader spirituale. La stessa cosa vale per Moshiach. Il Redentore finale sarà anche un re, il cui regno sarà perfetto e completo, e sarà anche il 'nassì', che insegna la Torà a tutto il popolo, in ogni luogo.

LeaderIl re è come il cuore
Nella parashà Shofetìm compare il precetto di nominarsi un re. La Torà si dilunga su questo tema, enfatizzandone l’importanza e precisando il fatto che il re, che il popolo d’Israele dovrà porre su di sé, dovrà essere la persona che D-O avrà scelto. Nonostante la nomina di un re sia solo una delle 613 mizvòt, essa ha un’importanza centrale. Affinché il popolo d’Israele si insedi propriamente nella terra d’Israele, è necessario un re. Fra i commentatori della Torà, Rashba dice: “il re è come la comunità, poiché la comunità – tutto Israele – dipende dal re.” Un Midràsh, inoltre, dice: “il capo di una generazione è l’intera generazione.” Ed ecco come si esprime Rashi: “il leader della generazione è come l’intera generazione, dal momento che il leader è tutto.” Il Rambam dà una spiegazione della ragione per la quale il re ha un’importanza così centrale per il popolo: “Il cuore del re è il cuore di tutto il popolo Ebraico.” A prima vista,  paragonare il re al cuore sembra appropriato, poiché come il corpo dipende dal cuore per la sua vita, così il popolo dipende dal re. Ma, se è vero che gli organi del corpo ricevono vitalità dal cuore, la loro condotta dipende dal cervello. E la funzione principale di un re è quella di condurre il popolo, di dare ad esso una direzione. Perché, allora, il re è paragonato al cuore e non al cervello, come sembrerebbe più appropriato?

Mèlech e nassì
Senz’altro, dato che Mosiach sarà un re, e di fatto l’ultimo e definitivo re del popolo Ebraico, ogni osservazione riguardante la figura del re in generale, riguarda quanto più Moshiach. Il termine ebraico per re è mèlech. La Torà, però, usa anche un altro termine per definire un sovrano. Il leader del popolo Ebraico è anche chiamato nassì (principe o leader). Questi due termini, mèlech e nassì, indicano due differenti tipi di sovranità, e fra di essi il termine mèlech indica, in ogni caso, un grado più elevato. Vi è solo un re, infatti, mentre vi possono essere più principi, come nell’esempio dei capi delle dodici tribù, che erano chiamati nassì. Ciò porta a pensare ancora di più che il re, la testa del popolo, dovrebbe essere paragonato al cervello, e non al cuore. Come mai non è così? Cos’hanno in comune il cuore ed il re? Ci aiuterà qui comprendere bene quale sia la differenza fondamentale fra mèlech e nassì. Fondamentalmente, il re è incaricato del benessere fisico del popolo: combattere le sue guerre, mantenere le infrastrutture, assicurare un effettivo sistema di giustizia, ecc. Il nassì, d’altro canto, si occupa principalmente degli aspetti spirituali, istruisce il popolo riguardo la legge Ebraica, salvaguardando i riti ed il rapporto con il Divino, ecc., come faceva il capo del Sinedrio, la corte rabbinica. La seconda differenza sta nel fatto che il popolo deve obbedire ai comandi del re, in tutto e per tutto, arruolandosi nel suo esercito, fornendo la manodopera necessaria alla costruzione delle differenti strutture, e,  ovviamente, pagando le tasse richieste dal re. Il nassì, invece, non ha un tale potere. Pur ricevendo uno stipendio dal pubblico, vi è un limite per le sue entrate e certamente, a differenza del re, non ogni sua parola è legge.

Il re dipende dal popolo
Il potere del re però, di esigere dal popolo quello che vuole e quando vuole viene ad esprimere anche una sorta di debolezza nella posizione del re. Tutti gli altri si guadagnano la vita con i propri sforzi, mentre il re dipende dal popolo. Anche il nassì, che riceve uno stipendio pubblico, viene pagato per il proprio compito. Tutto ciò che invece il re possiede, lo riceve dal popolo. Questo fatto enfatizza semplicemente che il re è il popolo, senza nulla di proprio. Il suo intero essere è dedicato all’esistenza ed al benessere del popolo; per questo, ciò che egli riceve, lo riceve dal popolo. Ciò spiega il fatto che il re sia paragonato proprio al cuore. Il cuore batte con un ritmo continuo, senza interruzione. Il cervello, invece, pur essendo la fonte di vita per l’intero corpo, resta fermo, senza muoversi. Il cuore, poi, è il più debole degli organi: tutto il suo compito è diffondere vita agli organi ed esso esiste solo per gli altri organi e le altre membra del corpo. Il cervello, invece, resta separato, distante dal corpo stesso. Esso ha un’esistenza separata, per così dire. Anche il re si muove al ritmo del popolo. Egli esiste per servire il popolo, per provvedere alle sue necessità e la sua debolezza consiste nel fatto di ricevere tutto dal popolo, senza avere nulla di proprio. Egli è completamente coinvolto negli affari del popolo, tanto da non poter mantenere un distacco intellettuale. Il nassì, invece, il capo spirituale, mantiene una distanza dal popolo, così come accade per il cervello rispetto al resto del corpo.

La superiorità del cervello
Questo è il motivo per cui Rashi dice a proposito del nassì che “il leader è tutto”. Persino il cuore riceve istruzioni dal cervello; persino il re studia Torà dal nassì. Il compito del re è di provvedere al popolo, secondo le istruzioni della Torà. Ma chi è che insegna al re, che gli dice cosa la Torà chiede in quel momento, che informa il re del significato e dell’intento della Torà? Il nassì. Vi furono periodi della storia del popolo Ebraico, nei quali vi fu un re, debitamente nominato, ed un “rabbino capo”, un nassì del Sinedrio. Moshè, invece, ricoprì i due ruoli: egli fu sia re, sia nassì, ovvero leader spirituale. Moshè fu un re che conduceva le guerre e faceva rispettare le leggi, oltre a provvedere a tutto ciò di cui il popolo necessitava. Egli era il cuore del popolo. Moshè fu però anche il nassì ed il capo del Sinedrio, che diede la Torà al popolo Ebraico. Di fatto, tutti gli aspetti della Torà, attraverso tutte le generazioni, sono aspetti della Torà di Moshè, servo di D-O. Moshè ricevette la Torà sul Sinai e la insegnò al popolo. Egli fu il loro cervello. La stessa cosa vale per Moshiach. Moshè, il primo Redentore, fu sia re sia nassì, governatore e maestro. Moshiach, il Redentore finale, sarà anche un re, il cui regno sarà perfetto e completo, e sarà anche il nassì, che insegna la Torà a tutto il popolo, in ogni luogo.
(Basato su Likutèi Sichòt vol. 19, pag. 165 – 170)

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