Quando la testa ed i piedi stanno allo stesso livello Pubblicato il 21 Novembre, 2023

Nel sonno e nel sogno di Yacov, sulla strada di Charàn, viene rivelato il compito del popolo Ebraico: unire spiritualità e materialità, trasformando il mondo in una dimora per D-O.  

 

  ribera[1] “E pernottò lì, poiché il sole era tramontato”
   Nella parashà di Vayezè, si racconta di Yacov Avìnu, che lasciò Beer Sheva, per dirigersi a Charàn, e arrivò al monte Morià, il luogo su cui sarebbe sorto il Tempio, dove trascorse la notte, come è detto: “Raggiunse il luogo, e pernottò lì, poiché il sole era tramontato” (Genesi 28:11) I nostri Saggi dicono che quella, fu la prima notte in cui egli si distese per dormire, dopo quattordici anni trascorsi nella Casa di Studio di Sem, dove si occupò di Torà senza sosta, anche di notte. Alla luce di ciò, sorge la domanda: se per quattordici anni Yacov non di distese per dormire la notte, come mai proprio qui, nel luogo del Santuario, egli si sdraiò per dormire?! Ed anche se Yacov non aveva riconosciuto, allora, la santità di quel luogo, come egli stesso disse in seguito: “In questo luogo c’è proprio il Signore, ed io non lo sapevo”, si pone ancora, tuttavia, la domanda: perché D-O gli consentì l’opportunità di addormentarsi proprio in un luogo così sacro?

    Una discesa spirituale?
Il fatto trova una spiegazione, nella comprensione dell’atto stesso del distendersi. La posizione sdraiata rappresenta una condizione di grande discesa spirituale, per l’uomo. La particolarità che contraddistingue l’uomo si esprime nel suo ergersi in posizione eretta. In questo modo, si può riconoscere con chiarezza l’ordine giusto, secondo l’importanza, in cui sono disposte le diverse parti del suo corpo: la testa (l’intelletto) in alto, il cuore (l’emozione) al centro, ed i piedi (la facoltà di agire) in basso. Quando, invece, egli si sdraia, per dormire, si viene a creare una condizione, in cui  testa e piedi si equivalgono, venendosi a trovare allo stesso livello di altezza. La parte superiore dell’uomo rappresenta la sua spiritualità, mentre quella inferiore sta ad indicare il suo lato materiale. L’ordine giusto è quando la spiritualità ha la posizione più elevata ed importante, e la materialità ne è trainata e la segue. Quando, invece, si è sdraiati, spiritualità e materialità si equivalgono, cosa che comporta una grande discesa.

   Un completo annullamento
Oltre, però, a quanto detto, vi è anche una diversa prospettiva, secondo la quale la posizione sdraiata può rappresentare una grandissima elevazione. La differenza che esiste fra la testa ed i piedi, prende significato soltanto nel contesto del nostro mondo limitato, mondo nel quale la spiritualità è più elevata della materialità. Rispetto a D-O Stesso, però, Che è infinito e senza limite, non vi è alcuna differenza fra spiritualità e materialità, essendo esse, per Lui, perfettamente equivalenti. Ciò trova espressione nello sdraiarsi di Yacov Avìnu nel luogo del Santuario. Proprio perché si tratta del posto più sacro, dove splende ed illumina la Luce Divina Stessa, nella Sua infinitezza, esso determina un completo annullamento delle definizioni e dei limiti di ‘alto’ e ‘basso’, fino al punto che testa e piedi  divengono del tutto equivalenti.

   Preparazione al compito
Fu questo il significato interiore di quella notte, quando Yacov dormì nel luogo del Santuario. Lo stesso concetto lo si trova anche nel sogno che egli fece, della scala “posata in terra, la cui cima arrivava al cielo” (Genesi 28:12), una scala che collega ed unisce la terra ed il cielo. In quel momento, Yacov ricevette la forza di unire spiritualità e materialità, terra e cielo. Questa forza gli fu data proprio mentre egli era diretto a Charàn, per fondare il popolo d’Israele, poiché è proprio questo il compito destinato al popolo Ebraico: far dimorare la santità Divina qui, nel mondo materiale, trasformando questa materialità in un luogo adatto ad accogliere il dimorare della Luce infinita del Santo benedetto. Il completamento di questo servizio si attuerà nella Gheulà vera e completa, quando D-O Stesso si rivelerà nel mondo materiale, come è detto: “e tutti gli esseri insieme vedranno” (Isaia 40:5), gli esseri nella loro materialità, poiché “la bocca di D-O ha parlato.”

(Libro dei discorsi dell’anno 5752, vol. 1, pag. 134)

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