Sorridere in una giornata nuvolosa Pubblicato il 24 Gennaio, 2022

Dal 5748 (1988), l’anno in cui, il 22 del mese di Shvàt, è mancata la Rabanìt Chaya Mushka, di benedetta memoria, moglie del Rebbe di Lubavich, il concetto di sorridere in una giornata nuvolosa, di superare cioè la pena dell’oscurità con la luce della gioia, è divenuto l’asse portante della campagna per portare Moshiach.

 

Israele ha già fatto teshuvà
Dall’inizio della campagna per portare Moshiach, quando il Rebbe Rayàz (il Rebbe precedente, suocero del Rebbe), di benedetta memoria, annunciò lo stadio finale del servizio Divino con la dichiarazione: “Subito alla teshuvà (pentimento, ritorno), subito alla Gheulà (Redenzione)!”, provocando un grande tumulto per portare Moshiach, sono passati molti decenni, ed il nostro giusto Moshiach non è ancora arrivato! Ed a ciò non vi è alcuna spiegazione! Il popolo Ebraico infatti, in generale, ha già fatto teshuvà, dato che con un singolo pensiero di teshuvà uno diventa completamente giusto, e non vi è Ebreo che, in più occasioni, non abbia ponderato su ciò. Ed è sbagliato pensare che la ragione per cui la Redenzione non si sia ancora materializzata è perche è possibile fare di più per adempiere alla volontà Divina, nel modo più completo possibile. È sbagliato pensare così, poichè questa semplicemente non è una ragione per prolungare l’esilio, che D-O non permetta. Al contrario, è solo una ragione in più per affrettare l’avvento del nostro giusto Moshiach e della completa Redenzione, poichè nel tempo della Redenzione soltanto, il servizio Divino del popolo Ebraico raggiungerà il suo massimo grado di perfezione.

Come portare Moshiach
Torna quindi la domanda: cosa c’è ancora da fare che non sia ancora stato fatto?! L’unica cosa che rimane da fare per portare Moshiach è il servizio Divino della gioia. Oltre al fatto che la gioia spezza le barriere, inclusa quella dell’esilio, vi è un altro modo in cui la gioia è uno strumento atto a portare la Redenzione…  La gioia più grande, la gioia del tempo della Redenzione, descritta come una gioia essenziale, verrà sperimentata nel futuro Tempio. E questa gioia essenziale deriva propriamente dalla gioia del compimento delle mizvòt, poiché la gioia di una mizvà supera la mizvà stessa.  E nonostante in tutte le precedenti generazioni vi sia stata senz’altro gioia nel compimento delle mizvòt, essendo questa un aspetto fondamentale del servizio Divino, tuttavia, riguardo questa gioia delle mizvòt, l’enfasi maggiore è sempre stata posta sul modo del servizio Divino, che deve essere compiuto con uno spirito di gioia. Quello invece di cui parliamo ora, riguardo la gioia che porta Moshiach, è la gioia di per se stessa. Non solo quelle cose che producono gioia, ma gioia pura, il servizio Divino della gioia per lo scopo ed il proposito di portare Moshiach.

Solo la gioia può portare Moshiach
La via per portare Moshiach è aumentare la gioia, una gioia pura, la gioia del fatto che proprio questo è il momento che porterà il nostro giusto Moshiach! La nostra domanda però si ripresenta ora da un altro punto: come è possibile che in tutte le generazioni non ci si sia sforzati di portare Moshiach con la pura gioia?! La spiegazione di ciò è che, fino a che si è soggetti alla duplice e raddoppiata oscurità dell’esilio, è semplicemente impossibile provare una gioia pura. E necessariamente noi dobbiamo dire che, dato che la nostra generazione è la generazione cui è stato dato il compito di portare il nostro giusto Moshiach, ad essa sono stati anche forniti poteri ulteriori e speciali, che permettono che vi sia una gioia pura, nonostante l’oscurità. E questa gioia deriva dal considerare che in questo stesso istante Moshiach arriva!

(Sèfer HaSichòt 5748, pag. 630 – 631)

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