Il D-O di Izchàk Pubblicato il 20 Novembre, 2023

Izchàk era“puro di occhi, incapace di vedere il male e aveva una totale impossibilità di tollerare qualsiasi cosa che avesse a che fare con l’idolatria. Egli arrivò a un punto tale, che Il male non aveva più assolutamente alcuna influenza su di lui.

Il cieco è considerato come un morto
La parashà Vayezè inizia col racconto di D-O Che Si rivelò a Yakov, mentre era in viaggio verso Charàn. D-O inizia il suo discorso dicendo: “Io sono l’Eterno, il D-O di Avraham tuo padre, e il D-O di Izchàk “. Il Midràsh fa notare qui che, sebbene D-O generalmente non associ il Suo nome a dei Giusti – “D-O di Avrahàm”, ecc. – mentre essi sono ancora in vita (in quanto possono ancora peccare), nel caso di Izchàk ha fatto un’eccezione, chiamandoSi “D-O di Izchàk”, anche se egli era ancora in vita. Il Midràsh spiega che, “essendo cieco, (Izchàk) era considerato come se fosse morto: egli era infatti confinato nella sua casa e l’inclinazione al male aveva cessato di blandirlo”. D-O fu allora certo che Izchàk non avrebbe peccato in futuro e potè associare quindi con fiducia il Suo nome a lui.

L’inclinazione al male aveva cessato di blandirlo
Sebbene sia vero che D-O conosca il futuro e sappia se un Giusto soccomberà alla fine al peccato o no, Egli si astiene dal dichiarare esplicitamente la Sua associazione con i Giusti mentre sono ancora vivi, poiché quando la conoscenza di D-O è chiaramente rivelata, essa impedisce il libero arbitrio dell’uomo. Dal momento però che l’inclinazione al male di Izchàk aveva cessato di tentarlo, non c’era alcuna possibilità che, dichiarandoSi “D-O di Izchàk”, Egli avrebbe potuto annullare la sua libertà di scelta. Ma ciò va compreso meglio. È vero che un non vedente è considerato come un morto, come affermano i nostri Saggi: «Quattro categorie di persone sono considerate come se fossero morte: il povero, il lebbroso, il non vedente e colui che non ha figli.” Esiste persino un’opinione secondo la quale il cieco – come il morto – è libero dall’obbligo di eseguire i precetti. Tuttavia, per il Midràsh  questa non sembra essere una ragione sufficiente per affermare che, essendo Izchàk cieco, l’inclinazione al male non avesse più assolutamente alcuna influenza su di lui. Noi possiamo vedere come anche la persona non vedente possieda un’inclinazione malvagia, nutra desideri proibiti e sia perfettamente in grado di peccare. Come può allora il Midràsh affermare che D-O abbia associato il Suo nome ad Izchàk mentre era ancora vivo, per il fatto che “era cieco … e l’inclinazione al male aveva cessato le sue lusinghe”?

Incapace di vedere il male
Secondo i nostri Saggi, Izchàk divenne cieco a causa del fumo dell’incenso e di altre offerte che le mogli di Essàv offrivano ai loro idoli. Ora, pur essendo vero che il fumo è dannoso per gli occhi, dobbiamo riconoscere che questo fumo non fosse così denso da causare l’accecamento a chiunque venisse in contatto con esso, poiché se così fosse, anche le mogli di Essàv, così come Essàv stesso, avrebbero dovuto esserne accecati. Perché allora questo fumo ha reso cieco solo Izchàk? In effetti, la cecità di Izchàk non risultò dal fumo in sé, ma dal fatto che il fumo fosse un prodotto dell’idolatria. Izchàk, che era “puro di occhi, incapace di vedere il male”, ebbe una repulsione tale per questo fumo, da fargli perdere la vista. Derivando la cecità di Izchàk dalla sua totale impossibilità di tollerare qualsiasi cosa che avesse a che fare con l’idolatria, “l’inclinazione al male cessò le sue blandizie”. Il male a quel punto non aveva assolutamente alcuna influenza su di lui. Avendo Izchàk raggiunto uno stato così elevato, fu possibile per D-O associare il Suo nome a lui, anche mentre era ancora vivo.

(Da Likutòi Sichòt , vol. V, pag. 132-140)

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