Anche nel deserto, noi erigiamo un Santuario a D-O Pubblicato il 2 Giugno, 2024
D-O non ha limitato le forze della santità, legandole solo a determinate condizioni. In ogni luogo dove un Ebreo arrivi, sia esso un deserto materiale o spirituale, egli ha tutta la forza e la capacità necessarie ad erigere un Santuario a D-O.
Nel deserto del Sinai (Bemidbàr 1:1)
Molti sono i luoghi al mondo che possono essere considerati come un deserto desolato, rispetto a tutto ciò che riguarda l’Ebraismo e la santità. Si tratta di tutti quei posti in cui non esistono istituzioni che si occupano dell’insegnamento della Torà e della diffusione dell’Ebraismo in modo corretto, dove è difficile trovare cibo kashèr, dove lo spirito dominante non è certo quello della Torà e della santità. Per tutto ciò che riguarda gli aspetti materiali, tali posti possono offrire tutte le possibilità e tutti gli agi, ma per quanto riguarda la spiritualità essi sono come un ‘deserto desolato’. Un Ebreo che si trova a vivere in un posto simile potrebbe essere portato a pensare che, in tali condizioni, non gli sarà possibile mantenere uno stile di vita ebraico spiritualmente appropriato ed autentico. Egli potrebbe allora cominciare a scendere a compromessi su alcuni aspetti che gli sembrano tutto sommato ‘permessi’ in senso spirituale, finché, piano piano, si ritroverà a rinunciare ad aspetti assolutamente fondamentali, senza i quali un Ebreo non può esistere veramente. La sua sensazione è: “Qui le cose sono diverse. In questo posto non è possibile comportarsi come si fa in un vero ambiente di Torà.”
Nel cuore del deserto
Studiando la parashà Bemidbàr, noi comprendiamo tuttavia quanto un simile modo di vedere le cose sia inappropriato. La parashà racconta di come venissero suddivisi, tra le famiglie dei Leviti, i compiti che riguardavano il trasporto del Santuario e dei suoi arredi. La Torà descrive la modalità degli spostamenti degli Ebrei nel deserto e come il Santuario venisse eretto ogni volta, in ogni luogo dove essi si accampassero. Se ci soffermiamo a pensare a ciò, ci coglie una grande meraviglia: tutto ciò non accadeva forse proprio nel posto più desolato, nel nulla, nel cuore stesso del deserto!? Come può essere che, nella desolazione del deserto, nel luogo che non è adatto alla vita e dove certamente nulla ci ricorda l’Ebraismo e la santità, gli Ebrei trasportassero il Santuario in tutti i loro spostamenti e, immediatamente al loro arrivo, qualsiasi fosse il posto del loro accamparsi, lo erigessero subito, trasformando quel posto in un luogo santo, adatto a servire D-O?!
La santità non è limitata
Ciò che ci insegna la Torà, è che D-O non ha limitato le forze della santità, legandole solo a determinate condizioni. In ogni luogo dove un Ebreo arrivi, sia esso un deserto materiale o spirituale, egli ha tutta la forza e la capacità necessarie ad erigere un Santuario a D-O, a santificare il luogo e a diffondere tutto intorno la luce della Torà e della santità. Tutto ciò che egli deve fare, è permettere alla luce di santità che è in lui, alla propria anima Divina, di guidarlo e di illuminare la strada davanti a lui. Egli vedrà allora come tutto ciò che disturba, tutti gli ostacoli spariranno davanti a lui, fino a che egli arriverà alla ‘Terra d’Israele’, al luogo della santità.
La forza della donna
Il concetto che noi apprendiamo dalla costruzione del Santuario nel deserto, nonostante riguardi tutti i membri del popolo Ebraico, è particolarmente attinente alle donne. Anche al tempo della costruzione del Santuario, le donne d’Israele furono chiamate ed accorsero per prime, antecedendo gli uomini, cosa che mostra il rapporto particolare che le lega a ciò che riguarda la costruzione di un Santuario a D-O. Le donne d’Israele, in quanto coloro cui è affidata l’educazione delle generazioni successive e l’impronta stessa della famiglia ebraica, essendone esse il centro e il fondamento, hanno in particolare il compito di impiantare le basi ebraiche in qualsiasi luogo la loro famiglia si sia insediata. Le donne sono coloro alle quali sono state date forze particolari per affrontare le influenze dell’ambiente, con il loro compito di fondare la loro casa sulle basi dell’Ebraismo e di educare i loro figli secondo la tradizione.
(Likutèi Sichòt vol. 2, pag. 296)