“Bechukkotài”, come lettere scolpite. Pubblicato il 28 Maggio, 2024
Materia e spirito sono un'unica cosa, come sarà evidente nella Gheulà. La via per rivelare ciò, è vivere la Torà ed i suoi statuti in modo da esserne compenetrati in un'unione inscindibile, come le lettere scolpite formano un tutt'uno con la pietra stessa.
“Se seguirete i Miei Decreti ed osserverete i Miei precetti mettendoli in pratica, allora Io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà il suo prodotto e l’albero della campagna il suo frutto. Per voi la trebbiatura durerà fino alla vendemmia e la vendemmia fino alla semina, mangerete il vostro pane a sazietà e vivrete tranquilli nella vostra terra.” (Levitico 26, 3-5). La ricompensa che HaShem promette qui, allude già al tempo di Moshiach, quando anche “l’albero della campagna”, e cioè non quello da frutto, “darà il suo frutto”. Si dice che nel tempo di Moshiach, nello stesso giorno in cui si seminerà, l’albero darà i suoi frutti, che la donna partorirà sei figli alla volta e i chicchi di grano saranno grandi come datteri. Chiede allora il Rebbe: è scritto che con Moshiach non ci sarà più né fame, né guerra, né invidia, né competizione, che di tutto vi sarà abbondanza e che ci si occuperà solo di studiare la Torà. Se così, se ci occuperemo solo di conoscere HaShem, quale importanza avrà l’abbondanza materiale?
Una risposta che normalmente viene data è che tutta l’abbondanza non sarà un premio, ma la condizione necessaria per il lavoro. Il Rebbe, però, non considera soddisfacente questa risposta. In questo caso, infatti, a cosa servirebbe una abbondanza così eclatante? Il fatto che tutto sarà così abbondante, come la polvere, vuol dire anche, che avrà l’importanza della polvere. La spiegazione, quindi, va cercata altrove.
L’Admòr haZakèn (il primo Rebbe di Lubàvich) spiega che l’espressione “Bechukkotài” (nei Miei Decreti) viene dalla radice Ebraica che significa ‘scolpire’. Questa interpretazione ci vuole insegnare, che la Torà e i suoi decreti devono essere scolpiti nell’Ebreo, in modo da diventare una cosa sola con lui. Nella nostra preghiera del mattino, noi diciamo “Elokài, neshamà she natàta bì…” – “Mio Signore, l’anima che hai dato ‘in me’ (bì)…” Chi è questo “bì”? Il corpo, l’”anima animale”. L’anima, cioè, entra in questo “contenitore”. Vi è quindi una parte spirituale ed una parte materiale.
Quando si dice ‘studiare la Torà come lettere scolpite’, cosa si intende? Le lettere scritte sulla pergamena compongono l’unione di due entità: l’inchiostro e la pergamena stessa. Le lettere scolpite, invece, formano un tutt’unico con la pietra stessa, un’unità semplice e non composta, inscindibile. Quando studiamo la Torà, come lettere scritte, l’uomo e la Torà restano due entità separate, anche se in quel momento in contatto. A questo livello, spirito e materia sono due. L’Ebreo, allora può studiare per ore, ma poi, quando dorme o quando mangia, la Torà alla quale si era legato, non è più con lui, non è più riconoscibile. Quando, invece, la materialità dell’Ebreo è compenetrata dalla Torà, allora si tratta di studio della Torà come lettere scolpite. La separazione fra spirito e materia smette di esistere, e la loro condizione essenziale di unità unica, si rivela.
Il progressivo assottigliarsi di questa separazione fra spirito e materia caratterizza ed accompagna il processo, che ci conduce alla Gheulà vera e completa. L’inizio di questo processo, il Popolo Ebraico l’ha visto con il Matàn Torà. Allora, HaShem annullò il decreto, che stabiliva una netta e completa divisione fra materia e spirito. Più ci avviciniamo al tempo di Moshiach, più è rapido il processo di dissolvimento di questa barriera fino a che, alla fine, materia e spirito riveleranno la loro vera e completa unità. I risultati di questo processo sono percepibili, e si manifestano col sempre maggiore abbreviarsi del tempo, che passa fra un’azione spirituale ed una conseguenza materiale. Un tempo, quando i Chassìdim dell’Admòr haZakèn, andavano a chiedergli una benedizione, il Rebbe non chiedeva loro, come condizione necessaria al suo compimento, di controllare, ad esempio, i loro tefillìn o le loro mezuzòt. Una volta, infatti, era possibile che in una casa ci fosse un malato e le mezuzòt fossero a posto, o il contrario. La separazione fra le due sfere era ancora così spessa, da non permettere una loro diretta ed immediata correlazione. Oggi, anche nel mondo materiale, tutti i tempi si sono accorciati (aereo, fax, internet, ecc.), per cui l’intervallo che passa tra l’inizio dell’azione ed il suo risultato è infinitamente più corto. Tutto ciò è una diretta conseguenza di questo assottigliarsi della barriera fra spirito e materia. Oggi, quindi, è possibile vedere come ogni azione spirituale abbia una sua quasi immediata ripercussione sul mondo materiale, mentre ogni azione materiale ha una sua immediata influenza su quello spirituale.
Quando noi studiamo la Torà, come lettere scolpite, annulliamo la barriera e permettiamo alla spiritualità di penetrare nella nostra vita materiale. In conseguenza di ciò, anche HaShem fa lo stesso ed allora…nello stesso giorno in cui si seminerà, si raccoglierà! Più noi investiamo nel collegamento fra la nostra spiritualità e la nostra materialità, più HaShem rivelerà la loro unità.
Torniamo ora alla nostra domanda: perché al tempo di Moshiach, ci sarà così tanta abbondanza materiale, se ciò non avrà più valore ed importanza per l’uomo? La risposta ora appare chiara. Si tratterà, infatti, semplicemente di una diretta conseguenza del rivelarsi dell’unità di spirito e materia, cosicché all’immensa ricchezza spirituale, che caratterizzerà la Gheulà, non potrà non corrispondere una immensa ricchezza materiale. Che noi possiamo vedere la rivelazione di tutto ciò, oggi, subito, con il nostro Giusto Moshiach!
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