Il nostro punto più vero Pubblicato il 18 Maggio, 2023

Nel profondo del cuore di ogni Ebreo, vi è ciò che è chiamato il ‘punto di Ebraismo’, l’essenza e il nucleo più profondo e vero dell’Ebreo, l’essenza della sua anima, ed esso non gli permette di separarsi da D-O, neppure per un istante.

“A motivo dell’amore che D-O prova per loro, Egli li conta ad ogni momento” (Rashi Bamidbar 1:1)
Nel corso di tutta la storia del Popolo d’Israele, moltissimi Ebrei hanno sacrificato la loro vita e quella dei loro figli per santificare il nome di D-O. Essi furono bruciati, torturati e uccisi, pur di non convertirsi e rinnegare il loro D-O. Anche Ebrei semplici e senza cultura sacrificarono la loro vita, pienamente consapevoli, e senza alcun tentennamento. Questo eroismo suscita stupore: la Torà, infatti, stabilisce che “non esiste cosa che possa resistere al potere della teshuvà (pentimento)” (Rambam, Hilchòt HaTeshuvà, fine cap. 3). Anche se avessero accettato, quindi, D-O non voglia, di prostrarsi all’idolatria solo in apparenza, avrebbero avuto sempre la possibilità di pentirsi, e quando la teshuvà è completa (teshuvà che deriva dall’amore per D-O), “il suo peccato viene estirpato alla radice” (Rashi, Yomà 86:1). Perché allora non venne loro in mente una simile idea, e decisero piuttosto semplicemente di sacrificarsi, pur di non separarsi neppure per un istante dal Santo, benedetto Egli sia?

“Il punto di Ebraismo”
Qui noi possiamo vedere il legame speciale che esiste fra l’anima dell’Ebreo e il Santo, benedetto Egli sia. Nel profondo del cuore di ogni Ebreo, vi è ciò che è chiamato il ‘punto di Ebraismo’, l’essenza e il nucleo più profondo e vero dell’Ebreo, l’essenza della sua anima, ed esso non gli permette di separarsi da D-O, neppure per un istante. Il ‘punto di Ebraismo’ è al di sopra del tempo, e per esso non vi è alcuna differenza fra un lungo o un breve lasso di tempo. Per esso un distacco da D-O, anche solo per poco, non è concepibile, sarebbe come un distacco per l’eternità. Perciò esso non ‘permette’ all’Ebreo di separarsi da D-O neanche per un attimo, anche al prezzo della sua vita. Un’espressione di ciò la troviamo nella parashà Bemidbàr, nel comando di D-O di contare il popolo d’Israele. Rashi spiega: “A motivo dell’amore che D-O prova per loro, Egli li conta ad ogni momento”. Non è possibile dire che si debba intendere ciò in modo letterale, che D-O, cioè, conti il popolo d’Israele proprio ogni momento, poiché dall’uscita dall’Egitto ad oggi i censimenti del popolo furono nove (e il decimo ci sarà al momento della Redenzione). Ciò che questo verso esprime è il legame che esiste “ogni momento” fra Israele e il Santo, benedetto Egli sia.

Siamo tutti uguali
La caratteristica del censimento è che tutti vengono contati in modo uguale: la persona più grande e importante non vale più di uno, e la persona più semplice e umile non vale meno di uno. Il conto non fa riferimento quindi alle qualità e alle caratteristiche particolari di ogni persona (riguardo alle quali vi è sì grande differenza fra l’uno e l’altro), ma all’essenza interiore e profonda, che è uguale in ognuno di noi. Questa essenza comune a tutti è il ‘punto di Ebraismo’, che è uguale nella persona più grande e importante come in quella più semplice e umile. Il conto ha quindi il potere di rivelare il ‘punto di Ebraismo’ che esiste in ogni Ebreo.

Aiuta a superare
Questo è il significato profondo del commento di Rashi: “Egli li conta ad ogni momento”. Il conto dei Figli d’Israele, che è un espressione dell’amore di D-O, li influenza ogni momento, al punto che essi non possono separarsi da Lui neppure per un istante, neppure se sanno che potranno riparare ciò in seguito con la teshuvà. Questo censimento, col quale il Santo, benedetto Egli sia, contò il popolo d’Israele, non fu confinato solo al momento in cui fu fatto, ma possiede una forza che è eterna. Con esso, D-O dà ad ogni Ebreo, nel corso di tutte le generazioni, la forza di superare ogni tentazione prodotta dall’istinto del male. Quando l’Ebreo risveglia il ‘punto di Ebraismo’ che è in lui, sentirà che ogni peccato può separarlo da D-O, e ciò lo aiuterà a resistere davanti all’istinto del male, a restare attaccato alla santità di D-O e a non peccare nemmeno per un attimo.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 8, pag. 1)

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