Emòr Pubblicato il 13 Maggio, 2024
La vera educazione deve portare luce all'altro, in modo che egli stesso possa, poi, diffondere luce a sua volta, una luce di santità, capace di rivelare il Divino nel mondo.
Il commento di Ràshi al primo verso della parashà Emòr – Emòr ve amàrta, lehazhìr gdolìm al haktanìm– si riferisce al raccomandare i ‘grandi’ affinché educhino i ‘piccoli’ su tutte le proibizioni della Torà. Il Rebbe spiega, che questo commento si riferisce al tema dell’educazione dei “grandi sui piccoli”. L’educazione dei piccoli è una cosa fondamentale, poiché da ciò dipende tutto il futuro del Popolo d’Israele, fino alla fine delle generazioni. La parashà Emòr cade sempre nel mese di Iyàr, la cui particolarità è di comprendere in tutti i suoi giorni la mizvà della Sfiràt haOmer (Conto dell’Omer), ed in più, nella parashà stessa viene citata, fra le altre feste e le loro leggi, anche la Sfiràt haOmer. Il significato essenziale di questa mizvà è quello dell’educazione. L’uscita dall’Egitto rappresentò la nascita del Popolo d’Israele, e, come un bambino, da quando nasce, ha bisogno di essere educato, così il Popolo dovette essere educato, per poter ricevere la Torà. Questa fu la Sfiràt haOmer, una preparazione spirituale al Matàn Torà, accompagnata dal risveglio di un desiderio così intenso di riceverla, che portò i Figli d’Israele a contare i giorni che li separavano da essa.
Ogni anno noi contiamo i giorni fa Pèsach e Shavuòt, con lo stesso desiderio ed anelito, poiché ogni anno noi riceviamo di nuovo la Torà, ed ogni anno in un modo nuovo e più elevato, finchè arriveremo al completamento ed al fine di questo processo, quando Moshiach ci rivelerà una Torà nuova e cioè la Torà nella sua vera completezza, con tutti i suoi segreti, che fino ad oggi non avremmo potuto comprendere. L’educazione di cui si parla, va infinitamente più in là della fase iniziale, in cui si danno le fondamenta al piccolo. Non a caso il termine che si riferisce al concetto di educazione è ‘lehazhìr‘ e non ‘lechanèch‘ (educare). ‘Lehazhir‘, infatti, oltre al significato di ‘avvertire’, vuol anche dire ‘illuminare’, poiché questo è il vero compito ed il vero scopo dell’educazione: portare una luce di santità nel mondo, rivelando la luce Divina, che è la vera essenza di ogni Ebreo.
Il ‘grande’ che influenza il ‘piccolo’, lo porta ad elevarsi al punto di essere in grado a sua volta di diffondere la luce della santità. In questo processo, il ‘grande’, nel dare la sua influenza al ‘piccolo’, riceve egli stesso una maggiore possibilità di elevazione e ciò porta ad un aumento di luce, poiché l’atto di collegamento ed unione del ‘grande’ col ‘piccolo’ porta alla rivelazione di una luce, che è al di sopra di tutti e due, al di sopra della divisione, un livello infinitamente più elevato, che li comprende entrambi.
Quando noi contiamo l’Omer, non diciamo: ‘primo giorno dell’Omer‘, ‘secondo giorno’, ‘terzo giorno’, bensì ‘un giorno’, ‘due giorni’, ‘tre giorni’, ecc., per cui nell’ultimo numero sono sempre compresi tutti i precedenti. Ogni livello inferiore è come un ‘piccolo’ da educare, rispetto a quello superiore. Questa ‘educazione’, quindi, riguarda ognuno di noi, nel suo lavoro personale di elevazione interiore, nell’influenza verso i piccoli, nella posizione di Israele rispetto al mondo, nella relazione fra il Popolo d’Israele ed il Santo Benedetto Egli sia, tutto ciò in un’azione unica, che porta al completamento, alla rivelazione della verità, che tutto è Uno, alla preparazione di una dimora, che possa accogliere la rivelazione di D-O nel mondo.
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