Come aspettare l’amico più caro Pubblicato il 9 Giugno, 2024
Quando al popolo Ebraico fu detto che al termine di cinquanta giorni avrebbero ricevuto la Torà, essi contarono con gioia ogni giorno che passava.
Tutte le festività Ebraiche hanno una loro data stabilita sul calendario, tranne Shavuòt, che è fissata al termine del conto delle sette settimane (Sfiràt haOmer). Il precetto è quello di contare, da Pèsach, ogni giorno per 49 giorni, e celebrare la festa di Shavuòt il cinquantesimo giorno. I nostri Saggi spiegano che, quando al popolo Ebraico fu detto che al termine di cinquanta giorni avrebbero ricevuto la Torà, essi contarono con gioia ogni giorno che passava, e proprio questa loro espressione di amore per la Torà fece sì che questo conto venisse fissato per le generazioni. Secondo il Rambam ciò è paragonabile a qualcuno che aspetta l’arrivo del suo più caro e fedele amico; egli conterà allora i giorni e le ore. Vi è però anche un’altra spiegazione: a Shavuòt non è stata attribuita una data per farci sapere che la Torà riguarda tutti i giorni dell’anno e non un solo giorno specifico. A differenza delle altre feste, come Succòt, al termine della quale noi mettiamo via la succà per l’anno seguente, o Chanukkà, quando il candelabro viene messo via per l’anno seguente, nulla viene messo via, al termine di Shavuòt! La Torà deve essere studiata ogni giorno dell’anno, ed è per questo che la Torà non le assegna una data specifica. Il nostro compito è quello di studiare la Torà ad ogni momento libero.