Costruire una barriera di protezione Pubblicato il 11 Settembre, 2024
Un Ebreo non deve accontentarsi solo di servire D-O egli stesso, ma deve costruire un ‘edificio’ per D-O, influenzando il proprio ambiente, così che anch’esso sia permeato di Ebraismo. Ad ogni Ebreo è affidata una porzione di mondo che è suo compito purificare, elevare e rendere ‘nuova’, trasformandola in una dimora per D-O. Egli non può fare solo affidamento sul servizio spirituale delle generazioni passate, né su quello degli altri Ebrei della propria generazione. È suo compito ‘edificare’ la sua porzione di mondo.
Contro l’egoismo e la presunzione
Nella parashà Ki Tezè è scritto: “Quando costruirai una casa nuova, farai una protezione attorno al tuo tetto e non sarai causa di spargimento di sangue in casa tua se uno cadendo dovesse precipitare da esso” (Devarìm 22:8). In termini spirituali, il verso può essere compreso come segue. Il tetto, la parte più alta della casa, proprio per la sua posizione di ‘superiorità’, richiama il concetto di egoismo e presunzione. Mettere una barriera di protezione intorno al proprio tetto, vuol dire che bisogna mettere un confine, un limite a questo tratto indesiderabile. Ciò va fatto, poiché qualcuno potrebbe ‘cadere’, dato che l’egoismo e la presunzione sono la radice di ogni caduta spirituale e da essi derivano tutte le caratteristiche negative della persona.
Preoccuparsi degli altri
Una barriera di protezione intorno ad un tetto viene disposta non tanto per la propria salvaguardia, quanto per proteggere gli altri dal cadere. Lo stesso vale anche a livello spirituale. Mettere una barriera di protezione attorno all’egoismo ed alla presunzione di una persona è importante non solo perché ciò la salvaguarda da questi tratti negativi, ma garantisce anche che il proprio ego e la propria presunzione non portino alla caduta spirituale di un altro Ebreo. Quando una persona opera per avvicinare un altro Ebreo a D-O tramite l’osservanza dei precetti, e impegnarsi in ciò lo fa sentire importante, riempiendolo di vanità, non solo egli si troverà in uno stato di difetto rispetto al proprio servizio spirituale, ma rischierà anche di provocare una caduta spirituale della persona a cui cerca di trasmettere il suo insegnamento. Il fatto che un Ebreo debba cercare il benessere spirituale degli altri Ebrei risulta anch’esso dal verso: “Quando costruirai una casa nuova …”. Esso implica infatti che un Ebreo non deve accontentarsi solo di servire D-O egli stesso, ma deve costruire un ‘edificio’ per D-O, influenzando il proprio ambiente, così che anch’esso sia permeato di Ebraismo. Quando un uomo parla ad un altro in completa verità e sincerità, senza alcun interesse personale né bisogno di auto-gratificazione, egli potrà allora essere sicuro che le sue parole toccheranno il cuore dell’altro e otterranno l’effetto desiderato. Se invece le sue parole saranno contaminate dall’egoismo e dalla presunzione, esse non impediranno solo la possibilità di avvicinare l’altro all’Ebraismo, ma potranno addirittura produrre l’effetto contrario. La sua presunzione potrebbe indurre chi lo ascolta ad allontanarsi ancora di più dall’Ebraismo, D-O non voglia.
È un nostro compito
A questo punto, però, una persona potrebbe porsi la domanda: sulla base della conoscenza che ha di sé, sapendo di non essere completamente libero dall’egoismo e dalla presunzione, perché dovrebbe imbarcarsi in un’impresa di dubbio successo? Dato che egli non sa se sarà in grado di costruire intorno al proprio ego una barriera sufficiente a proteggere se stesso e i suoi amici da una caduta spirituale, non sarebbe allora meglio non costruire per niente ‘una casa nuova’, né per se stesso né tantomeno per gli altri? Per questo il verso inizia con la benedizione (Tanchùma, citato da Rashi su questo verso 22:8) ed ingiunzione: “Tu costruirai una casa nuova.” Un Ebreo deve e può costruire una casa per D-O, creando un ambiente di Ebraismo. Egli non può contare sugli altri, ma deve costruire lui stesso “una casa nuova”, una casa che sia unicamente sua. Ad ogni Ebreo è affidata una porzione di mondo che è suo compito purificare, elevare e rendere ‘nuova’, trasformandola in una dimora per D-O. Egli non può fare solo affidamento sul servizio spirituale delle generazioni passate, né su quello degli altri Ebrei della propria generazione. È suo compito ‘edificare’ la sua porzione di mondo. Quando un Ebreo ne incontra un altro, si tratta di un evento determinato dalla Divina Provvidenza. Ciò mostra che la purificazione ed elevazione spirituale dell’altro è connessa in qualche modo a lui. Egli è quindi ‘obbligato’ a cercare il miglioramento dell’altro. Perché un altro Ebreo dovrebbe soffrire a causa del suo ego e della sua presunzione? Una barriera di protezione deve essere costruita!
(da Likutèi Sichòt, vol. 24, pag. 137-144)