È solo una questione di dieta Pubblicato il 21 Novembre, 2023
Per i dottori non c'era più niente da fare. Tanto valeva che i genitori del povero bambino cercassero almeno di rendere migliori possibili i pochi mesi che gli restavano, magari con un viaggio. Fu deciso per New York, ma fu proprio lì che.....
Fu durante un incontro chassìdico, una trentina di anni fa, che un giovane chassìd prese la parola, annunciando di avere una storia miracolosa da raccontare, riguardante il Rebbe di Lubavich. Ed ecco la storia: “Tutto iniziò in Israele, dove un ragazzino di dieci anni – chiamiamolo Yonni – appartenente ad una ricca famiglia, iniziò ad accusare dei forti dolori alla testa. Gli esami medici portarono purtroppo ad una diagnosi terribile ed inaspettata: si trattava di un tumore maligno! La famiglia ne fu sconvolta ed iniziarono le corse da uno specialista all’altro, alla ricerca di un filo di speranza. Il denaro, che per loro non costituiva un problema, in questo caso, non potè far molto. Dopo alcuni mesi di cure dolorose e devastanti, senza peraltro risultati incoraggianti, i dottori consigliarono alla famiglia di interrompere i trattamenti, e lasciare che il bambino vivesse in pace il tempo che gli restava. “Perchè non girate il mondo?” aggiunsero. “Fatelo svagare e rendete migliori possibili questi ultimi mesi preziosi”. Il padre e la madre di Yonni annullarono tutti i loro impegni, ed organizzarono il loro viaggio in Europa, dove fecero visitare al loro bambino tutte le meraviglie di Parigi, Londra, Roma, le Alpi, fino a che, passando dalla Spagna, non presero un volo per New York. Al loro secondo giorno a Manhattan, girando per la Fifth Avenue, all’improvviso qualcosa, attraverso il chiasso ed il traffico intenso, attirò l’attenzione del bambino. Un grande camper, decorato da vistosi disegni variopinti, diffondeva dagli altoparlanti posizionati sul tetto, una musica allegra e piena di vita. Il camper era parcheggiato al lato della strada, ed alcuni giovani e barbuti chassidìm stazionavano presso il suo ingresso, intrattenendosi a parlare con i passanti. Yonni pregò suo padre di fermarsi a vedere. Fu allora, che uno dei giovani chassidìm si rivolse al padre: “Ehi, amico! Sei per caso Ebreo?” Il sangue salì alla testa del padre di Yonni. “Ebrei?!”, rispose in tono animoso. “Andate in Israele ad arruolarvi!! Questi sono Ebrei! Andiamocene, Yonni. Andiamo a vedere qualcos’altro.” Come molti altri Israeliani, il padre di Yonni era ‘allergico’ agli Ebrei religiosi. Così egli prese la mano di Yonni, pronto ad allontanarsi. Il bambino, però, ormai incuriosito, non era dello stesso parere. “Ma papà!” disse, “Non siamo forse Ebrei? Cosa c’è di male ad essere Ebrei? Chi sono queste persone?” Quando il giovane chassìd sentì che si trattava di Israeliani, esclamò, anche lui in Ebraico: “Ahhh! Grazie a D-O! Ebrei dalla Terra Santa! Benvenuti in America!!” Dicendo ciò, il giovane strinse con vigore la mano del padre di Yonni, che rispose invece scontroso: “E allora? Cosa volete?” Si sentiva irritato, ma non voleva che Yonni se ne acccorgesse. “Voglio mettervi i tefillìn!”, disse il chassìd con un caldo sorriso: “Prometto che non vi farà male! Gli Ebrei lo fanno da più di tremila anni, e non costa niente. Solo due minuti e vedrà, le farà piacere. È il migliore acquisto che potrà fare a Manhattan, e poi suo figlio vuole anche lui, che lei lo faccia, vero Yonni?” Il bambino guardò il padre con occhi imploranti, così che al pover’uomo non restò altra scelta che arrendersi. Da un ulteriore scambio di parole, si aprì una conversazione che passò ben presto a rivelare il problema che tormentava la famiglia. “Mi dispiace tantissimo di sentire ciò”, disse il giovane. “Ma non penso che voi dobbiate arrendervi così facilmente. Recatevi dal Rebbe di Lubavich. Ha salvato gente in condizioni anche peggiori. Per lo meno, tentate! Ecco un numero di telefono e l’idrizzo. Chiamate uno dei segretari e fatevi dare un appuntamento. Anzi, sapete cosa? Prendete il mio numero e chiamatemi. Verrò con voi e penserò a tutto io! Vedrete, le cose si aggiusteranno!” I genitori, che sentivano di non aver niente da perdere, chiamarono il giovane il giorno seguente, e la sera stessa si presentarono all’appuntamento che era stato fissato per loro. A mezzanotte, si ritrovarono seduti nell’ufficio del Rebbe, che guardava la documentazione medica, posata sul suo tavolo. Il Rebbe, esaminati i documenti, guardò il padre e disse. “Non vedo niente di grave. Si tratta solo di un problema di dieta. Se il bambino comincerà a mangiare solo cibo kashèr (permesso secondo la legge Ebraica), starà bene e sarà perfettamente sano.” Il padre di Yonni guardò il Rebbe con occhi increduli. Sapeva che gli Ebrei religiosi sono superstiziosi ed ignoranti, ma questo li superava tutti!! Questo cosiddetto grande Rebbe non andava solo contro il parere dei migliori specialisti del mondo, ma anche contro il naturale buon senso!! Il padre si alzò, strinse freddamente la mano del Rebbe, prese suo figlio, lanciò un’occhiata a sua moglie, dopodichè essi lasciarono la stanza. Una volta che si fu allontanato, l’uomo, esterefatto, non potè fare a meno di ripetersi in continuazione: “Quell’uomo è un pazzo furioso!! Niente di grave?! Solo una questione di dieta?! Se incontro il ragazzo che ci ha convinti a venire qui, non so cosa gli faccio!” Sua moglie, però, non la pensava allo stesso modo. “Forse c’è qualcosa di vero nelle sue parole” disse, mentre tornavano in albergo. “Dopotutto non abbiamo niente da perdere. Non ci ha neanche chiesto dei soldi. Forse dovremmo tentare.” Ella comprò cibo kashèr e rifiutò le proposte del marito di andare in ristoranti non kashèr. Così fu per alcuni giorni, fino a quando Yonni non disse di sentirsi strano. Subito i genitori si precipitarono col figlio all’ospedale più vicino, dove un medico visitò il bambino, sottoponendolo ad una radiografia. “Un miglioramento incredibile!” mormorò il medico sbalordito. “Che trattamento avete seguito? Chi è il medico curante? Devo ammettere di non aver mai visto niente di simile!” Il padre di Yonni scoppiò in lacrime per l’emozione e la madre afferrò il figlio, baciandolo ed abbracciandolo senza sosta. “È stato il Rebbe!! Sapevo che aveva ragione!!” disse, scoppiando in lacrime di gioia pure lei. Quando ritornarono in Israele, dopo alcuni mesi, Yonni era completamente guarito, e suo padre e sua madre erano ‘guariti’ dall’essere degli Ebrei non osservanti.” Tutti pensarono che il racconto fosse finito, ma non era così. “C’è ancora un particolare che devo aggiungere. Quel Yonni…. sono io! Sono io il bambino che fu salvato dalla benedizione del Rebbe”, annunciò il giovane chassìd, con un sorriso raggiante.