Dall’occultamento prorompe la rivelazone Pubblicato il 22 Agosto, 2024

“Con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima” (Devarìm 11:13)
Nella parashà Vaetchanàn compare la prima parte del ‘Kriàt Shemà’ (“Shemà Israel”), mentre nella parashà Èkev compare la seconda parte (“Vehaià im shamòa”). In generale, le due parti trattano di un tema simile, e proprio per questo spiccano di più le differenze fra loro. Ecco qui due differenze: 1. Nella porzione “Shemà” ci è ordinato di servire D-O “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze”, mentre nella porzione “Vehaià” il comando è solo di “servirLo con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima, senza ricordare “con tutte le vostre forze”. 2. La porzione “Shemà” contiene solo comandi, mentre nella porzione “Vehaià” sono citati anche la punizione e la ricompensa.

La rivelazione della luce
Una delle spiegazioni in proposito, è che la prima porzione si riferisce al tempo in cui il popolo d’Israele si trova nella Terra d’Israele, mentre la seconda porzione si riferisce al tempo dell’esilio. E così i nostri Saggi interpretano il verso “…e andreste presto perduti da sopra la buona terra” (Devarìm 11:17) – riportato nella seconda porzione – “Anche dopo che sarete stati esiliati, sarete distinti con i precetti” (Rashi Devarìm 11:18). Da qui, la prova che la porzione si riferisce al tempo dell’esilio. Quando il popolo d’Israele si trova nella Terra d’Israele, ciò è simbolo della condizione spirituale elevata del popolo. La Presenza Divina si posa su Israele e vi è una rivelazione Divina. In una simile condizione è possibile pretendere che l’Ebreo serva D-O non solo “con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima”, ma anche “con tutte le tue forze”. Allo stesso modo, in una tale condizione è sufficiente che venga l’ordine in sé, senza dover parlare di punizione e di ricompensa, poiché la santità Divina è manifesta e percepibile.

L’ascondimento e l’occultamento
Quando, invece, il popolo d’Israele è immerso nell’esilio, ciò indica una condizione di ascondimento e di occultamento. La santità Divina non è manifesta e percepibile e vi sono molti ostacoli, difficoltà e ascondimenti. In una simile condizione è difficile arrivare a servire D-O “con tutte le tue forze”. Per questo, nella seconda porzione è detto solo “con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima”. Inoltre, quando non si può percepire visibilmente la santità Divina e vi sono difficoltà e ascondimenti, non basta il solo comando, ma si rendono necessarie cose più concrete, che abbiano un’influenza sulla persona. Perciò in questa porzione si parla anche di ricompensa e di punizione, cose che l’uomo intende bene anche nella sua condizione più bassa.

Nella discesa
Questa differenza fra le due porzioni dello Shemà si esprime anche nell’haftarà sia della parashà Vaetchanàn che della parashà Èkev. Alla parashà Vaetchanàn, che indica la rivelazione Divina, segue l’haftaràNachamù, nachamù”, “Consolate, consolate il Mio popolo, dice il vostro Signore” (Isaia 40:1): D-O, di Sua iniziativa, manda i profeti a consolare i Figli d’Israele. Alla parashà Èkev, che tratta della condizione più bassa, segue l’haftarà che comprende il grido più grande che proviene dal popolo d’Israele: “E Ziòn ha detto: ‘L’Eterno mi ha abbandonato, il mio Signore mi ha dimenticato” (Isaia 49:14). Tuttavia, alla fin fine, è proprio tramite la grande discesa dell’esilio che si arriva all’ascesa più grande. E così dicono i nostri Saggi, che dopo che i Figli d’Israele rifiutano di essere consolati dai profeti, dice loro il Santo, benedetto Egli sia: “Sono Io, sono Io il vostro cosolatore” (Isaia 51:12), con la Redenzione vera e completa, molto presto.

(Da Likutèi Sichòt vol. 9, pag. 79)

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