Non rimproverare, cerca il bene Pubblicato il 12 Luglio, 2023
Se siamo impegnati a rafforzare la luce, il male decade da solo, senza bisogno di occuparsene direttamente.
“Se un uomo fa un voto all’Eterno” (Bemidbàr 30:3)
La parashà Mattòt inizia trattando le leggi riguardanti i voti: “Se un uomo fa un voto all’Eterno”. Il voto è un divieto che l’uomo decreta per se stesso, rendendo in questo modo proibita per sé una cosa che è permessa. I nostri Saggi di benedetta memoria spiegano che, tramite il voto, l’uomo santifica la cosa dalla quale decide di astenersi, con la santità che caratterizza i sacrifici che si portano in offerta, e da quel momento la cosa gli diviene proibita per la grande santità, la santità delle offerte, che ora le appartiene. Nei detti dei nostri Saggi, troviamo che essi si riferiscono ai voti attribuendo loro valori diversi e opposti: da un lato si riferiscono ad essi in modo positivo – “I voti sono una siepe (difesa) all’astinenza” (Pirkèi Avòt 3:13); d’altro lato, biasimano chi fa un voto: “Non ti basta ciò che ti ha vietato la Torà, ma cerchi di rendere vietate a te stesso altre cose?!”
Il voto – dipende da chi lo fa
In ciò non vi è contraddizione, poiché la cosa dipende da chi fa il voto e da quale significato esso ha per lui. C’è chi ha bisogno di fare dei voti, e per lui ciò costituisce qualcosa di positivo; c’è chi invece non ha bisogno di fare voti, e per questo gli è proibito farli ed egli ha persino la forza di sciogliere altri da un voto. Ad un uomo che non è ancora arrivato ad un grado elevato nel suo servizio Divino, è cosigliabile fare attenzione anche alle cose permesse, poiché pure queste potrebbero attirarlo nella loro materialità e farlo discendere dal suo grado spirituale. Chi invece ha già raggiunto un alto livello nel suo servizio Divino e non teme più che le cose permesse del mondo materiale gli provochino una discesa, non deve fare voti per astenersi dalle cose del mondo, ma deve venire in contatto con esse al fine di purificarle e santificarle. Inoltre, trovandosi ormai al di sopra della necessità di fare voti, egli ha la forza di sciogliere i voti degli altri.
Un’aggiunta di luce
Qui emerge un dato importante: chi ha bisogno di fare voti e per questo si astiene da cose permesse, non lo fa dando loro una connotazione negativa, ma anzi, le rende in questo modo pari ad un sacrificio da offrire a D-O, che gli diviene vietato per la sua santità. Tutto ciò trova riscontro negli insegnamenti della Chassidùt, secondo i quali anche l’allontanarsi dalle cose dalle quali il servizio Divino ti impone di allontanarti – ‘sur me ra’, ‘allontanati dal male’ – non deve avvenire ponendo la propria attenzione sul male e meditando su quanto esso sia una cosa bassa e negativa, ma piuttosto attraverso un’aggiunta nella direzione del servizio di ‘assè tov’ – ‘fai il bene’ e della santità, così che il male venga respinto di conseguenza. La parte principale ed essenziale del servizio Divino è nella direzione di ‘fare il bene’, a somiglianza della realtà del mondo come sarà nel futuro a venire, nella Redenzione. La natura della luce (e persino di poca luce) è quella di respingere il buio. Per questo, se siamo impegnati a rafforzare la luce, il male decade da solo, senza bisogno di occuparsene direttamente.
Basta rimuovere la polvere
Così deve essere anche il nostro rapporto nei confronti degli altri: quando incontriamo un Ebreo che non si comporta nel modo dovuto, il modo di rivolgerci a lui non deve essere secondo il metodo di ‘la sinistra respinge’, e cioè rimproverandolo, gridando contro di lui, palesandogli le minacce dei castighi che lo aspettano, ecc; il nostro modo deve essere proprio secondo il metodo di ‘la destra avvicina’, e cioè con amore, vicinanza affettiva e mettendo in risalto le sue elevate qualità in quanto Ebreo, figlio di Avraham, Izchak e Yakov. Bisogna spiegare a quell’Ebreo, che lui è come un figlio unico per il Santo, benedetto Egli sia, che la sua anima è realmente ‘una parte di D-O Stesso’ e che in lui vi sono dei tesori preziosi e meravigliosi, che sono solo coperti da uno strato di polvere; dobbiamo spiegargli che se solo rimuoverà la polvere, scoprirà la sua interiorità, che è buona. Una simile via arriverà al suo cuore e verrà accolta, facendo sì che lui stesso si allontani dalle cose negative e scopra il vero bene che si nasconde in lui.
(Sefer haSichòt, vol. 2, pag. 553)