Bil’am confuta la pretesa di Lavàn Pubblicato il 18 Luglio, 2024

Non c’è nessuna ragione per cui la vita materiale si possa frapporre tra l’Ebreo e D-O, in modo da separarli. Quando le occupazioni pratiche sono fatte con intenzione pura, per fare di questo mondo una dimora per D-O, non vi è in ciò alcuna discesa in senso spirituale. Anzi, al contrario, si tratta di una elevazione!

BalàkL’origine del popolo Ebraico
La parashà Balàk racconta la storia di Bil’am figlio di Be’or, profeta delle nazioni del mondo, che fu costretto suo malgrado a benedire Israele. Una delle cose che disse fu: “Sì, dalla cima delle rupi lo vedo e dalle colline lo miro” (Bemidbàr 23:9). L’interpretazione dei nostri Saggi è che le “rupi” alludono ai patriarchi, e le “colline” alle matriarche. Con queste parole, Bil’am riconosce che il popolo Ebraico ha origine dai tre patriarchi e dalle quattro matriarche. La Ghemarà dice che Bil’am era un discendente di Lavàn l’Aramèo. Con la sua profezia, Bil’am annullò ciò che Lavàn aveva reclamato presso Yacov: “Le figlie sono le mie figlie, i figli sono i miei figli” (Bereshìt 31:43). Lavàn pretendeva che i Figli d’Israele appartenessero a lui. Per questo fu necessario che un suo stesso discendente fosse costretto ad ammettere che il popolo d’Israele ha origine soltanto ed esclusivamente dai patriarchi e dalle matriarche.

Chi è il padrone?
Il fatto stesso che la Torà riporti la pretesa di Lavàn, e la sua confutazione, prova che essa ha una qualche base. Sta a noi perciò capire cosa vi sia dietro. Lavàn simboleggia il mondo materiale, che si oppone al mondo della santità. Lavàn rivendica la sua padronanza sull’Ebreo, che deve occuparsi di cose materiali. Egli dice infatti: ‘Fino a che tu vivi qui, in questo mondo, e devi venire in contatto con il mondo materiale e le sue necessità, tu sei mio. Fai queste cose come io ti insegno e ti guido. Lo so – egli aggiunge – che tu pensi che questa discesa sia solamente temporanea, allo scopo di purificare il mondo materiale e illuminarlo con la luce Divina. Tutto ciò va benissimo. Ma di fatto, nella pratica, tu ti trovi qui e ti devi occupare di cose vili ed inferiori, e mentre lo fai, sei separato da D-O, che tu lo voglia o no. Stando così le cose – tu sei mio!’

Non vi è alcuna mancanza di collegamento
Questa pretesa può sembrare ben fondata, ed è per questo che la Torà la riporta. Ma la Torà riporta anche le parole di Bil’am, che annullarono completamente questa pretesa. Bil’am attribuì la discendenza del popolo d’Israele ai patriarchi e alle matriarche, e in ciò si cela la risposta vincente alla pretesa di Lavàn. I santi Patriarchi simboleggiarono la forza che l’Ebreo ha di essere attaccato a D-O, anche quando è occupato in cose materiali e prosaiche. In tutte le loro azioni ed in tutte le loro vie, i patriarchi si annullarono completamente davanti a D-O, e furono come uno strumento nelle Sue mani (un ‘cocchio’ per la Presenza Divina). Anche quando si occuparono della purificazione di questo mondo, non persero neppure per un momento il legame che li univa a D-O, e il mondo materiale non ebbe alcun dominio su di loro.

Non è una discesa
Questa forza i patriarchi l’hanno trasmessa in eredità ad ogni Ebreo. Non c’è nessuna ragione per cui la vita materiale si possa frapporre tra l’Ebreo e D-O, in modo da separarli. Quando le occupazioni pratiche, come mangiare, bere, dormire o lavorare per il proprio sostentamento, sono fatte con intenzione pura, per fare di questo mondo una dimora per D-O, non vi è in ciò alcuna discesa in senso spirituale. Anzi, al contrario, si tratta di una elevazione! Quando un Ebreo sa di occuparsi delle cose del mondo per purificarle ed introdurre in esse santità, egli agisce come inviato di D-O, cosa che lo rende allo stesso istante completamente legato a Lui ed alla Sua volontà. In questo modo egli svolge la sua grande missione: “Fare una dimora per D-O benedetto nei mondi inferiori”.

(Da Likutèi Sichòt vol. 2, pag. 340)

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