Andiamo nelle vie del Creatore Pubblicato il 21 Settembre, 2024
Come si può pensare che l’uomo possa cercare di assomigliare al suo Creatore, e quanto più ad andare nella Sua via? Questo è possibile grazie all’anima che c’è in ogni Ebreo, che è una parte di D-O Stesso.
“E procederai nelle Sue vie” (Devarìm 28:9)
Nella parashà Ki Tavò compare un precetto particolare: “E procederai nelle Sue vie”. Il Santo, benedetto Egli sia, comanda all’uomo di andare nelle vie di D-O. Così ci spiega il Rambam: “Siamo stati comandati di assomigliarci a Colui che va benedetto, per quanto possiamo”. Come può l’uomo assomigliarsi a D-O? Ci dice allora il Rambam: “Come il Santo, benedetto Egli sia, viene chiamato misericordioso, anche tu sii misericordioso; come il Santo, benedetto Egli sia, viene chiamato pietoso, anche tu sii pietoso” (Sefer haMizvòt, mizvà 8). Ecco quindi che, secondo la Torà, D-O è misericordioso e pietoso, è benefico e visita i malati, e all’uomo è richiesto di adottare questi stessi attributi e di procedere nelle vie di D-O.
Nella giusta misura
Ma se questa è l’intenzione del comando, sembrerebbe esserci qui una ripetizione, dato che tutti questi attributi sono compresi nel comando “E amerai il tuo prossimo come te stesso”. Oltre a questo comando generale, vi sono nella Torà molti precetti che riguardano atti di beneficenza e altro. Perché allora abbiamo bisogno di un ulteriore comando, nella veste di “E procederai nelle Sue vie”? Dobbiamo dire che qui, D-O ci indica il modo nel quale vanno compiuti questi precetti. Noi dobbiamo compierli in modo simile a come Egli Stesso li compie e con l’intenzione di somigliarci a Lui. Quando l’Ebreo si ricorda del fatto di compiere tutti questi precetti con l’intenzione di somigliare a D-O, è garantito che li farà nel modo giusto e nella giusta misura.
Senza estremizzazioni
In tutti i precetti che hanno a che fare con gli attributi del cuore c’è un pericolo, poiché l’emotività porta facilmente l’uomo a estremizzare. Persino le emozioni positive, come la compassione e il desiderio di aiutare il prossimo possono produrre danni, quando esse superano la giusta misura. L’uomo che agisce, seguendo solo le tendenze del proprio cuore, può facilmente sbagliare. La via giusta è quella che il Rambam chiama ‘la via di mezzo’, ed è anche chiamata ‘la via di D-O’. L’uomo che ricorda costantemente di doversi assomigliare a D-O e di compiere i precetti che riguardano l’uomo verso il suo prossimo, per il fatto che questa è la ‘via di D-O’ – li compirà senza emotività soggettiva, ma ragionando e valutando, e allora farà la cosa giusta, nella misura giusta.
Per merito dell’anima
E qui si pone la domanda: come si può pensare che l’uomo possa cercare di assomigliare al suo Creatore, e quanto più ad andare nella Sua via? Questo è possibile grazie all’anima che c’è in ogni Ebreo. Quest’anima è una parte di D-O Stesso, e da essa l’Ebreo riceve le forze per assomigliarsi a D-O. L’Ebreo deve risvegliare e rivelare l’essenza della sua anima, ed allora arriverà alle forze Divine e infinite che si celano dentro di lui. Con l’aiuto di queste forze, potrà arrivare a procedere veramente nelle Sue vie, e non solo camminare nelle Sue vie, ma salire ed elevarsi ‘di forza in forza’, elevazione dopo elevazione, fino a un grado incomparabilmente più alto di quello a cui si trovava prima, e fino all’elevazione della Redenzione vera e completa, con il nostro Giusto Moshiach.
(Da Likutèi Sichòt vol. 34, pag. 153)