Cosa volle, di fatto, Korach? Pubblicato il 2 Luglio, 2024

L’intenzione e l’adempimento pratico dei precetti sono di fatto una cosa sola, come il corpo e l’anima che si fondono insieme a formare un’entità unica.

“Perché vi siete elevati al disopra dell’assemblea dell’Eterno?” (Bemidbàr 16:3)
L’accesa contesa di Korach contro Moshè Rabèinu si svolse (in ordine temporale) dopo la storia delle ‘spie’ (parashà Shelàch). Si può dire, quindi, che fu proprio il modo in cui si concluse la vicenda delle ‘spie’ a suscitare l’opposizione di Korach nei confronti di Moshè. Non si vede, infatti, alcun altro motivo atto a provocare tale reazione, proprio in quel momento. Se fosse stata la trasmissione del sacerdozio ad Aharòn ed ai suoi figli a provocare Korach, sappiamo che la cosa accadde più di un anno prima. E se la causa scatenante che ferì Korach fosse stata la nomina di Elifaz ben Uzièl a capo dei figli di Kehàt, vediamo che anche questo fatto ebbe luogo diversi mesi prima. Per questo appare più plausibile dire che, nonostante questi fatti abbiano comportato un accumulo di amarezza nel suo cuore, la decisione di opporsi apertamente a Moshè avvenne dopo la vicenda delle ‘spie’.

Qual’è la cosa essenziale?
La tesi sostenuta dalle ‘spie’ fu che, per essere vicini a D-O, fosse meglio restare nel deserto e non entrare nella Terra d’Israele, dove il doversi occupare delle necessità della vita materiale avrebbe ostacolato l’attaccamento puro a D-O. Come risposta, Moshè Rabèinu disse loro che la cosa essenziale non è tanto l’attaccamento spirituale a D-O, quanto piuttosto l’azione pratica: la cosa più importante è il compimento dei precetti nella pratica, e questo può avvenire solo nella Terra d’Israele. Fu proprio questa risposta di Moshè a spingere Korach a mettersi in aperta contesa contro di lui. Korach sapeva che, per quel che riguarda lo studio della Torà ed il grado di spiritualità, Moshè e Aharon HaCohen si trovavano ad un livello molto più alto di ogni altra persona. Egli sapeva che Moshè Rabèinu aveva ricevuto la Torà dalla bocca di D-O Stesso, e che Aharòn HaCohen fu il primo a riceverla da Moshè. Ma non era su questo che egli aveva da ridire.

Gli stessi tefillìn
Il fatto è che, all’improvviso, egli sentì dire da Moshè che l’attaccamento a D-O ed il livello spirituale non sono la cosa essenziale; l’essenziale è l’azione. E fu allora che Korach ribatté, “perché voi vi siete elevati”? Se la cosa più importante è l’azione, voi, io e tutti gli Ebrei, persino quelli più semplici, mettiamo gli stessi tefillìn e compiamo gli stessi precetti! In cosa siete superiori a noi, riguardo all’adempimento dei precetti?! Fu questa la protesta di Korach, ed in questo egli si sbagliò, come si sbagliarono le ‘spie’. Sia l’errore di Korach che quello delle ‘spie’ derivò da un’ottica estremizzata e unilaterale delle cose, senza comprendere la loro complessità ed il combinarsi dei loro elementi. Le ‘spie’ hanno trasformato l’attaccamento a D-O, l’aspetto puramente spirituale, nella cosa essenziale, mentre Korach vide nell’adempimento pratico lo scopo di tutto. Le ‘spie’ non diedero valore all’adempimento pratico dei precetti, mentre Korach negò l’importanza dell’intenzione e dell’attaccamento spirituale a D-O.

È necessario combinare insieme le cose
La verità è che D-O vuole tutte e due le cose, insieme: anche l’intenzione ed anche l’adempimento pratico dei precetti; anche il legame spirituale fra l’uomo e il suo Creatore, ed anche la cura nei minimi dettagli nella messa in atto dei precetti. Questi due aspetti sono di fatto una cosa sola, come il corpo e l’anima che si fondono insieme a formare un’entità unica. Le ‘spie’ non compresero che tutto il valore dell’attaccamento spirituale a D-O si realizza solo quando esso accompagna l’attuazione pratica dei precetti; il peccato di Korach, al contrario, derivò dal fatto che egli non comprese che “un precetto senza intenzione è come un corpo senza l’anima”, e che anche l’intenzione, l’emozione ed il collegamento spirituale fra l’uomo e D-O, sono parte essenziale dei precetti.
(Da Likutèi Sichòt, vol. 4, pag. 1048)

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