Due modi di servire D-O Pubblicato il 24 Novembre, 2024

Il Rambam spiega che vi sono in generale due tipi di servizio spirituale: quello di chi desidera fare solo il bene, e quello di chi desidera fare il male, ma vince e sottomette la sua cattiva inclinazione.  

toledot copyYacov ed Essàv
All’inizio della parashà Toledòt, la Torà racconta che, quando Rivka era incinta di Yacov ed Essàv, “i bambini si agitavano dentro di lei”. I nostri Saggi spiegano che, quando erano ancora nel suo grembo, Yacov era spinto verso la santità, mentre Essàv era attratto dall’idolatria. Il comportamento di Essàv è difficile da comprendere. I Patriarchi erano, come dice il Midràsh, “veramente la ‘carrozza’ (Divina)”, che, come spiega l’Admòr HaZakèn, significa che “tutti i loro organi erano completamente santi,” e che “attraverso la loro vita, essi servirono esclusivamente da veicolo per la volontà Divina.” Chiaramente, i loro figli vennero concepiti e messi al mondo in uno stato di totale santità, ed in essi si trovava non solo la “forza dei loro padri”, ma anche la loro essenza. Come è possibile allora che Essàv, figlio di Izchak, fosse spinto in modo innato verso l’idolatria?

Due tipi di servizio
Dal momento che “le azioni dei Patriarchi sono un segno per la loro progenie”, (esse forniscono cioè alla loro progenie la forza e l’ispirazione necessaria ad emulare il loro comportamento), ne deriva che ogni tipo di servizio spirituale che si trova nel popolo Ebraico, si deve poter ritrovare anche, per lo meno come “segno”, nel servizio dei Patriarchi. Il Rambam spiega che vi sono in generale due tipi di servizio spirituale: quello di chi desidera fare solo il bene, e quello di chi desidera fare il male, ma vince e sottomette la sua cattiva inclinazione. Dato che i Patriarchi furono ad un livello spirituale così elevato da desiderare di compiere solo la volontà di D-O, dove possiamo trovare nel loro servizio il “segno” che ispira e dà la forza ai loro discendenti di superare le lusinghe del male? I Patriarchi stessi non furono mai soggetti a tali tentazioni. Inoltre, anche una persona che sottomette la sua cattiva inclinazione è soltanto tentata dal male, ma non vi soccombe di fatto. Gli Ebrei hanno però anche il servizio del pentimento, con il quale possono rettificare il loro comportamento, se sono di fatto caduti. Ma da dove essi prendono questa forza? Come possiamo trovare i “segni” del pentimento nel comportamento di individui così eccelsi come i nostri Patriarchi?

Tutta la nostra forza ci proviene dai Patriarchi
Nonostante i Patriarchi non abbiano sperimentato conflitti interiori, essi furono comunque confrontati da opposizioni esterne, che si contrapponevano al loro modo di vita, opposizioni che essi dovettero superare. E, anche se sottomettere la propria inclinazione al male possa essere molto più difficile che superare le opposizioni che provengono dall’esterno, in ogni caso il servizio dei Patriarchi a questo riguardo è servito anche da rafforzamento per i loro figli, e ciò per queste ragioni: sottomettendo la propria inclinazione al male, una persona dimostra quanto fortemente essa sia legata a D-O; nonostante essa desideri fare il male, questo desiderio non ostacola la sua volontà di fare solo il bene. Ciò si esprime ancora con più forza nel pentimento. Nonostante la persona abbia di fatto ceduto al male, il suo desiderio più profondo di rimanere attaccato a D-O è così forte, che egli sottomette il proprio male, si pente del suo passato e torna a servire D-O. È in ciò l’ispirazione che noi tutti prendiamo dai nostri Patriarchi: questa forza interiore e la completa unione a D-O, un’unione così solida che niente al mondo può indebolire, ci è trasmessa dai Patriarchi, che furono un ‘veicolo’ per D-O, al punto che era impossibile per loro scindere questa connessione nemmeno per un attimo. Perciò, se anche la “conquista” dei Patriarchi fu rivolta alle forze esterne che si opponevano, la radice di base che permise tali conquiste, e cioè la loro incomparabile unione con D-O, dà la forza ai loro figli di superare non solo il male esteriore, ma anche quello interiore. Questi due tipi di servizio, quello del “giusto completo” e quello di chi “sottomette il male” si rispecchiò anche nei loro figli: Yacov fu un giusto completo, ed Essàv ebbe il compito di sottomettere una tendenza innata al male.
(Likutèi Sichòt, vol. 20, pag. 108 – 112)

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