Se puoi – devi Pubblicato il 1 Giugno, 2023

Nelle nostre generazioni non ci si può più accontentare dello studio della Torà rivelata, ma è richiesto ad ognuno di noi di elevarci ad un livello più alto di santità e di studiare anche la Chassidùt, gli aspetti più profondi della Torà. Anche questo fatto è alluso dal candelabro.

“Quando farai ardere i lumi” (Bemidbàr 8:2)
Il comando che compare all’inizio della parashà Behaalotechà: “Quando farai ardere i lumi”, allude a tutto il Popolo d’Israele. La cosa si riflette nell’haftarà della settimana, nella quale il candelabro di sette bracci viene paragonato al Popolo d’Israele. Da qui si comprende che il comando di far ardere i lumi insegna ad ogni Ebreo, che egli deve accendere il lume Divino che è in lui e nel suo prossimo. Il candelabro veniva acceso solo nel ‘Tabernacolo’, il luogo più santo del Tempio dopo il Santo dei Santi (Kodesh HaKodashìm). Vi erano altri luoghi santificati nel Tempio, ma il candelabro poteva essere acceso solo nel ‘Tabernacolo’, e non in un altro luogo. L’accensione del candelabro doveva avvenire solo al livello di santità elevato comandatoci dalla Torà.

Non di meno
Così è per l’accensione del lume Divino che è in noi e nel nostro prossimo. L’Ebreo deve accendere il proprio lume Divino, elevandolo al livello di santità che è richiesto da lui, secondo la sua condizione ed il suo stato. Uno potrebbe allora sostenere che, se da altri non è richiesto di trovarsi ad un simile livello elevato di santità, perché proprio lui dovrebbe arrivarvi? Ma la risposta è che ad ogni cosa e ad ogni persona, viene richiesto ciò che è esattamente loro consono. Come il candelabro nel Tempio poteva essere acceso solo nel Tabernacolo, e non a un livello inferiore ad esso, così ogni Ebreo deve arrivare al livello di santità più elevato, corrispondente alle sue forze e alle sue possibilità. Il fatto che egli sia in grado di arrivare ad un determinato grado di santità, rappresenta di per se stesso una prova che è questo che si richiede da lui. D-O non pretende dall’uomo nulla che vada al di là delle sue forze e delle sue possibilità, ma anche non di meno!

Oggi dobbiamo!
Come vi sono delle differenze fra un uomo e l’altro riguardo a ciò che si richiede ad ognuno, così vi sono richieste differenti anche per ciascuna generazione. C’è chi si esime dallo studio della Torà e della Chassidùt, adducendo il fatto che nelle prime generazioni vi erano Ebrei tementi di D-O e completi nel loro servizio, che però non si occupavano per nulla dello studio della Torà. Bisogna ricordare che ad ogni generazione si richiede ciò che è più particolare per essa. Nonostante nelle prime generazioni ci fossero Ebrei tementi di D-O e ‘completi’ senza aver bisogno di studiare la Torà e la Chassidùt, dopo che D-O ha rivelato gli aspetti nascosti della Torà nelle ultime generzioni, ciò di per sé rappresenta una prova del fatto che Egli desidera che noi li studiamo. Nelle nostre generazioni non ci si può più accontentare dello studio della Torà rivelata, ma è richiesto ad ognuno di noi di elevarci ad un livello più alto di santità e di studiare anche la Chassidùt, gli aspetti più profondi della Torà.

Fuoco scuro e chiaro
Anche questo fatto è alluso dal candelabro. Nella fiamma del lume vi è il fuoco scuro, vicino allo stoppino, e vi è il fuoco chiaro, che si spinge in alto. Così è anche per la Torà di D-O: vi è la Torà rivelata (il fuoco scuro), che si collega alle cose materiali, e vi è la parte più interiore e profonda della Torà (il fuoco chiaro), che si occupa del Divino nei suoi aspetti più elevati. Per essere un lume completo, bisogna illuminare con la doppia luce: la luce della Torà rivelata e la luce della parte interiore della Torà. Lo studio della Chassidùt dà la forza e il coraggio di superare le prove dei nostri giorni e infonde vitalità nello studio della Torà rivelata e nell’adempimento dei precetti.

(Da Likutèi Sichòt, vol. 2, pag. 318)

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