Come ricevere la rivelazione Divina Pubblicato il 25 Gennaio, 2024

Noi ci prepariamo oggi a ricevere, con la Gheulà vera e completa, una nuova Torà, ossia la rivelazione di tutti i segreti più profondi della Torà, che fino ad ora sono rimasti nascosti. Nel numero undici è racchiusa l'essenza di questo livello così elevato.

 

 

Rivelare l’”undici”

La parashà di Beshallàch e quella di Itrò hanno un fattore in comune: esse sono entrambe una preparazione al Matàn Torà. L’avvenimento principale della parashà di Beshallàch, l’apertura del Mar Rosso, costituisce il completamento dell’uscita dall’Egitto, con l’annientamento di ogni traccia degli Egiziani e della minaccia da loro rappresentata, e tutto ciò, per arrivare al Matàn Torà, come è detto: “Quando porterai fuori il popolo dall’Egitto, voi servirete il Signore su questo monte.” D’altro canto, nella parashà di Itrò, dove si arriva al Matàn Torà stesso, si racconta della dichiarazione di Itrò: “Ora, io mi rendo conto che l’Eterno è più grande di tutte le divinità”. La sottomissione a D-O di uno dei principali sacerdoti dell’idolatria, completò la necessaria preparazione del mondo, in vista del Matàn Torà. Per allusione, si può vedere anche la preparazione alla “Torà chadashà” (la ‘nuova Torà’, ovvero l’interiorità della Torà con tutti i suoi segreti) che si rivelerà nella Gheulà: la ‘cantica del mare’, infatti, si conclude con l’affermazione – “D-O regnerà in eterno”! E ciò si rivelerà, nella sua completezza, nella Gheulà. Anche la guerra contro Amalèk avrà la sua fine soltanto con l’avvento di Moshiach, quando il ricordo di Amalèk verrà definitivamente cancellato. Tutte queste fasi di preparazione iniziano, di fatto, con l’uscita dall’Egitto. È necessario, quindi, comprendere bene cosa accadde allora. Secondo il Midràsh, la distanza che separava l’Egitto dalla terra d’Israele comportava solo undici tappe, mentre, di fatto, il popolo d’Israele restò per quarant’anni nel deserto, fino a che potè raggiungere la sua destinazione! Il motivo più profondo di ciò, è che l’undici rappresenta un numero al di sopra della natura (simbolizzata dal numero dieci), il livello del Divino, che trascende il mondo. Perché i Figli d’Israele potessero afferrare, comprendere ed interiorizzare anche un simile livello, quello dell’Essenza stessa del Creatore, furono necessari 40 anni, come dice la mishnà – “L’età di quarant’anni è per la comprensione”.

Una parashà di preparazione alla “Torà nuova”

La via che porta a percepire e ad interiorizzare il livello dell’”undici”, che indica l’Essenza Stessa di D-O, non è per nulla semplice. Per fare ciò, fu necessario attraversare il deserto, che rappresenta il luogo dell’impurità e delle klipòt, trovare le scintille di santità, che vi erano ‘cadute’, purificarle ed elevarle alla santità, per quarant’anni. Queste scintille sono le più elevate, più elevate persino dei Dieci Comandamenti e di tutta la Torà e le mizvòt, poiché la loro origine è al livello dell’”undici“. Attraverso la loro purificazione ed elevazione alla santità, il livello dell’”undici” viene attratto e fatto discendere anche a livello del popolo d’Israele. In questo modo, si prepara il terreno per la rivelazione della ‘Torà nuova’, nella Gheulà. Col Matàn Torà, vennero rivelati i Dieci Comandamenti, mentre l’”undici” rimase in uno stato di occultamento. Nella Gheulà completa, invece, si rivelerà un livello di Divinità, che va completamente al di là dei limiti del mondo: l’aspetto più interiore della Torà, fino all’Essenza Stessa del Santo, benedetto Egli sia. Col Matàn Torà, la preparazione a ciò, ebbe solo il suo inizio, mentre il completamento viene realizzato con il lavoro di purificazione del mondo, che si compie oggi, nel tempo dell’esilio.

L’11 di Shvàt
Il livello dell’”undici” è collegato in particolare al mese di Shvàt, l’undicesimo mese, a partire da Nissàn (il primo dei mesi). In questo mese, poi, nella nostra generazione, l’undicesimo giorno ha una qualità speciale: esso segue il dieci di Shvàt, giorno della dipartita del Rebbe Precedente, il Rebbe Rayàz, giorno in cui vi è un’elevazione della sua anima e di tutte le sue opere, con una diretta influenza su tutta la generazione, essendo egli il ‘leader della generazione’. Di per se stesso, l’undici di Shvàt rappresenta il giorno dell’inizio ufficiale della guida del Rebbe, giorno in cui il livello dell’”undici” si trova in modo rivelato sia in relazione al giorno, sia in relazione al mese. La completezza di questi giorni riguarda proprio quest’anno, il 5752 (anno in cui fu pronunciato questo discorso), essendo trascorsi 42 anni dalla dipartita del Rebbe Precedente, in corrispondenza alle 42 tappe, che il popolo d’Israele percorse nel deserto, ed ora siamo ormai pronti ad arrivare e ad entrare nella Terra d’Israele, nella Gheulà vera e completa.

(Dai discorsi di giovedì, parashà Beshalàch, 11 Shvàt e Shabàt parashà Beshalàch, Shabàt Shirà, 13 Shvàt 5752)

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